Già i primi morti del 2025
Altre stragi. Sul lavoro non c'è sicurezza
Nel 2024 1055 vittime

Sui luoghi di lavoro il nuovo anno si apre come si è chiuso quello vecchio. Francesco Stella, un operaio di 38 anni, è il primo morto del 2025. L’uomo è deceduto a Lamezia Terme dopo essere precipitato da un’impalcatura in un’azienda di profilati. Il volo è stato di circa sei metri. Le cause sono ancora in corso di accertamento. Inutili i tentativi di rianimarlo del personale sanitario del 118 intervenuto sul posto. L’inchiesta chiarirà la dinamica ma la logica ci dice che se è precipitato non era agganciato a nulla oppure non era agganciato in maniera corretta, oltre al fatto che nessuno si è adoperato per garantire che lui salisse in sicurezza.
La Cgil e la Fillea Calabria in una nota, oltre ad esprimere il doveroso cordoglio, sottolineano come “Il contratto nazionale edile prevede norme specifiche per la sicurezza sui cantieri, stabilendo, nei doveri del datore di lavoro, la formazione obbligatoria dei lavoratori; la fornitura di dispositivi di protezione individuale; la supervisione e il controllo da parte dei rappresentanti per la sicurezza... Non applicarlo non è solo una questione di responsabilità legale, ma una vera e propria questione di vita o di morte per i lavoratori. È quindi fondamentale che le imprese e i datori di lavoro rispettino scrupolosamente il contratto edile e che vengano svolti controlli adeguati per garantire l'applicazione delle norme, evitando così tragedie come questa”.
Nella stessa giornata del 3 gennaio un operaio agricolo è morto dopo essere stato travolto dall’automezzo da cui era sceso per aprire un cancello. L’incidente è avvenuto in contrada Riggiero, zona tra i centri di Conversano e Cozze, in provincia di Bari. Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118, i vigili del fuoco e i carabinieri, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare
Di fronte a questi morti risuonano come parole vuote e ipocrite quelle del presidente della Repubblica Mattarella nel suo messaggio di fine anno, dove aveva chiesto “Rispetto per i lavoratori: non bastano più parole di sdegno per le morti sul lavoro, che si possono e si debbono prevenire”. Nel 2024 le vittime della ricerca del massimo profitto capitalistico che hanno perso la vita sul lavoro sono stati oltre mille. Secondo i primi dati dell’Osservatorio di Bologna sui morti sul lavoro, l’anno che ci lasciamo alle spalle si è chiuso con 1.481 morti sul lavoro, di cui 1.055 sui luoghi di lavoro e il resto in itinere, cioè lungo il tragitto per recarsi sul posto di lavoro. Soltanto negli ultimi due giorni dell'anno ci sono stati ben 10 morti.
Tra i fatti più gravi ricordiamo il crollo all'Esselunga di Firenze e l'esplosione al deposito di prodotti petroliferi di Calenzano (sempre nei dintorni del capoluogo toscano). In entrambi i casi hanno perso la vita 5 operai. Sette invece i morti nell'allagamento della centrale idroelettrica di Bargi ai bordi del lago di Suviana, sull'appennino Tosco-Emiliano, avvenuta il 9 aprile. Il 6 maggio cinque morti a Casteldaccia, nel Palermitano, gli operai facevano parte di una squadra impegnata in un lavoro a una fogna per conto dell’Amap, società per la gestione delle condotte idriche e fognarie di Palermo.
Un bilancio drammatico, che cozza con la retorica dei governanti borghesi. Tutti piangono lacrime di coccodrillo ma i vari governi che si sono succeduti in questi ultimi decenni hanno portato ininterrottamente attacchi sempre più pesanti alle condizioni di vita e di lavoro degli operai, che hanno investito anche il tema della sicurezza, il tutto per tutelare i profitti. Da Berlusconi a Prodi, da Monti a Draghi a Renzi, tutti hanno contribuito a precarizzare i rapporti di lavoro, a cui si deve aggiungere la politica conciliatoria e collaborazionista di Cgil, Cisl e Uil che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza a respingere questi attacchi.
Venendo ai giorni nostri la prima a lamentarsi dei “lacci e laccioli” e delle mille regole che “frenerebbero” la produttività delle imprese è proprio la ducessa Meloni. La presidente del consiglio nella pratica, assieme al suo partito e alla sua maggioranza parlamentare, si è sempre opposta a qualsiasi inasprimento delle pene contro i padroni, ad aumentare i controlli sui cantieri e sui luoghi di lavoro, a mettere nel mirino i subappalti, a combattere il precariato, all'integrazione dei migranti (che hanno una percentuale altissima di infortuni) preferendo lasciarli in balia del lavoro nero.

8 gennaio 2025