§
Non si arresta il genocidio palestinese
Il 2025 inizia a Gaza con nuovi massacri nazisionisti
Il genocidio palestinese in atto da parte dei nazisionisti e dei loro complici imperialisti dell'Ovest, Usa in testa, contava al 31 dicembre almeno 45.553 morti e 108.379 feriti, in gran parte donne e bambini, secondio i dati diffusi dal ministero della Salute di Gaza e ritenuti validi dagli organismi internazionali.
Fra gli ultimi morti palestinesi dell'anno scorso nella Striscia ci sono quelli provocati dall'assalto e la distruzione dell’ospedale Kamal Adwan, nel nord di Gaza, preceduto il 27 dicembre dall’uccisione mirata di cinque membri del personale dell’ospedale e di 50 ricoverati civili al suo interno. Secondo le verifiche fatte dalla
Commissione Internazionale per il Sostegno dei Diritti dei Palestinesi (ICSPR), le forze di occupazione hanno assediato l’ospedale e rastrellato i circa 350 pazienti, i loro accompagnatori e il personale medico nel cortile dell’ospedale dove gli uomini sono stati costretti a spogliarsi e sono stati trasferiti con la forza nella scuola Al-Fakhoura, a ovest del campo profughi di Jabalia trasformata in un centro di interrogatori e sottoposti ad abusi, aggressioni, perquisizioni, umiliazioni e arresti mentre le donne, i bambini, alcuni pazienti, i feriti e il personale medico sono stati trasferiti con la forza a piedi attraverso Salah al-Din Street verso Gaza City. Una deportazione documentata da foto rilanciate sulla rete. Fra i morti dell'ultima settimana di dicembre anche sette neonati, debilitati dalla fame e deceduti per il freddo perché i soldati sionisti impediscono l'arrivo non solo dei generi alimentari e dell'acqua potabile ma financo di coperte o vestiti ai palestinesi che hanno cacciato dalle loro case.
Una denuncia del quotidiano progressista israeliano Haaretz del 3 gennaio confermava che i soldati occupanti hanno obbligato i residenti a lasciare le loro case nella parte nord della Striscia di Gaza e a spostarsi verso sud ma senza portare con sé i propri effetti personali, fra i quali i vestiti necessari a afrontare l'inverno. L'esercito, sosteneva il quotidiano, non permette a nessun palestinese di spostarsi rientrare dal sud al nord di Gaza e blocca tutti gli aiuti umanitari nei tre principali centri abitati del nord di Gaza, Beit Lahia, Beit Hanoun e il campo profughi di Jabalya, da tre mesi investita da una “campagna genocida su larga scala” e sotto un rigido assedio dove non si sono mai fermati gli intensi bombardamenti. Come quelli nei primi minuti del 2025 quando i caccia sionisti hanno demolito una casa a Jabalia e provocato 15 morti, tra cui 4 bambini e una donna, e più di 20 feriti tra tre famiglie di sfollati, altre vittime sono rimaste sotto le macerie.
Nel pomeriggio dell'1 gennaio, il ministro della Difesa sionista Israel Katz minacciava Hamas, se non avesse rilasciato gli ostaggi, di usare "colpi con una forza mai vista a Gaza da molto tempo", con un linguaggio identico a quello usato in campagna elettorale dal non ancora insediato presidente americano Trump. A dire il vero la “forza mai vista” contro civili inermi si era già vista nella storia da parte dei nazisti hitleriani e nel corso degli anni da parte dei nazisionisti quantomeno a Gaza, dove un recente comunicato dell'aeronautica di Tel Aviv metteva in risalto di ave compiuto nel solo mese di dicembre ben 1.400 attacchi aerei nello spazio ridotto della Striscia di Gaza, più di 45 al giorno, quasi uno ogni trenta minuti con aerei da combattimento, elicotteri d'attacco e droni coordinati con le forze di terra. Con bersaglio principale dei criminali nazisionisti la popolazione palestinese
Ma non solo. Il 2 gennaio i media libanesi riportavano la notizia di un attacco aereo sionista nell'area di Iqlim al-Tuffah, nel Libano meridionale. Una delle tante violazioni della tregua concordata col governo di Beirut sotto la regia dell'alleato imperialismo americano e che più volte i nazisionisti hanno minacciato di far saltare addossando strumentalmente la colpa alle forze della resistenza libanese. Lo stesso giorno gli aerei sionisti, padroni dei cieli siriani, effettuavano ben quattro attacchi nel confinante paese, in particolare nella regione centrale di Aleppo e a sud della capitale Damasco. I sionisti hanno lasciato invece agli alleati imperialisti americani e inglesi il compito di bombardare il 31 dicembre la città di Sanaa e altre località costiere dello Yemen, in rappresaglia ai missili lanciati dal governo degli Houthi su Tel Aviv e Haifa in appoggio alla resistenza palestinese.
A fine 2024 anche l'esercito sionista ha fatto il bilancio delle perdite della guerra dall'attacco della resistenza palestinese del 7 ottobre 2023, contando 891 soldati morti, dei quali ben 329 nei giorni dell'attacco e una quarantina di suicidi. Sarebbero 512 quelli morti durante l'invasione di Gaza, un dato che a fronte degli oltre 45 mila civili palestinesi rende immediatamente la misura dei crimini di guerra e del genocidio dei nazisionisti.

8 gennaio 2025