Dopo la conquista del potere da parte delle forze jihadiste e la fuga di Assad a Mosca
Formato il nuovo governo della Siria
Graziati i soldati di Assad, libertà per l'abbigliamento delle donne
Il 10 dicembre Mohamed al-Bashir è stato nominato primo ministro ad interim del governo di transizione siriano fino al 1° marzo 2025. Al-Bashir era a capo del Governo di Salvezza che controllava la regione di Idlib prima dell'offensiva jihadista contro le forze di Assad. Il primo obiettivo, ha affermato a caldo in un’intervista al “Corriere della Sera”, "è ristabilire la sicurezza e la stabilità in tutte le città della Siria. La gente è esausta di ingiustizia e tirannia. L'autorità dello Stato deve essere ristabilita per permettere alla gente di tornare al lavoro e alla vita normale". Il secondo è "far tornare i milioni di profughi siriani che sono all'estero. Il loro capitale umano, la loro esperienza permetterà di far fiorire il paese”. Quanto alla natura di jihadismo della coalizione ora al potere a Damasco, il neopremier ha affermato che “I comportamenti sbagliati di alcuni gruppi islamisti hanno portato molte persone soprattutto in occidente ad associare i musulmani al terrorismo e l'Islam all'estremismo. Si è trattato di comportamenti errati e di mancanza di comprensione. Così è stato travisato il significato di Islam, che è ‘religione della giustizia’. Noi proprio perché islamici garantiremo i diritti di tutte le genti e tutti i popoli della Siria".
Le prime decisioni del nuovo governo islamico
Già all’indomani della presa di Damasco il leader islamico Jolani aveva annunciato il 9 dicembre un'amnistia generale per tutti i militari in servizio obbligatorio e che il nuovo governo in Siria non imporrà il velo alle donne né introdurrà alcuna forma di limitazione alle libertà individuali. "In tutti questi anni di amministrazione a Idlib e nelle altre zone liberate non abbiamo mai imposto il velo a nessuno, né ai musulmani né ai curdi, né ai drusi, né ai cristiani. Perché dovremmo cominciare a imporre adesso limiti alle libertà individuali?", ha affermato Mazen Jaber, uno dei portavoce di HTS, Hayat Tahrir al-Sham, la coalizione islamica che ha travolto il regime di Assad servo di Putin. Mentre l’11 dicembre Jolani affermava che non ci sarà amnistia per i torturatori dei detenuti, "Li perseguiremo in Siria e chiediamo ai paesi di consegnarci coloro che sono fuggiti affinché si possa ottenere giustizia", e che "Non esiteremo a ritenere responsabili i criminali, gli assassini, gli ufficiali della sicurezza e dell'esercito coinvolti nella tortura del popolo siriano... Abbiamo invece affermato il nostro impegno per la tolleranza per coloro le cui mani non sono sporche del sangue del popolo siriano e abbiamo concesso l'amnistia a coloro che erano in servizio obbligatorio", il giorno dopo lo stesso leader della rivoluzione siriana ribadiva che "Lavorerò per sciogliere le forze di sicurezza del regime e chiudere le prigioni", (la "legge anti-terrorismo" aveva nel 2012 sostituito le leggi marziali imposte sin dagli anni '60, e serviva per giustificare l'esistenza di tribunali speciali per l'arresto di oppositori e dissidenti, si stima che dal 2012 a oggi più di 150mila persone siano finite in carcere in Siria per reati di opinione), per fondare una nuova era basata "su giustizia e dignità”, e che il prossimo governo prevederà lo svolgimento di elezioni. In un'intervista ad “al Jazeera Siria”, ha poi spiegato che verranno formati comitati e consigli per riesaminare la Costituzione, e che la forma dell'autorità sarà lasciata alle decisioni di esperti, giuristi e del popolo siriano.
Migliaia di corpi e resti di corpi sono stati rinvenuti il 12 dicembre vicino Damasco da giornalisti della tv panaraba “al Jazeera” che mostra immagini in diretta della scoperta nei pressi di Qutayfa, a nord-est della capitale. L'inviato di “al Jazeera” ha inquadrato sacchi di plastica bianca con resti di corpi con indicazioni di numeri. "È probabile che questi corpi provengano dalle prigioni politiche del regime, come quella di Sednaya", ha affermato il giornalista.
In contemporanea il premier Al-Bashir annunciava che è sua intenzione aumentare gli stipendi dei dipendenti pubblici del 300% nel contesto della prolungata e devastante crisi economica che attanaglia il paese in guerra da quasi 14 anni. Anche sul piano economico Jolani è stato chiaro: “Dobbiamo essere onesti, il nostro movimento è nato al culmine della guerra fredda e a causa della lotta anticoloniale abbiamo finito per assorbire concetti estranei alla cultura araba e all'Islam. Come il socialismo e la lotta di classe. Ma il Profeta, la pace sia su di lui, viveva in una società di libero mercato.". Per questo il governo provvisorio della “salvezza siriana” non sarà certo un governo socialista; è un governo borghese. Quindi è normale che instauri un’economia capitalista. Che tra l'altro era già vigente sotto il regime dittatoriale di Assad, spacciato dai falsi comunisti nostrani come patria di un “socialismo arabo” che solo loro vedevano, tanto da piangere lacrime ignobili per la sua caduta. Il clan di Assad padre in un primo tempo si era orientato verso un’economia “socialista”, con il welfare socialdemocratico keynesiano portato avanti dal partito Baath al potere, con Assad figlio si era passati a un capitalismo feroce e la svendita del paese alla Russia del nuovo zar del Cremlino Putin. Ora si va verso un capitalismo più controllato dallo Stato. La differenza sostanziale tra questi due regimi è che quello di HTS si propone di praticare la democrazia borghese, ed è già un bel passo avanti rispetto al passato. Il futuro sarà invece in mano ai popoli della Siria. Con la speranza che nasca un vero partito comunista, e che riesca a convincere le masse siriane a lottare per il socialismo, quello vero e non quello falso e asservito alla Russia spacciato dagli Assad.
Un importante realismo tattico
Comunque sia siamo di fronte ad un avvenimento politico rivoluzionario. Intanto gli avvenimenti della Siria confermano un punto classico universale del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, ossia che per sconfiggere le dittature occorre la guerra civile, che per essere vinta va condotta con le armi. Il potere politico nasce dalla canna del fucile, come diceva Mao. Altresì stiamo assistendo a una lezione di realismo, condotta assennata e tattica verso l’imperialismo dell’Ovest e quello dell’Est. A marzo elezioni e nuova Costituzione, grande apertura democratica borghese, tentativo di riunificare e creare una nuova Siria. Questa la ricetta degli islamici dell’HTS. La comunità internazionale "non ha più nulla da temere dalla Siria dopo il rovesciamento del regime di Bashar al Assad". Lo ha dichiarato Jolani a “Sky News” il 10 dicembre, aggiungendo che "i loro timori sono inutili, se Dio viole". "La paura derivava dalla presenza del regime. Il Paese si sta muovendo verso lo sviluppo e la ricostruzione. Sta andando verso la stabilità. La gente è esausta per la guerra. Quindi il Paese non è pronto per un'altra guerra e non ci entrerà".
Seppure i nazisionisti di Tel Aviv del nuovo Hitler Netanyhau abbiano colto l’occasione per bombardare ripetutamente la Siria e distruggere la flotta navale e aerea e ogni altra sua struttura militare, espandendosi ulteriormente nelle illegalmente occupate alture del Golan, e che Jolani abbia rilevato il 14 dicembre che "Non ci sono più scuse per entrare in Siria da parte Israele”, il leader della coalizione islamica allo stesso tempo ha affermato che “Non entreremo in conflitto con lo Stato ebraico”, per il semplice fatto che in questo momento la sconfitta militare siriana sarebbe scontata. Non ci risultano fatti che dimostrano che il nuovo governo siriano subisca "l'influenza dei vicini sionisti" come evidenziato dai media. È invece prevedibile che appena rafforzatosi combatterà Israele nazisionista per aver occupato altro territorio del Golan e per aver provocato altra morte e distruzione. Come richiesto ad alta voce da Hamas, Hezbollah e Stati antisionisti. "La Siria ha bisogno di leggi e istituzioni statali. Abbiamo un piano per affrontare tutte le crisi e stiamo raccogliendo informazioni”.
Jolani ha inoltre osservato che "avremmo potuto colpire anche le basi russe in Siria, ma abbiamo preferito costruire buoni rapporti". I russi stanno trattando con HTS per mantenere le loro basi in Siria, navale a Tartus e aerea a Latakia, considerate da Mosca punti di appoggio strategici nel Mediterraneo. Il 12 dicembre alla tv di stato russa, il presidente della commissione Difesa della Duma, Andrei Kartapolov, ha illustrato quali potrebbero essere i termini nazizaristi della trattativa da intavolare con HTS per ottenere in cambio garanzie sul mantenimento in Siria delle basi dell’imperialismo russo: “Loro non hanno una Marina, un’aviazione, difese antiaeree. Le nostre basi potrebbero assolvere questi compiti. Questa gente dovrebbe capirlo chiaramente: voi non avete i mezzi, venite da noi e vi daremo aiuto, così come abbiamo aiutato il vostro predecessore”. Nonostante il Cremlino abbia fatto sapere di essere in contatto con i jihadisti i quali avrebbero assicurato di voler garantire la sicurezza delle due strutture, alcune immagini satellitari degli ultimi giorni mostrano che le navi della marina russa hanno lasciato Tartus e alcune di queste hanno gettato l'ancora al largo della costa. Mentre gran parte del personale diplomatico russo ha lasciato Damasco.
Così come rapporti sono stati aperti con gli USA, tramite il segretario di Stato Antony Blinken. Gli Stati Uniti sono cauti e valutano le implicazioni di un possibile riconoscimento dei nuovi governanti siriani, che al momento compaiono nell’elenco delle forze terroristiche.
Anche il comandante in capo curdo delle Forze Democratiche Siriane (SDF), Mazloum Abdi, ha espresso la sua disponibilità a comunicare con la nuova autorità a Damasco, sottolineando l’importanza di rappresentare tutte le regioni e le componenti attraverso il dialogo. “In Siria – ha affermato il 10 dicembre - stiamo vivendo momenti storici, in quanto assistiamo alla caduta del regime autoritario di Damasco. Questo cambiamento rappresenta un’opportunità per costruire una nuova Siria basata sulla democrazia e sulla giustizia che garantisca i diritti di tutti i siriani”.
Il 12 dicembre infine è arrivata anche la dichiarazione dei Leader del G7 sulla Siria in cui si invitano “tutte le parti a preservare l’integrità territoriale e l’unità nazionale della Siria, rispettandone l’indipendenza e la sovranità. Ribadiamo il nostro sostegno alla UN Disengagement Observer Force (UNDOF), che monitora le Alture del Golan tra Israele e Siria. Siamo pronti a sostenere un processo di transizione che, in questo quadro, conduca a un governo credibile, inclusivo e non settario, che garantisca il rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani universali, compresi i diritti delle donne, la protezione di tutti i siriani, incluse le minoranze religiose ed etniche, nonché la trasparenza e la responsabilità. Il G7 lavorerà e sosterrà pienamente un futuro governo siriano che rispetti questi standard e che emerga da tale processo. Inoltre, sottolineiamo l’importanza che il regime di Assad sia ritenuto responsabile dei suoi crimini”.
18 dicembre 2024