I discorsi di Scuderi descrivono dal punto di vista proletario gli scenari di lotta di classe degli ultimi due secoli
Hanno messo ordine nelle mie conoscenze teoriche e pratiche del materialismo dialettico e storico
di Antonio – Sassari
La lettura dei discorsi commemorativi in onore di Mao, tenuti a far data dal 1976, dal nostro Segretario Generale Giovanni Scuderi a nome del Comitato Centrale del PMLI, è come iniziare a mettere ordine nelle mie conoscenze teoriche e pratiche del materialismo dialettico e storico, rappresentati dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao, scienza della politica in continuo divenire al passo con la realtà sociale e con la lotta di classe: irresistibile attrazione per chiunque interessato al progresso sociale costruendo un sistema di nuova umanità opposto al presente.
Il compagno Scuderi, in forma semplice, pedagogica e contenuto puntuale, determinato e combattivo, descrive dal punto di vista proletario gli scenari di lotta di classe degli ultimi due secoli, ponendo l'accento sulla distinzione, nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao,fra principi di carattere universale (applicabili in ogni contesto politico come guida per l'azione) e principi di carattere particolare (applicabili solo nei singoli contesti politici come adattamento dell'azione alle diverse realtà sociali e politiche).
La lotta tra le due linee
Nel movimento comunista, dai tempi di Marx ed Engels, si sono scontrate due linee politiche opposte sulla questione della conquista del potere da parte del proletariato per edificare la società socialista: la via rivoluzionaria, violenta e illegale, e la via revisionista, pacifica e legale, che continueranno a combattersi anche per la durata dell'epoca socialista, finché esisterà la lotta di classe.
La via rivoluzionaria, violenta e illegale, ha natura proletaria, utilizza il metodo della lotta di classe per conquistare il potere politico, ha lo scopo di instaurare il Socialismo praticando la dittatura del proletariato sulla borghesia.
La via revisionista, pacifica e legale, ha natura borghese, utilizza il metodo della collaborazione di classe per conquistare il potere politico, ha lo scopo di preservare il capitalismo praticando la dittatura della borghesia sul proletariato.
Il revisionismo gramsciano, opponendosi al marxismo-leninismo, per questo motivo enfatizzato dai suoi eredi politici del PCI e anche dai partiti dell'“arco costituzionale”, dalla "sinistra" parlamentare e perfino dai neofascisti, ha impedito al proletariato e alle masse popolari italiane di imboccare la via della rivoluzione socialista: né più né meno dell'operato della sinistra riformista nella prima metà del secolo XX.
La sua idea politica di intraprendere, per la particolare complessità dell'assetto socio-istituzionale dell'Italia, una lunga lotta politica pacifica di posizione per conquistare gradatamente le casematte istituzionali, sociali, economiche frapposte a tutela del potere borghese, pervenendo ad esercitare sulla società l'egemonia culturale, morale, politica, ha beneficato il capitalismo e la borghesia.
Gramsci, Togliatti e Berlinguer
La visione gramsciana del percorso per la conquista del potere è stata fatta propria e applicata dal PCI del traditore Palmiro Togliatti e suoi successori alla guida del partito revisionista, dal secondo dopoguerra del XX secolo in poi. Nella cornice delle proposte politiche della Democrazia Progressiva con le forze popolari (Democrazia Cristiana, Partito Socialista Italiano), del Compromesso Storico con la Democrazia Cristiana, la storia politica italiana ha mostrato come seguire la via istituzionale, pacifica, interclassista, antimarxista-leninista per conseguire con le elezioni borghesi la rappresentanza nel Parlamento, il governo di Regioni, Provincie, Comuni, la dirigenza di importanti istituzioni pubbliche e di strategici enti economici al fine di conquistare dall'interno il potere borghese e riformarlo in armonia con la Costituzione borghese, non ha portato il Socialismo. Al contrario ha portato la complicità della "sinistra" nel preservare, con i provvedimenti dei suoi governi, il sistema imperialista-capitalistico-borghese in danno delle masse popolari, trasformando in senso neoliberista l'ideologia di quella "sinistra" che chiamiamo borghese.
Gli autentici marxisti-leninisti-pensiero di Mao nel criticare e condannare come ideali reazionari il gramscismo, il togliattismo, le loro eredità politiche da chiunque raccolte,n on dovranno stancarsi di rimarcare che queste ideologie sono responsabili di aver condotto il proletariato e le masse popolari, deideologizzate dalla martellante propaganda demonizzatrice del Comunismo, di destra e di "sinistra" (allo scopo di non far maturare in essi una coscienza politica di alternatività alla borghesia), ad una sconfitta storica che le ha allontanate dal Socialismo e dalla quale stentano ancora a rianimarsi per orientarsi verso una corretta via rivoluzionaria marxista-leninista-pensiero di Mao.
Come episodio emblematico di sottomissione al padronato, all'interesse nazionale interclassista, ai sacrifici necessari imposti ai lavoratori, cito la spedizione del segretario generale del PCI Enrico Berlinguer, liberal borghese revisionista traditore delle masse popolari, al picchetto operaio dei cancelli Fiat a Mirafiori per imporre la cessazione dell'occupazione della fabbrica in corso contro la ristrutturazione aziendale e i licenziamenti politici.
Le illusioni revisioniste sconfitte dalla borghesia
A ben guardare gli esiti delle vicende politiche del nuovo millennio, emerge con tutta evidenza che la borghesia ha sconfitto i revisionisti, definiti comunisti dalla narrazione propagandistica e mediatica, propugnatori di un capitalismo democratico rivolto a scopi di benessere sociale per via della programmazione economica, del mercato regolato, dell'intervento pubblico in economia, delle riforme di struttura.
Queste illusioni revisioniste sono state sepolte dal capitale monopolistico e finanziario dopo la fase storica, iniziata da Mussolini con la fondazione dell'IRI, dello Stato capitalista e finanziatore del capitalismo privato. All'ombra dello Stato repubblicano il debole capitalismo privato si è rafforzato crescendo per tutta la seconda metà del XX secolo, fino a raggiungere un livello adeguato di potenza economica e influenza politica da imporre, per la necessità imprescindibile di espandersi ulteriormente nel mercato interno e internazionale, l'espulsione dello Stato dalla gestione di interi settori strategici dell'economia (banche, assicurazioni, trasporti, servizi, produzioni industriali, militari, energetiche).
A seguito delle norme emanate dai governi e parlamenti della destra e della “sinistra” borghese per le privatizzazioni e le liberalizzazioni, la borghesia governa tutta l'economia in via esclusiva: lo Stato non ha più il potere di intervento nel libero mercato, né può guidarlo.
In altre parole se la politica non ha potere sull'economia, non può guidarla a beneficio della collettività e se l'economia è impermeabile e autonoma dalla politica, questa e la società devono sottostare all'anarchia della produzione e del profitto capitalisti. Per questo motivo il proletariato e le masse popolari non possono aspettarsi la soluzione dei loro problemi concreti dall'apertura di tavoli tecnici con il governo di turno o con i padroni in occasione di leggi finanziarie antipopolari o di cicliche crisi aziendali.
Il modo corretto di difendere gli interessi del proletariato e le masse popolari, non è la concertazione o la consultazione, è la dura lotta di classe ovunque e la loro organizzazione rivoluzionaria per il Socialismo, sopratutto oggi che la borghesia ha affidato al neofascismo la cura dei suoi interessi monopolistici, finanziari e imperialisti.
I revisionisti hanno restaurato il capitalismo nei Paesi socialisti
Il revisionismo moderno,prevalendo nei paesi ex socialisti, ha restaurato il capitalismo e la dittatura della borghesia sul proletariato e le masse popolari: in particolare l'instaurazione di dittature fasciste nella Federazione Russa e nella Repubblica popolare cinese, di regimi autoritari nell'est europeo testimoniano l'inesistenza di una terza via tra capitalismo e socialismo.
In Cina si ripresentano le crisi e le contraddizioni tipiche del capitalismo monopolistico-finanziario: prodotto interno lordo ai minimi storici, debito pubblico ai massimi storici, sovraproduzione e disoccupazione (quella giovanile intorno al 20%), inflazione, spopolamento delle campagne e inurbamento di milioni di contadini a causa dell'abolizione delle Comuni (sostituite dall'unità produttiva familiare), schiavizzazione della classe operaia sol sistema 996 (orario di lavoro dalle 9 alle 21 per 6 gg a settimana), fabbriche dormitorio, ritmi di lavoro iperproduttivi.
Mao ha insegnato a smascherare i revisionisti moderni, i quali tengono un comportamento dissimulatore affiancandosi alla via socialista e fingendo di non opporlesi apertamente ma tentano di rallentare e sviare l'edificazione socialista mettendo in dubbio la capacità del proletariato: quando Mao afferma che nell'epoca del Socialismo la contraddizione principale è ancora tra proletariato e borghesia e pertanto l'asse di riferimento è la lotta di classe, Deng sostiene invece che la contraddizione principale è tra il regime socialista avanzato e le forze produttive sociali arretrate.
Quando Mao mobilita le masse in grandi sforzi collettivi contando sulle proprie forze, Deng sminuisce il Grande Balzo in avanti e Liu le Comuni popolari: prese di posizione che denotano, come anche quelle di Lin, di Chen, di Zhen durante la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, la mancata trasformazione di vita e di pensiero in senso proletario, radicatesi ad ogni livello nel Partito, nelle Istituzioni, nella società, riconducibili all'economicismo che privilegia la produzione sulla rivoluzione, rema contro l'edificazione socialista, confina il proletariato nella produzione distraendolo dalla missione storica di esercitare il potere, dirigendo tutto nella struttura e nella sovrastruttura per trasformarli in senso proletario, guidato dall'asse portante della lotta di classe, durante la lunga fase di transizione al Comunismo.
La Rivoluzione Culturale Proletaria
La Grande Rivoluzione Culturale Proletaria è lo strumento politico fornito da Mao alla classe operaia e alle masse popolari per l'esercizio diretto del potere e affermare il collettivismo proletario contro l'individualismo borghese nella società, nell'economia, nelle istituzioni, nella politica, nell'ideologia: vivere con le masse, come le masse, per le masse unendo, in ogni persona, lavoro manuale e lavoro intellettuale, apprendimento e messa in pratica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Tutto il popolo ha diritto di diventare rosso ed esperto, di acquisire la mentalità e il punto di vista proletari, di praticare la lotta di classe partecipando all'edificazione del Socialismo, di lavorare meno per lavorare tutti.
Marx ed Engels individuarono nel proletariato la classe sociale capace, in virtù del suo non possedere alcunché, di poter rovesciare il sistema, con la lotta e la violenza rivoluzionaria, distruggendo il potere della borghesia e il sistema capitalista e di costruire una società nuova con il proletariato al potere e il sistema economico socialista.
Per proteggere tale finalità storica dal pericolo della restaurazione revisionista del capitalismo, Mao previde la necessità di altre Grandi Rivoluzioni Culturali Proletarie per tutta l'indeterminabile durata dell'edificazione socialista.
I compiti rivoluzionari del PMLI
La lotta per spodestare la borghesia dal potere è complicata dalla necessità di rieducare il proletariato e le masse popolari,nella stragrande maggioranza succubi dei valori e della concezione del mondo borghesi e con la coscienza di classe rivoluzionaria distrutta momentaneamente dalla nefasta influenza del revisionismo moderno, al desiderio del Socialismo, perché con la presa del potere è possibile sostituire la società borghese con una opposta, organizzata nel collettivismo della base economica e nella mentalità proletaria dell'ideologia.
Nell'attuale fase di accumulazione delle forze, il Partito marxista-leninista-pensiero di Mao Italiano nella la lotta contro la borghesia imperialista, capitalista e il revisionismo per la via socialista, è impegnato nella costruzione del partito rivoluzionario in senso leninista selezionando i quadri fra le avanguardie nelle mobilitazioni, negli scioperi, nelle assemblee, nei comitati popolari, nelle istituzioni rappresentative delle masse popolari fautrici del socialismo.
Partito la cui stella polare è l'opera teorica e pratica di Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao cui i militanti vecchi e nuovi devono guardare per capirne e assimilarne il metodo e il punto di vista proletario nell'affrontare i problemi concreti, per non cadere nel revisionismo.
Partito che persegue livelli superiori di unità per applicare la linea politica, praticando la critica e l'autocritica coi metodi del centralismo democratico (mirabile prodotto della dialettica materialista per individuare gli opposti nelle contraddizioni politiche interne e dal quale nascono, nel confronto aperto e sincero, le idee giuste e le idee errate senza paura di manifestarle) e della giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo.
Partito che si radica nel proletariato e nelle masse popolari, occupandosi di trovare soluzioni ai loro problemi concreti e delle altre classi oppresse, sottoproletariato, semiproletariato, contadini medi e piccoli impoveriti, media e piccola borghesia impoverita, delle quali è guida nella tattica del Fronte Unito anticapitalista.
L'ideologia borghese e l'economia capitalista sono inadeguate per dare al popolo benessere e pace, le loro regole antipopolari e disumane sono un contributo oggettivo per prendere coscienza della condizione di sottomissione del proletariato e delle classi escluse dalla gestione del potere: esse sole però non determinano soggettivamente, e quindi, completamente la consapevolezza storica della necessità e possibilità di instaurare, con la lotta di classe e la rivoluzione, il sistema socialista alternativo alla società borghese.
Soltanto il partito proletario rivoluzionario, guidato dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il Partito Marxista-Leninista Italiano, può farsi carico di quell'onere, riunendo, in una alleanza intorno all'ideologia proletaria, soggetti anticapitalisti e gli oppressi dalla borghesia nel Fronte Unito per il Socialismo.
Questa alleanza politica deve rappresentare e coinvolgere la maggior parte del popolo, curando gli interessi condivisi delle classi amiche del proletariato, per attaccare, tutte le volte che sarà necessario, il potere borghese da posizioni di superiorità politica, fino alla sua distruzione e sostituzione col potere del proletariato appoggiato dai suoi alleati.
Non ci può essere un Fronte Unito forte e vincente senza la partecipazione del sindacato a favore della via socialista, che affondi le sue radici nel potere delle assemblee generali di base.
Il metodo dialettico dell'unità, della critica, della giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, alimenterà l'azione del Partito nel guidare la politica del Fronte Unito, che darà la sua impronta non solo alla fase di accumulazione delle forze per la rivoluzione, ma anche alla prima fase successiva di edificazione del Socialismo, nella quale dare attuazione alla piattaforma comune elaborata dalle componenti politiche del Fronte Unito.
Sassari, Settembre/Dicembre 2024
29 dicembre 2024