Milano
In 15 mila alla manifestazione provinciale. 2 mila al corteo dei sindacati di base a cui hanno partecipato collettivi studenteschi e comitati. I compagni della Cellula “Mao” diffondono centinaia di volantini e lanciano slogan negli spezzoni della Fiom e della Filcams
Redazione di Milano
Sono 15mila i lavoratori scesi in piazza a Milano venerdì 29 novembre per la manifestazione a carattere provinciale organizzata da CGIL e UIL in occasione dello sciopero generale contro l’antipopolare manovra finanziaria del governo neofascista Meloni.
Il corteo è partito da Largo 11 settembre 2001, imboccando viale Bianca Maria, percorrendo Corso di Porta Vittoria, Via Cavallotti e Corso Europa, concludendosi in piazza San Babila, dove si sono svolti i comizi finali. Si notavano le insegne di PMLI, PRC, CARC, AVS e qualche bandiera del PD. Tra le prevalenti bandiere rosse della CGIL sventolavano anche bandiere della Palestina e della pace.
Contemporaneamente quasi duemila manifestanti hanno preso parte al corteo organizzato dai sindacati di base, con partenza da piazza Fontana e arrivo in piazza della Scala, percorrendo Via Larga, Via Mazzini e passando per Piazza Duomo. Alla manifestazione, oltre ai sindacati da CUB, SGB, AdL, Confederazione Cobas, Sial Cobas, Usi e Si Cobas, hanno preso parte i collettivi studenteschi e i comitati per il diritto all'abitare, all'istruzione e alla sanità pubblica.
Sin dal concentramento, e per tutto il corteo organizzato da CGIL e UIL, compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI hanno diffuso centinaia di volantini riportanti la riproduzione del manifesto del Partito sul tema, con l’aggiunta di un QR-Code che rimanda all’articolo “Viva lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil. Ma la piattaforma è insufficiente e non chiede di abbattere il governo neofascista Meloni” (pubblicato su Il Bolscevico
n. 40).
Lo stesso manifesto è stato portato dai nostri compagni su rosso cartello che ha attirato l’attenzione dei reporter e l’ammirazione di molti manifestanti che lo hanno fotografato o filmato.
A loro agio come pesci rossi nell’acqua, i marxisti-leninisti milanesi sono stati ben accolti negli spezzoni degli operai FIOM e dei lavoratori FILCAMS coinvolgendoli in coro nel lancio degli slogan proposti dal Partito e al canto di Bella Ciao e Fischia il Vento per meglio caratterizzare la manifestazione contro il governo neofascista Meloni, spingendo ben oltre al (ribassato) livello economicista nel quale intendevano limitarla i vertici sindacali confederali.
All'arrivo del corteo in piazza San Babila, il segretario generale della CGIL Milano Luca Stanzione dal palco ha dedicato la giornata a Ramy Elgaml, il 19enne del quartiere Corvetto morto, nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre, sullo scooter su cui viaggiava inseguito dai carabinieri. ''Bisogna scegliere da che parte stare” ossia dalla parte di “quegli immigrati manovali, camerieri, operai, magazzinieri, driver. Tutti padri e madri di elettricisti che sono cresciuti qui, che hanno studiato qui, che vivono, amano e sperano qui. Siamo tutti oggi madri e padri di Ramy'', le parole di Stanzione.
All’altra manifestazione un esponente di AdL Cobas, parlando al comizio finale, ha ricordato ''Ramy, ammazzato dai carabinieri. Sindaco Sala, vergogna! Vergogna perché le nostre sono periferie abbandonate, sono volutamente dei ghetti dove non c'è niente, dove l'economia di guerra colpisce più forte che altrove, perché i tagli che vengono fatti nelle scuole delle periferie sono dolorosi''.
Nei comizi finali sono intervenuti diversi rappresentanti sindacali che hanno testimoniato le specifiche lotte in corso in difesa del posto di lavoro e denunciato le condizioni di precariato e ricatto padronale, di crescente povertà dovuta ai bassi salari (a fronte dell’aumentare del costo della vita e del mancato rinnovo dei CCNL), di mancanza di sicurezza sul lavoro, di tagli e smantellamento della sanità pubblica. Molti interventi hanno condannato la precettazione imposta ai lavoratori dei trasporti nazionali e locali da parte del fascioleghista Salvini, stigmatizzandone le motivazioni dato che i veri e costanti disagi a passeggeri e pendolari non dipendono dagli scioperi, bensì dalle privatizzazioni, dal ricorso agli appalti a ribasso e ai tagli alle manutenzioni che sono ormai la consuetudine.
Alla piazza arrivavano inoltre i primi dati sulle adesioni allo sciopero a Milano e dintorni che sono risultate alte e al di sopra della norma: Icta 40%, A2A 40%, Snam 55%, Prysmian 50%, Vidrala 65%, Hoya 65%, Doppel 60%, Italfarmaco 70%; picchi di adesione in aziende come Saip, Kone Industrial Pero e Sacmi, dove ha scioperato il 90 per cento dei lavoratori. Poi Saint Gobain all'85%, Baruffaldi 80% e Pirelli Bollate al 78%.
Nonostante la giusta critica economica della finanziaria governativa, Luca Stanzione e il segretario della UIL Milano, Enrico Vizza, nei loro interventi non sono stati coerenti e conseguenti con quella necessità di “rivolta sociale” alla quale si sono formalmente appellati, parlando invece di modifica e non di affossamento di una legge di Bilancio che è un assalto alle condizioni dei lavoratori e delle masse popolari e allo smantellamento dello “Stato sociale” che questo governo neofascista porta avanti fin dal suo insediamento. Quel che occorre è, al contrario, mettere con decisione in campo tutta la forza del movimento operaio e dei lavoratori, e non solo per respingere in blocco la manovra del governo, ma per arrivare, attraverso un crescendo di scioperi, manifestazioni e lotte di piazza, fino allo sciopero generale nazionale politico antifascista con manifestazione a Roma davanti a Palazzo Chigi, per buttare giù il governo neofascista Meloni, che sta ripercorrendo in tutto e per tutto le orme di Mussolini: nella politica interna repressiva fascista e antimigranti, e in quella internazionale interventista, neocolonialista e imperialista, nonché nella politica economica, sociale, culturale, familiare e dei diritti civili.
4 dicembre 2024