Allarme dei giuslavoristi
Tremila sindacalisti di base indagati o imputati
E il Ddl Sicurezza peggiorerà le cose. Va fermato e con esso il governo neofascista Meloni
Alla vigilia del convegno “Lotta sindacale: diritto o delitto?” organizzato a Piacenza il 22 novembre scorso dall’associazione di giuslavoristi Comma 2 al quale hanno partecipato delegazioni di Usb, Si Cobas, Sudd Cobas, Filt Cgil e il collettivo di fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio (FI), uno studio di avvocatura ha divulgato a Lapresse una stima dei delegati indagati o imputati nell'ambito della loro attività sindacale.
Detto studio, specializzato nella difesa di operai ed esponenti sindacali nel settore del magazzinaggio e trasporto merci, ha rilevato che solo nell'area tra Milano e Piacenza i sindacalisti che hanno procedimenti penali in corso sono circa tremila, oltre i quali se ne stimano almeno altri cinquecento tra Modena e Parma ed altre centinaia ancora in giro per l'Italia. Migliaia di imputati o indagati ai quali si aggiungono altrettanti fogli di via ed ammonimenti che negli ultimi anni sono emessi sempre più spesso a carico dei sindacalisti, colpevoli solo di svolgere il proprio ruolo in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori schiacciati sotto il tallone del capitalismo.
Piacenza, il più importante centro logistico d’Italia, è stato teatro di uno stillicidio di provvedimenti contro i sindacati di base, fino ad arrivare ai noti arresti nel 2022 e alle ultime 19 denunce per reati legati alle proteste del 2023 contro i licenziamenti di 370 lavoratori di un magazzino Leroy Merlin a seguito della delocalizzazione disposta dall'azienda.
Ma nessuna area del territorio sfugge a questa pesante repressione del sindacato, ai cui rappresentanti vengono regolarmente contestati reati come violenza privata e sabotaggio per azioni di protesta comunque di carattere sindacale. Indicativa su una di queste sentenze di condanna, l'aggravante della “suggestione emotiva di una folla in tumulto che inneggia a una forte protesta”, segno evidente che la contestazione – in quel caso proprio all'interno dello stesso magazzino Leroy Merlin – era sostenuta e appoggiata anche dalla clientela solidale con i lavoratori in lotta.
In ogni caso, questa dichiarata caccia al sindacalista di Meloni e Piantedosi già rilevata dai giuslavoristi, è destinata ad ampliarsi e a divenire più aggressiva se non si riuscirà a fermare il Ddl Sicurezza, che introduce nuovi reati quali quello del blocco stradale pacifico e maggiore facilità di utilizzo dei fogli di via e dei daspo. Lo stesso Piantedosi in un’interrogazione alla Camera ha chiarito ad esempio che con i nuovi reati le proteste sindacali che prevedono il blocco delle merci saranno punite anch'esse col penale.
Denunce e indagini che già oggi rappresentano un ovvio deterrente all'azione sindacale più radicale ed hanno un chiaro intento intimidatorio, che tuttavia nella maggior parte dei casi vengono archiviate senza condanne particolari.
Se il Ddl Sicurezza dovesse diventare legge però – e considerati i numeri in parlamento è più che probabile se non lo si contrasta con la piazza – le denunce aumenteranno, così come le condanne. Un male per tutti, ma in particolare per i lavoratori migranti per i quali una denuncia penale può voler dire il mancato rinnovo dei documenti, il non ottenimento della cittadinanza anche ad esempio per un blocco o un picchetto non violento.
Insomma, è chiaro che la repressione fascista del governo Meloni punta dritta contro i lavoratori, a suon di controriforme antipopolari, manovre economiche ingiuste e filopadronali che continuano a togliere ai più poveri per dare ai già ricchi, fino al perseguitare e legare le mani ai loro rappresentanti sindacali.
Una stretta antioperaia in pieno stile mussoliniano, una criminalizzazione del dissenso e della protesta il cui inasprimento può essere fermato soltanto bloccando con la lotta di classe e di piazza di un largo fronte unito il Ddl Sicurezza. Ciò potrebbe essere anche una spallata per far traballare il governo neofascista Meloni che va abbattuto prima che porti a termine il suo obiettivo di cancellare anche le poche libertà democratico-borghesi che sono ancora rimaste in piedi.
4 dicembre 2024