5 operai morti e 26 feriti nell'esplosione
Strage di lavoratori all'Eni di Calenzano, una tragedia annunciata
Basta con gli omicidi sul lavoro
Dalla nostra corrispondente di Sesto Fiorentino
Lunedì ore 10:19 un grande boato, lo spostamento d'aria ha divelto saracinesche, infranto vetri di abitazioni e esercizi nel raggio di chilometri. Un boato che ha fatto pensare a una forte scossa di terremoto.
Sono bastati pochi minuti per capire cos'era successo. Le fiamme accompagnate da una nera colonna di fumo si alzavano nel cielo, nel cuore pulsante della Piana produttiva di Calenzano e Sesto Fiorentino, piena di fabbriche, abitazioni, vie di comunicazione.
L'esplosione nel deposito di carburanti dell'Eni di via Erbosa, uno dei più grandi depositi che rifornisce di carburante una grande fetta di distributori di benzina del Centro-Nord, ha seminato morte e disperazione nell'ennesima strage di lavoratori. 5 gli operai morti e 26 i feriti fra cui 2 in gravissime condizioni con ustioni superiori al 70% del corpo.
A dieci mesi di distanza dalla strage di lavoratori nel cantiere del centro commerciale in costruzione Esselunga di via Mariti a Firenze, siamo a piangere nuovi morti sul lavoro.
L'esplosione ha interessato gran parte delle fabbriche e abitazioni circostanti l'impianto Eni: ingenti i danni, lavoratori e abitanti feriti dal crollo dei muri, dai vetri infranti, dai cancelli divelti. La chiusura immediata delle aziende danneggiate con l'incertezza di una loro riapertura a breve termine aggiunge nuova disperazione per tante famiglie di lavoratori occupati in queste aziende della Piana, molte delle quali già messe a dura prova dalla cassa integrazione dovuta alla grave crisi economica capitalistica.
Ancora non è chiara la dinamica di quest'ennesima tragedia sul lavoro, per la quale la procura di Prato ha aperto l'inchiesta. Testimoni affermano che da qualche giorno un odore acre proveniva dalla pensilina dove le autobotti si rifornivano.
Fatto sta che la pericolosità del deposito Eni di Calenzano è stata sempre ignorata dalle istituzioni, comprese le procure di Firenze e Prato, nonostante gli innumerevoli allarmi lanciati in tal senso, uno fra tutti quello di Medicina Democratica che prima nel 2017 e poi nel 2020 ne aveva segnalato la criticità, in materia di valutazione dei rischi e relativi interventi di riduzione e gestione degli stessi, rilevate dagli enti di controllo. Un appello ignorato. Anzi, l'Eni ha presentato anni addietro “la notifica di esclusione dal campo di assoggettabilità del decreto di recepimento della Direttiva”, direttiva europea del 2012 sugli stabilimenti a “Rischio di incidente rilevante” (RIR), poiché l'impianto di Calenzano figura da tempo nell'elenco dei RIR e in più nel 2023 gli è stata aggiunta un'ulteriore classificazione quella di “soglia superiore” di rischio poiché nella sua area di 170.300 metri quadri detiene più di 25 mila tonnellate di prodotti petroliferi come benzine gasolio e cherosene. Di 152.125 tonnellate complessive, 132 mila sono di gasolio. Il tutto sito in una zona altamente popolata da fabbriche – che fra l'altro potrebbero essere coinvolte ulteriormente da eventuali esplosioni poiché trattano prodotti infiammabili come la Manetti & Roberts che dista appena 1 Km dall'impianto -, aziende, abitazioni e addirittura scuole. “Non si piazzano infrastrutture ad alto rischio come questa, in mezzo alla città”, ha denunciato l'attivista di Medicina Democratica Maurizio Marchi.
Le istituzioni, governi locali e centrali alla luce di tutto ciò sono complici di questa ennesima strage di lavoratori. Suonano ipocrite le dichiarazioni di cordoglio da parte del governatore Giani che vergognosamente in diretta al cameraman di RTV38 (emittente toscana) che gli chiedeva appunto spiegazioni perché tali appelli sulla pericolosità dell'impianto da parte di Medicina Democratica fossero stati ignorati ha risposto: “è la prima volta che vedo l'impianto”. E monta la rabbia a sentire il cordoglio espresso dal capo dello Stato e soprattutto dalla ducessa Meloni che ancora una volta invoca la “sicurezza sul lavoro” mentre tace sul fatto che da quando c'è lei al governo stiamo assistendo a un vero e proprio stillicidio di lavoratori ammazzati sul lavoro. Come se non fosse lei stessa la prima responsabile della mancanza di controlli sulla sicurezza nei posti di lavoro e di adeguate norme antinfortunistiche per non disturbare la ricerca del massimo profitto capitalistico?
Per Mercoledì 11 dicembre è stato proclamato sciopero generale provinciale da parte di Cgil, Cisl e Uil di Firenze e Prato con manifestazione dalle 14:30 alle 16:30 in un'area a Calenzano. Mentre nella mattinata le organizzazioni sindacali non confederali USB Firenze, Cobas Firenze e Cub Firenze stanno organizzando un presidio davanti la sede dell'Inail di Firenze per dire “Basta alla strage di operai e ai disastri ambientali”.
La strage di operai di Calenzano è l'ennesimo esempio di quello stillicidio di morti di lavoratori causato dallo sfruttamento capitalistico. Oggi come ieri l'attuale sistema economico continua a sacrificare i lavoratori sull'altare del profitto, quantunque esistano tutte le tecnologie necessarie per evitarle. Per dire basta agli omicidi di lavoratori dobbiamo farla finita con lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Il PMLI esprime cordoglio e solidarietà alle famiglie delle vittime, ai feriti e a tutti i lavoratori che si trovano ad affrontare le conseguenze di questa tragedia. Come si legge nel comunicato del Comitato provinciale di Firenze del PMLI: “La magistratura accerterà le responsabilità nell’ambito ristretto della legge borghese; ma per quanto riguarda la legge di classe, noi sappiamo bene quali sono le cause che stanno alla radice di questa mattanza come di tutte le altre che si susseguono con una sadica regolarità nel mondo del lavoro asservito al profitto. Anche stavolta si rinnoveranno a centinaia gli appelli alla sicurezza, alle sanzioni a coloro che non applicano le misure necessarie; rivendicazioni che di certo condividiamo, ma che sono destinate a rimanere al palo, disattese ed ignorate come sempre, finché non riusciremo a farla finita col capitalismo, origine di tutti i mali sociali, comprese le stragi sul lavoro come questa”.
11 dicembre 2024