Mentre Jolani promette al popolo curdo siriano di farlo ritornare nelle zone finora dominate dalla Turchia e dai ribelli siriani filo-turchi
Rojava curdo issa la bandiera della nuova Siria e ricerca una soluzione politica
Gli USA favorevoli, la Turchia di Erdogan contraria
Il 12 dicembre le forze curdo-siriane hanno annunciato la decisione di issare su tutte le istituzioni della regione di fatto autonoma del nord-est siriano la "bandiera della rivoluzione" con le tre stelle rosse sventolata dagli insorti islamisti che hanno preso il potere a Damasco e hanno deposto il regime di Bashar al Assad. "Siamo parte della Siria unita e del popolo siriano", si legge nel comunicato delle forze curdo-siriane diffuso ai media. Il giorno dopo le Forze democratiche siriane (SDF), coalizione di milizie a maggioranza curda sostenuta dagli Stati Uniti, hanno annunciato di aver raggiunto un accordo con il gruppo Hayat Tahrir al Sham (HTS) al governo a Damasco. In base all'accordo, le SDF invieranno una loro delegazione a Damasco. Il comandante in capo, Mazloum Abdi, ha confermato in una intervista all'emittente curda Ronahi Tv che è stato raggiunto ''un accordo con HTS rispetto ad Aleppo e Deir Ezzor", conquistate dagli insorti. Il gruppo jihadista, ha affermato Abdi, ha garantito che ''i territori che sono sotto il controllo delle SDF non saranno obiettivo'' di conquista da parte di HTS.
Favorevoli all’accordo gli USA, contraria la Turchia di Erdogan. "Le nostre priorità includono garantire la stabilità in Siria il prima possibile, impedire al terrorismo di guadagnare terreno e impedire il predominio dell'Isis e del Pkk", il Partito dei Lavoratori del Kurdistan vicino alle forze curde siriane. Lo ha affermato sempre il 13 dicembre il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, durante una conferenza stampa congiunta con il Segretario di Stato degli USA, Antony Blinken, ad Ankara, come riferisce “Anadolu”. Durante il conflitto in Siria, Washington ha sostenuto militarmente le forze curde siriane in funzione anti Isis.
Il 15 Dicembre il leader della coalizione jihadista che ha rovesciato il regime di Bashar al Assad Abu Mohamed al Jolani, ha promesso al popolo curdo siriano di farlo ritornare nelle zone finora dominate dalla Turchia e dai ribelli siriani filo-turchi. "I curdi fanno parte della patria. Sono stati sottoposti a grandi ingiustizie, come noi, e se Dio vuole, l'ingiustizia sarà eliminata. Se Dio vuole, nella prossima Siria, i curdi saranno fondamentali. Vivremo insieme, se Dio vuole, e tutti otterranno i loro diritti per legge. Da oggi non ci saranno più ingiustizie contro il nostro popolo curdo", ha detto in un video pubblicato sul resoconto ufficiale del Comando delle operazioni militari. Alla fine del breve filmato gli viene chiesto: "E la nostra gente ad Afrin?", il leader ha risposto: "Se Dio vuole, cercheremo lo stesso di riportarli nelle loro zone e nei loro villaggi". Afrin è la città nel nord della Siria che nel 2018 le truppe turche, insieme ai ribelli siriani appoggiati da Ankara, dell'Esercito nazionale siriano, occuparono nell'offensiva contro i curdi siriani, che gestiscono un'amministrazione nel nord della Siria. La leadership politica dell'autoproclamata Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell'Est ha ribadito il suo appello per un cessate il fuoco generale con gli insorti che hanno rovesciato il regime di Assad e ha chiesto di lavorare per un futuro "unificato e democratico” per il Paese.
18 dicembre 2024