Comunicato dell'Organizzazione locale del PMLI
Biella: la scure neoliberista cala ancora una volta sulla sanità pubblica
E i complici locali non muovono un dito

Tredici milioni di euro: è questo il taglio inqualificabile e criminale che la regione Piemonte, sotto la guida dell’assessore regionale alla Sanità, il meloniano Federico Riboldi, ha imposto all’ASL di Biella.
Una mannaia che si abbatte su un sistema sanitario già in ginocchio. E come ha reagito il Direttore generale Mario Sanò? Con la solerzia e l’obbedienza tipiche del burocrate devoto al potere ha incassato il colpo senza nemmeno provare a difendere il territorio. Del resto cosa aspettarsi da chi è stato recentemente condannato a un anno e sei mesi per aver favorito una sua conoscente in un concorso pubblico? E come sempre, quando il sistema colpisce, arriva puntuale la favoletta istituzionale “Nessuna ricaduta sui servizi, nessun danno per il personale”.
Ma ci prendono per analfabeti? Per creduloni? Perché solo chi è scollegato dalla realtà potrebbe davvero pensare che si possano erogare più o uguali servizi con 13 milioni in meno. È come dire a una famiglia biellese che con un reddito annuo ridotto da 70 mila a 50 mila euro potrà vivere meglio di prima. Un insulto all’intelligenza!
E come si giustifica questo taglio? Con la solita retorica della “razionalizzazione” il direttore Sanò cerca di indorare la pillola ai biellesi “giocando” con il concetto di mobilità passiva e attiva, che in realtà rappresentano i drammatici spostamenti a cui ogni anno migliaia di pazienti sono costretti per potersi curare, molti devono recarsi fuori dalla nostra ASL per effettuare esami e visite mentre altri, provenienti ad esempio da Cuneo o Alessandria, sono a loro volta obbligati a spostarsi fino all’Ospedale degli Infermi. Mentre è evidente a tutti che il biellese sta invecchiando e la domanda di sanità e assistenza cresce. In un mondo razionale, in una società socialista, la spesa sanitaria andrebbe aumentata di 13 milioni, non ridotta. Ma qui, ancora una volta, comandano i conti imposti da Bruxelles a discapito degli interessi delle masse popolari. Nel frattempo il governo guidato dalla Mussolini in gonnella, Giorgia Meloni, si appresta ad aumentare non la spesa per ospedali, cure e prevenzione, ma quella per le armi, per le guerre imperialiste e per il complesso militare-industriale.
È tempo di dire basta. È tempo che le lavoratrici e i lavoratori biellesi alzino la testa, che le masse popolari organizzino la lotta contro questo sistema marcio che continua a privilegiare le banche e gli eserciti mentre smantella la sanità, la scuola, i servizi pubblici.
Invitiamo poi tutte e tutti a recarsi alle urne per i referendum dell’8 e 9 giugno e ad esprimere 5 SÌ: per dire stop ai licenziamenti illegittimi, per garantire più tutele nelle piccole imprese, per ridurre il lavoro precario, per una reale sicurezza sul lavoro e per più integrazione e diritti per chi vive e lavora nel nostro Paese.
 
Per il PMLI.Biella
Gabriele Urban
Biella, 11 aprile 2025