Contro la chiusura degli stabilimenti e i licenziamenti di massa
Gli operai Beko non mollano la piazza
A Siena presidio davanti ai cancelli di Via Toselli
Il governo e il ministro Urso ingannano i lavoratori

Prosegue la lotta degli operai Beko Europa contro il feroce piano di ristrutturazione aziendale presentato a governo e parti sociali il 20 novembre scorso dalla multinazionale turca Arçelik.
Un piano di delocalizzazione in piena regola che prevede il licenziamento entro il 2025 di 1.935 lavoratori su un totale di 5mila addetti in tutta Italia.
Sono previste le chiusure degli stabilimenti di Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno (320 dipendenti che producono lavatrici e asciugatrici); di Siena (299 lavoratori che assemblano frigoriferi a pozzetto) e un forte ridimensionamento di quello di Cassinetta, in provincia di Varese, dove saranno licenziati altri 541 lavoratori che fabbricano frigoriferi e forni a incasso e a microonde.
Altri 718 “esuberi” interesseranno il Centro ricambi di Carinaro (Caserta) e il settore ricerca e sviluppo di Fabriano (Ancona) dove lavorano circa 300 designer e progettisti.
La Beko Europe è una società di proprietà al 75 per cento della multinazionale turca Arçelik e al 25 per cento dell’americana Whirlpool che a sua volta aveva rilevato lo storico gruppo Ariston-Merloni.
Fin dalla scorsa primavera quando Arçelik, con il benestare del governo Meloni, ha rilevato tutte le fabbriche di elettrodomestici della Whirlpool in Europa, si era capito che la multinazionale turca puntava unicamente ad acquisire importanti quote di mercato in tutta Europa e non certo per investire e rilanciare la produzione e l'occupazione in Italia.
Il piano di delocalizzazione italiano infatti fa parte di un progetto più ampio di ristrutturazione globale della Arçelik che prevede un progressivo spostamento della produzione verso la Turchia, l’Egitto e la Romania, dove i costi di produzione sono più bassi e i profitti più alti.
Il risultato è che ora i lavoratori italiani rischiano di fare la stessa fine che è già toccata ai lavoratori della fabbrica di asciugatrici nel Regno Unito e di due stabilimenti a Breslavia e a Lodz, in Polonia.
E così, dopo gli scioperi, le manifestazioni e i presidi di protesta dei giorni scorsi e la massiccia partecipazione agli scioperi generali di CGIL e UIL del 29 novembre e dei metalmeccanici, a partire dal 16 dicembre i 299 lavoratori senesi al grido: “abbiamo un sogno nel cuore, vogliamo lavorare” e “la gente come noi non molla mai” sono tornati a presidiare i cancelli dello stabilimento in Via Toselli perché “non ci fidiamo più del governo e delle sceneggiate del ministro sul Golden Power”.
Infatti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (FdI) al momento dell'annuncio dei licenziamenti aveva più volte assicurato che: “Non condividiamo e non possiamo accettare il piano presentato oggi dai vertici di Beko Europe. Faremo rispettare la Golden Power, che per noi significa tutelare l’occupazione”.
“Non accetteremo conclusioni che non siano condivise con le organizzazioni sindacali... Eserciteremo ogni tipo di azione possibile affinché la proprietà cambi strategia e, se necessario, ricorreremo anche all’azionista di riferimento di Beko Europe per chiedere il rispetto degli interessi del nostro Paese” aveva aggiunto il sottosegretario con delega alle crisi d’impresa, Fausta Bergamotto.
E invece al tavolo del 10 dicembre si è scoperto che l'applicazione del Golden Power tanto sbandierato da Urso e dal governo per “costringere Beko Europe a rivedere il piano” è praticamente inapplicabile tanto è vero che la multinazionale turca ha riconfermato in pieno tutti i licenziamenti e la chiusura degli stabilimenti.
Il Golden Power infatti è lo strumento che consente al governo di intervenire con poteri speciali per tutelare interessi strategici nazionali in settori chiave come difesa, energia, telecomunicazioni e infrastrutture imponendo vincoli o bloccando operazioni societarie. Pertanto è una legge che tutela unicamente gli interessi dei padroni e dei grandi gruppi finanziari e non certo i lavoratori.
Se veramente il governo neofascista Meloni voleva tutelare gli interessi dei lavoratori avrebbe dovuto invocare il Golden Power a febbraio scorso quando Whirlpool ha ceduto il 75% ad Arcelik.
Lo smantellamento di importanti settori industriali come l'automotive e la Beko rendono ancora più urgente l'approvazione di una legge contro le delocalizzazioni selvagge come ad esempio quella elaborata e presentata in parlamento tre anni fa dai lavoratori ex GKN e mai discussa in Aula.

18 dicembre 2024