Una balla raccontata dai putiniani e dai media a essi asserviti
Zelensky smentisce la presunta capitolazione e rinuncia ucraina dei territori occupati dalla Russia in nome della cosiddetta pace
“Non importa quanti presidenti o primi ministri vogliano dichiarare la fine del conflitto: non ci arrenderemo e non rinunceremo alla nostra indipendenza”
I putiniani e i media a essi asserviti vorrebbero sentire uscire dalla bocca del presidente ucraino Zelensky la parola resa, capitolazione, in particolare la rinuncia ucraina dei territori occupati dalla Russia in nome della cosiddetta pace. Tanto che lo sognano la notte e lo prevedono sulla carta stampata e nelle trasmissioni televisive in cui continuano a imperversare.
Addirittura il 18 dicembre è circolata la notizia, “clamorosa”, della resa incondizionata di Kiev, con il presidente ucraino ormai a un passo dal ritirare le sue truppe, pronto a mollare la Crimea e il Donbass ai nazizaristi russi guidati dal criminale di guerra Putin. Tra i più solerti sono stati la Verità e il Fatto quotidiano, entrambi compiaciuti nel sottolineare l’imminente sconfitta ucraina, ma anche “la Repubblica” ha parlato di una “svolta strategica” da parte di Kiev e persino l’”Ansa” di resa, seppur tra virgolette. “Abbiamo perso la guerra”, “La resa di Zelensky”, “Crimea e Donbass sono perduti”, “Impossibile riprendere il Donbass” e altre sfumature del putinismo nostrano. Il tutto partito da una frase estrapolata all’interno della lunga intervista che Zelensky ha rilasciato al quotidiano francese “Le Parisien”, un colloquio in cui non appare affatto remissivo, ribadendo, al contrario la necessità di “rimettere Putin al suo posto”, concetto che peraltro dà il titolo all’intera intervista.
“Donbass e Crimea oggi sono de facto controllati dai russi e noi non abbiamo la forza di riconquistarli, possiamo solo contare sulla pressione diplomatica della comunità internazionale”. Questa la frase estrapolata dai putiniani nostrani a supportare le loro balle, a cui Zelensky ne ha fatto seguire un’altra che dice tutt’altro: “Noi non possiamo rinunciare ai nostri territori. Non possiamo farlo perché è la stessa Costituzione ucraina che ce lo impedisce”. E poi, qualche riga più avanti: “Nessun leader al mondo ha il diritto di avere colloqui con Putin senza l’Ucraina. Non abbiamo mai delegato questo mandato a nessuno. Noi siamo le vittime. Sarebbe ingiusto che tutti si mettessero a dire come deve vivere un Paese. I francesi in Francia, gli italiani in Italia o gli americani negli Stati Uniti sanno cosa vogliono per sé. Anche gli ucraini lo sanno. Trump sa anche del mio desiderio di non affrettare le cose a scapito dell’Ucraina. Questo paese sta lottando per la sua sovranità da molto tempo. Non importa quanti presidenti o primi ministri vogliano dichiarare la fine del conflitto: non ci arrenderemo e non rinunceremo alla nostra indipendenza”.
Per Zelensky infatti il pericolo maggiore in questa fase sta nel “congelare la guerra e mettersi d’accordo con la Russia”, perché questo approccio “inciterebbe altri dittatori a fare lo stesso nell’impunità totale e offrirebbe a Putin la possibilità di ritornare in Cecenia, in Georgia, in Moldavia”. La diversità dell’Ucraina consiste dunque nel rifiutare di cedere alla prepotenza del Cremlino e di reagire: “Per la prima volta in quasi trent’anni di potere c’è un Paese che resiste a Vladimir Putin”. Ma è anche e soprattutto una questione esistenziale per la sua nazione e per il suo popolo: “Se non lo fermiamo continuerà a distruggerci perché per lui l’Ucraina non esiste… Ovviamente, dopo tre anni di guerra, c’è molta stanchezza. Soprattutto nei momenti in cui il sostegno di alcuni Paesi inizia a vacillare. Ma anche gli ucraini sono uniti. Tutti noi vogliamo che la guerra finisca il prima possibile e faremo tutto il possibile per porvi fine. Useremo la diplomazia”.
Quando Zelensky afferma di non avere la capacità militare per riprendersi i territori occupati dalle forze russe, sta solamente fotografando un rapporto di forza, ma mai ha lasciato intendere che alzerà bandiera bianca per venire incontro agli invasori, responsabili di crimini di guerra, del bombardamento delle città, delle stragi dei civili: “Useremo la diplomazia perché la guerra finisca il più presto possibile, ma noi non perdoniamo Putin perché rispettiamo il diritto internazionale, non si può legittimare l’occupazione. Chi è colpevole deve rispondere dei suoi atti perché non esiste vittoria senza giustizia”.
In precedenza in un’intervista all’agenzia di stampa cristiana americana CBN dell’11 dicembre il presidente ucraino aveva affermato che l’Ucraina non riconoscerà mai i territori temporaneamente occupati dai nazizaristi di Mosca. “Molte persone hanno già vissuto lì. Hanno perso le loro case, qualcuno ha dato la vita, molte persone sono in cattività, decine di migliaia di bambini sono stati deportati. Hanno rovinato molto. Come possiamo riconoscere la nostra terra ai russi? Perdonarli tutti?”. E ancora prima, il 7 dicembre a Parigi, incontrando i presidenti francese e americano, Macron e Trump, Zelensky aveva ribadito che “Vogliamo tutti la pace. Ma è fondamentale per noi, e questa è la nostra posizione, che la pace sia giusta per tutti noi e che la Russia, Putin o qualsiasi altro aggressore non abbiano alcuna possibilità di tornare. E questa è la cosa più importante: giuste garanzie di pace e sicurezza, forti garanzie di sicurezza per l’Ucraina”.
8 gennaio 2025