32 arresti, 2 milioni di euro sequestrati
Le mani della ‘ndrangheta su Brescia
Tra gli arrestati esponenti di Fdl e Lega e suor Anna Donelli, “staffetta” del clan mafioso
Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
Il 5 dicembre scorso la direzione distrettuale antimafia di Brescia ha inflitto un duro colpo a una cosca di ‘ndrangheta capeggiata dalla famiglia Tripodi operante nel Nord Italia e legata con il potente clan Alvaro di Sinopoli.
Un’operazione imponente che ha visto impiegati oltre 300 agenti della polizia di Stato, della guardia di finanza e dei carabinieri, andando ben oltre i confini nazionali.
Alla fine il bilancio è di 32 persone arrestate residenti in diverse provincie italiane e in Spagna e 2 milioni di euro sequestrati tra beni e risorse finanziarie. Tra i numerosi reati contestati invece troviamo: estorsione, traffico d’armi e droga, ricettazione, usura, riciclaggio e scambio politico-mafioso. Non a caso agli arresti domiciliari sono finiti Giovanni Acri ex consigliere Fdl al comune di Brescia e il leghista Mauro Galeazzi ex assessore a Castel Mella (Brescia) in passato arrestato perché coinvolto in un giro di mazzette, ma poi scarcerato e assolto.
Il primo in qualità di medico avrebbe aiutato appartenenti al sodalizio “in occasione di ferimenti” “ricucendo” uno degli affiliati in seguito alle lesioni riportate dopo una rapina ai danni di un portavalori. Mentre il secondo si sarebbe rivolto a Stefano Terzo Tripodi per procurargli voti in cambio di appalti pubblici.
Le indagini iniziate nel settembre 2020 hanno permesso di scoperchiare la “straordinaria adattabilità” della cosca da anni radicata nel bresciano che attraverso un sistema di imprese “cartiere” e “filtro” nel commercio dei rottami emetteva fatture false per un imponibile complessivo di 12 milioni di euro che imprenditori compiacenti e corrotti sarebbero riusciti ad abbattere riciclando denaro sporco con la conseguente trattenuta da destinare al sodalizio mafioso.
Ma non è tutto, tra i nomi degli arrestati figura anche quello di una suora. Si tratta della 57enne Anna Donelli finita ai domiciliari con la pesante accusa di essere a disposizione del clan ‘ndranghetista per il quale avrebbe agito da intermediaria.
Secondo gli inquirenti la suora approfittando del suo incarico religioso che gli consentiva il libero accesso alle strutture penitenziarie avrebbe trasmesso “ordini, direttive, aiuti morali e materiali ai soggetti sodali reclusi in carcere” ricevendo dai detenuti “informazioni utili per meglio pianificare strategie criminali di reazioni alle attività investigative delle Forze dell’ordine e dell’Autorità giudiziaria” per favorire “lo scambio informativo tra i detenuti e i loro prossimi congiunti nel caso di divieti di colloqui, risolvendo dissidi e conflitti tra detenuti all’interno del carcere”.
Ennesimo spaccato criminale connaturato al sistema economico di questa marcia società capitalista dove la ‘ndrangheta calabrese conferma la sua supremazia sulle altre organizzazioni criminali ormai sempre più presente e radicata nelle ricche regioni del nord Italia dove riesce a instaurare fitti legami con politici e imprenditori corrotti per il controllo degli appalti pubblici.
Situazione che nonostante gli arresti delle varie inchieste giudiziarie, che per noi marxisti-leninisti vanno sempre appoggiate, difficilmente potrà migliorare se le masse anticapitaliste, antifasciste e antimafiose non si uniranno al PMLI, il Partito del proletariato, per conquistare una nuova società, che è la società socialista.
18 dicembre 2024