Campobasso
Centinaia alla manifestazione regionale. Cgil e Uil criticano il governo ma resta da vedere fin dove si spingeranno. Partecipazione del PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Campobasso del PMLI
La situazione nel Paese è grave. Mentre Meloni, Salvini e compagnia cantando snocciolano successi che esistono solo nelle loro menti, il popolo fa i conti con servizi pubblici insufficienti e potere d’acquisto sempre più debole ”; “con la legge di bilancio si è dato meno della mancia ai nostri pensionati, solo pochi €, mancano i soldi per sanità ed istruzione e, soprattutto, manca un chiaro disegno di rilancio della politica industriale ”; “Salvini, invece di precettare i lavoratori che esercitano il loro diritto allo sciopero, pensa alla drammatica situazione dei trasporti in Molise, invece di viaggiare con i vostri autisti e le auto blu, provate a venire in treno a Campobasso o Termoli ”.
È stato questo il tenore degli interventi degli organizzatori dello sciopero generale in Molise, Cgil e Uil, in una mattinata fredda e piovosa nel capoluogo di regione. Presenti, oltre ad alcune centinaia di manifestanti, pochi volti, e ancor meno bandiere, della politica regionale: oltre a qualche militante di PCI e PRC, le uniche bandiere viste sono state quelle del PMLI, del M5S e del PSI.
I discorsi degli oratori (fra i vari, Paolo De Socio, segretario regionale Cgil, Tecla Boccardo, segretaria Uil regionale, Santo Biondo, segreteria nazionale Uil) sono stati assolutamente prevedibili: non potevano certo, i sindacati, negare o sottacere delle emergenze tanto lampanti, dalla crisi del potere d’acquisto, ai tagli alla spesa pubblica, ai rischi di un conflitto mondiale, al dramma dei femminicidi, ecc. Sono state dette cose, quindi, anche condivisibili ma, che fare ora? Preso atto che nel Paese c’è un larghissimo e variegato fronte che ha ben chiaro che siamo alla mercé di un governo, eletto da una minoranza ed espressione e diretta emanazione dei potentati economici di stampo borghese, cosa vogliono fare i sindacati per contrastare tutto ciò? Era questo il nocciolo della questione, qui ci saremmo aspettati parole che preannunciassero una “chiamata generale alla lotta”. Sicuramente abbiamo ben recepito la rabbia dei sindacalisti, plaudiamo al fatto che è stato detto e ridetto che la situazione, specie (a livello locale) sul fronte occupazionale è molto delicata e che la guardia non va abbassata, siamo rimasti un po’ perplessi. Se da un lato è stato giurato che Cgil e Uil non “staranno a guardare impassibili tutto ciò ”, “dovremo continuare con la mobilitazione, senza farci intimidire dalle precettazioni ”, d’altra parte non condividiamo la solita solfa “il governo deve dialogare con noi, deve ascoltare e capire le nostre regioni ”; segno che ancora c’è fiducia e disponibilità al confronto col governo neofascista Meloni!
Ed è qui che bisogna capirsi: se questo, come è stato pur detto in alcuni passaggi “è un governo pericoloso, forse anche neofascista ”, bene, rilanciamo: cosa si aspetta a chiamare alla lotta dura, alla lotta di classe, le masse lavoratrici, giovanili, femminili, ecologiste, studentesche, dei pensionati? Quando si capirà, completamente, che il tempo del dialogo è finito e che questo governo neofascista va buttato giù con la lotta di piazza?
Non resta che attendere le prossime mosse dei dirigenti nazionali dei maggiori sindacati italiani. Il PMLI a Campobasso si impegna a propagandare la nostra linea antigovernativa, perché cresca e si rafforzi il fronte unito per buttare giù il governo neofascista Meloni, e la nostra linea anticapitalista, cercando di favorire, nelle realtà dove ciò sia possibile, una convergenza fra tutte le forze antigovernative che si richiamano, almeno a livello generale, al socialismo.

4 dicembre 2024