Siccità in Sicilia, occupata la diga Ancipa
 
La diga Ancipa, in una mattinata di fine novembre diventa il teatro di una rivolta: sono in mille, i cittadini assetati di cinque comuni della provincia di Enna e sono capitanati dai sindaci: alle 12:15 forzano i cancelli del potabilizzatore, occupano l’impianto, chiudono la condotta idrica per Caltanissetta.
È il momento più drammatico dell’emergenza idrica in Sicilia: il governatore Renato Schifani ha sul tavolo una richiesta da parte della cabina di regia sulla crisi da lui istituita che gli suggerisce di chiedere nuove autobotti all’esercito. Per ora ha chiesto e ottenuto quelle di Protezione civile e Forestale. Mentre a Palazzo d’Orleans risuonano gli echi di questa guerra fra poveri che si combatte attorno all’Ancipa, dove pure i pesci del lago sono morti per asfissia.
Da un lato, gli ennesi che chiedono acqua anche per non lasciare a secco il grande ospedale di Nicosia e l’Oasi di Troina, centro privato specializzato nella cura dell’involuzione cerebrale senile. Dall’altro, i nisseni che da settimane ricevano l’acqua una volta ogni settimana, che si riforniscono (non abbastanza) nei silos installati nelle piazze e vigilati da telecamere. A San Cataldo serve un’autocertificazione per prelevare al massimo 100 litri a settimana.
Nel corso dell’estate sono stati in decine i siciliani arrestati in flagranza di reato per contrabbando d’acqua. Da Agrigento a Favara, da Porto Empedocle a Ribera: pescati a prelevare acqua da fiumi, torrenti, laghetti, pozzi sequestrati. Colti a rubarla direttamente dalla rete idrica pubblica. I ladri d’acqua sono gli stessi che alimentano l’affare spesso illecito delle autobotti e dei pozzi: nelle strade dell’Agrigentino corrono i mezzi privati con cisterne da 8 mila litri che prima si affittavano a 50 euro e che adesso ne costano 160. L’alternativa, nei paesi assetati, può essere appunto rubare.
Negli ultimi 17 anni i governi hanno investito almeno due miliardi e mezzo di euro per contrastare la siccità tra dighe, pozzi, reti di collegamento.
Il problema è legato anche alla scarsa piovosità nelle zone interne della Sicilia,piove sopratutto sulle coste. C'è poi il problema della dispersione dell'acqua nella rete idrica, lo spiega con chiarezza il presidente dell’Assemblea territoriale idrica di Agrigento, Giovanni Cirillo: “Nel comprensorio abbiamo investito negli scorsi mesi circa 8 milioni di euro nella ricerca di nuovi pozzi. Ma bisogna investire sulla manutenzione della rete idrica, perché abbiamo trovato acqua per circa 220 litri al secondo, ma almeno 100 litri al secondo si disperdono nelle reti”. Gli invasi regionali sono all'8% circa della disponibilità d'acqua rispetto alla capienza.
Quello della siccità è un problema esplosivo di non facile e immediata soluzione che porterà al razionamento dell'acqua anche nel capoluogo Palermo. E tuttavia è il risultato della fallimentare politica centrale e regionale che non vi ha mai destinato le risorse adeguate perché fossero avviate a soluzione le tante cause che concorrono a rendere drammatica questa che si configura come la più grave crisi idrica in Sicilia. Basti pensare che il governo neofascista Meloni, attraverso il ministro leghista Salvini, ha ribadito nel Comitato per la programmazione economica dello scorso 30 novembre di considerare prioritario il famigerato progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, aumentando di 3,1 miliardi i fondi destinati alla sua costruzione, fondi sottratti al Fondo per lo sviluppo e coesione del Mezzogiorno, quello che serve per finanziare progetti relativi, tra le altre cose, alla manutenzione del territorio. Insomma ha dimezzato un fondo da sei miliardi che avrebbe potuto essere destinato ad affrontare con maggiori risorse l'emergenza idrica siciliana.
Nell'immediato occorre battersi, come si legge nel Nuovo Piano d'Azione del PMLI, per:
396) Piani straordinari con relativa copertura finanziaria per garantire in quantità sufficiente l'afflusso e i rifornimenti dell'acqua potabile in tutti i centri abitati, specie al Sud e nelle Isole.
397) Adeguare e potenziare gli impianti municipali di depurazione dell'acqua che garantiscano condizioni di massima sicurezza igienica di potabilizzazione e pressione sufficiente nelle tubature dell'acquedotto.
398) Analisi periodiche e batteriologiche, da parte delle amministrazioni comunali, dell'acqua potabile e pubblicizzazione dei dati risultanti.
399) Ammodernare e garantire la manutenzione delle reti idriche per garantire l'igiene ed evitare perdite e sprechi.
400) Individuare nuove falde acquifere, creare invasi appositi per la raccolta di riserve d'acqua e il rifornimento adeguato dei centri urbani.

11 dicembre 2024