Bracciante immigrato ridotto in fin di vita dallo sfruttamento
Ridotto in fin di vita dagli sfruttatori. È il caso di Amar, nome fittizio, indiano, 46 anni, ricoverato da inizio gennaio a Latina, affetto da necrosi, ha già perso una gamba.
Ha 46 anni, è di origine indiana e lavorava nella zona di Ardea, un comune a sud di Roma. Da oltre un mese si trova ricoverato in terapia intensiva all'ospedale Goretti di Latina perché le sue condizioni di salute sono apparse fin dal primo istante molto critiche. Durante gli accertamenti è emerso che gli arti inferiori, un braccio, il naso e la milza erano interessati da una vasculite autoimmune. Gli è stata amputata una gamba e si teme che perderà anche l'altra. Non ha nessuno che va a trovarlo, nessuno che possa spiegare chi è e quali privazioni ha dovuto sopportare per ridursi in questo stato.
La prima ipotesi avanzata dai medici è stata un'esposizione prolungata ai pesticidi senza indossare i dispositivi di protezione che sarebbero obbligatori. Dall'ospedale Santa Maria Goretti però non arrivano conferme e si spiega che la causa potrebbe essere diversa: “C'è di sicuro una grave infiammazione che potrebbe essere stata scatenata da un indebolimento generale di Amar dovuto alle precarie condizioni di vita che gli ha fatto abbassare le difese immunitarie e scatenare la necrosi. In ogni caso ci troviamo di fronte a un caso drammatico che mette in luce la difficile condizione di lavoro dei braccianti indiani non solo nell'Agro Pontino, anche nell'Agro Romano. È una novità che deve far prendere coscienza a chi amministra quel territorio dei problemi e deve far studiare come intervenire per risolverli”.
Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta. Gli agenti di polizia della questura di Latina indagano per capire quale fosse l'azienda agricola per cui ha lavorato Amar. E sono stati informati i servizi sociali per rintracciare la famiglia di origine. A complicare la ricostruzione è la difficoltà di comunicare con l'uomo che parla l'italiano poco e male. “È una cosa incredibile, una brutta storia - commenta il presidente della comunità indiana del Lazio Gurmukh Singh -. Dico sempre ai ragazzi che devono stare attenti. Se perdi il lavoro puoi ritrovarlo, ma la vita è una sola”. La Cgil di Roma e del Lazio e quella di Frosinone e Latina, invece, hanno chiesto alla giunta regionale di “riprendere quel ruolo di coordinamento fra istituzioni, forze di polizia, enti e forze sociali, la cui collaborazione porta inevitabilmente a vigilare su un territorio che, in assenza di controllo, rischia di tornare a quella situazione di totale sfruttamento, sopraffazione e illegalità diffusa in cui si è consumata la tragedia di Satnam”.
Il riferimento è a Singh che lo scorso giugno perse un arto in un incidente sul lavoro in un'azienda agricola nelle campagne pontine. L'ipotesi di un'infiammazione causata dall'esposizione ai pesticidi non è confermata ma i sindacati lanciano comunque l'allarme. “Se tali cause fossero confermate - sostiene Giorgio Carra, segretario territoriale Uila Uil di Latina - bisognerebbe cogliere l'occasione per mettere ancora una volta al centro del dibattito l'importanza della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro: oltre alla formazione e all'informazione sulle modalità di utilizzo di determinati prodotti le aziende sono obbligate a fornire dispositivi di protezione individuale ai lavoratori interessati da tali attività”.
Jean-René Bilongo, presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto che ha dedicato uno studio ai rischi che corrono i lavoratori per effetto dell'uso di pesticidi in agricoltura dice: “Basta andare nelle campagne per rendersi conto che quasi nessuno lavora con guanti, stivali e mascherine come sarebbe obbligatorio. Noi diciamo che il conto sarà salatissimo in vite umane”. L'Italia - ricorda Bilongo - è uno dei Paesi che fanno più uso di pesticidi, circa 115mila tonnellate l'anno. “Se nel caso di Latina fosse confermata l'ipotesi di esposizione ai pesticidi - conclude Bilongo - sarebbe solo uno dei tanti drammi vissuti dai lavoratori. L'unica differenza è che questo caso è venuto allo scoperto mentre in troppi restano nell'ombra e si consumano tragedie senza che se ne sappia nulla”.
Episodio drammatico e tutto da chiarire anche a Rivoli. La procura di Torino ha infatti aperto un’inchiesta sul caso di un operaio edile peruviano di 22 anni, che qualche giorno fa è stato lasciato gravemente ferito davanti all’ospedale di Rivoli. In un primo tempo si era pensato che fosse stato malmenato in una rissa, le indagini hanno poi accertato che si era trattato di un infortunio sul lavoro in un cantiere di Collegno. Indagato un imprenditore romeno, responsabile di una ditta di demolizioni: è accusato di lesioni colpose gravissime.
Satnam Singh, i ragazzi ricoverati oggi sono figli dello sfruttamento bestiale nelle campagne e nei cantieri d'Italia e avvengono sotto gli occhi di tutti.
Urge far uscire dal lavoro nero questi lavoratori e garantire loro pari diritti e condizioni di vita degne di un uomo e non di una bestia.
Causa di tutto questo è la ricerca del massimo profitto capitalistico, la legge fondamentale del capitalismo contemporaneo ossia l'imperialismo, i cui affari, per quanto riguarda l'imperialismo italiano, sono gestiti, si vede con quali effetti, dal nero governo neofascista Meloni, che va buttato giù da sinistra e dalla Piazza prima che possa fare ulteriori danni ai lavoratori e a tutto il nostro popolo.
19 febbraio 2025