Con il via libera di Trump
I nazisionisti lavorano per rioccupare Gaza
Il genocidio palestinese conta 51mila morti e 116mila fefriti

La ricorrenza religiosa della Domenica delle Palme, il 13 aprile, è stata “celebrata” da Putin con i missili che hanno fatto strage nella città ucraina di Sumy, 34 morti fra i quali 7 bambini e 119 feriti. All'appello lanciato dal reverendo Jerry Pillay, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), "ai responsabili di tali riprovevoli attacchi affinché cessino di spargere sangue innocente nel perseguimento delle loro ambizioni territoriali e politiche, e alla comunità internazionale affinché protegga le vittime da tali aggressioni e chiami i responsabili a risponderne con tutti i mezzi disponibili" arrivava la risposta di Trump con una frase che giustificava il compare imperialista russo: “un attacco orribile, ma mi hanno detto che è stato un errore”. La ricorrenza religiosa è stata “celebrata” anche dal nazisionista Netanyahu con la distruzione dell'ospedale di Al-Ahli, la piccola struttura sanitaria della Chiesa anglicana situata nel centro della città di Gaza, classificata come un centro di comando della resistenza palestinese dall'esercito occupante, era l’unico presidio sanitario rimasto ancora operativo per quasi un milione di palestinesi che vivono nel nord della Striscia. Gli altri ospedali sono stati praticamente demoliti a colpi di bombe dagli occupanti nazisionisti.
“L’Idf e lo Shin Bet hanno attaccato un centro di comando e controllo all’interno dell’ospedale Al-Ahli usato dall’organizzazione terroristica Hamas”, comunicava l'esecutivo nazisionista. “Condanniamo nella maniera più forte gli attacchi all’Al-Ahli”, dichiarava una nota della diocesi di Gerusalemme nel fare il bilancio di quanto accaduto: “il doppio raid avvenuto poco dopo mezzanotte ha demolito i due piani del laboratorio di genetica, danneggiando la farmacia e il pronto soccorso” e danneggiato altri edifici attrezzati per i ricoveri compresa la chiesa di San Filippo. “Appena venti minuti prima delle bombe, l’esercito ha ordinato a tutti i pazienti, al personale e agli sfollati di evacuare” e durante la fuga è morto un bambino tolto dalla terapia intensiva. “Chiediamo alla comunità internazionale di fermare i raid israeliani su strutture sanitarie e umanitarie”, era l'appello della diocesi, caduto nel vuoto, eppure come sottolineava anche l’Alto comitato presidenziale per gli affari della Chiesa in Palestina “l’attacco, portato nella domenica delle Palme, uno dei giorni più sacri del calendario cristiano, costituisce violazione della sacralità religiosa e della legge internazionale”.
Hamas ha condannato il bombardamento dell’ospedale al-Ahli da parte dell’esercito israeliano: “Questo crimine orribile sottolinea che abbiamo a che fare con un’organizzazione criminale canaglia che viola palesemente le leggi, i regolamenti e le norme umanitarie, operando sotto la copertura e la complicità degli statunitensi e senza alcuna responsabilità internazionale”.
In questo caso Trump non ha avuto nulla da commentare, aveva già cofermato il via libera ai progetti nazisionisti nel secondo incontro alla Casa Bianca con Netanyahu del 7 aprile, progetti che comprendono la pulizia etnica e il genocidio palestinese, che non conoscono soste a Gaza come in Cisgiordania, allo scopo di cacciare definitivamente i palestinesi.
Dai brevi resoconti di stampa usciti dal secondio vertice dei due criminali imperialisti, come quello del New York Times , risulta che alla domanda di un giornalista se la sua proposta di emigrazione da Gaza fosse ancora sul tavolo, Trump abbia risposto vagamente che si trattava di “un’idea che avevo” e che sembrava piacere alla gente, prima di passare la domanda a Netanyahu. Che rispondeva con “ci vorranno anni per ricostruire Gaza. Nel frattempo, la gente può avere un’opzione. Il Presidente Trump ha una visione. Vari paesi stanno rispondendo a questa visione”, e il suo governo infatti ha varato un ufficio apposito per “l'emigrazione volontaria”, leggi pulizia etnica, dei palestinesi da Gaza. Al momento non è dato di sapere quanti e quali siano questi paesi mentre al contrario i nazisionisti, dopo aver distrutto il sistema ospedaliero, bloccano persino l'uscita dei circa 12.500 pazienti che necessitano ancora urgentemente di evacuazione medica, come denunciato il 10 aprile dal vice-portavoce delle Nazioni Unite, Farhan Haq.
Intanto in poco più di due settimane gli occupanti hanno costruito il cosiddetto “Corridoio Filadelfia 2” o “Asse Morag”, una zona militare presidiata dal 12 aprile dai soldati che sparano a alzo zero su chiunque volesse passare, che separa le città di Khan Yunis e Rafah. La striscia di Gaza si trova quindi col confine egiziano presidiato dagli occupanti col Corrodoio Filadelfia e tagliata in tre parti dal nuovo corridoio Morag e dal precedenta Netzarim al centro. L'istituzione delle tre zone militari e l'allargamento della fascia esterna di confine lungo tutto la striscia sono nella pratica una occupazione militare di circa il 20% della superficie totale di Gaza.

Rioccupare Gaza
Il nuovo rapporto di Breaking the Silence (Rompere il Silenzio), un gruppo israeliano per i diritti umani, pubblicato il 7 aprile e stilato sulla base di testimonianze raccolte fra ufficiali e soldati delle forze di occupazione che hanno preso parte alla creazione della zona cuscinetto lungo il confine di Gaza con Israele denuncia fra le altre le uccisioni indiscriminate e la distruzione deliberata di infrastrutture civili, ossia di crimini di guerra. Come la politica di “distruzione diffusa e deliberata” per creare un perimetro di sicurezza che si estendeva tra gli 800 e 1.600 metri di larghezza sul confine di Gaza. “Per creare questa zona, Israele ha lanciato una grande operazione di ingegneria militare che, tramite distruzione di massa, ha completamente rimodellato circa il 16% della Striscia di Gaza, un’area che in precedenza ospitava circa il 35% dei terreni agricoli di Gaza”, afferma il rapporto, “le zone industriali e le aree agricole che servivano l’intera popolazione di Gaza sono state devastate, indipendentemente dal fatto che tali aree avessero o meno un collegamento con i combattimenti”. “Le testimonianze dimostrano che ai soldati è stato dato l’ordine di annientare deliberatamente, metodicamente e sistematicamente tutto ciò che si trovava all’interno del perimetro designato, inclusi interi quartieri residenziali, edifici pubblici, istituti scolastici, moschee e cimiteri, con pochissime eccezioni”, afferma il documento, e i palestinesi che osavano entrare nel perimetro, anche accidentalmente, venivano presi di mira, tra cui uomini, donne, bambini e anziani civili.

A vuoto gli appelli Onu
I palestinesi di Gaza sono stati “intrappolati, bombardati e affamati di nuovo”, denunciava una dichiarazione congiunta rilasciata il 7 aprile da sei agenzie delle Nazioni Unite nella quale si chiedeva ai leader mondiali di agire con urgenza per garantire che cibo e aiuti arrivino ai palestinesi nella Striscia. L'appello, caduto nel vuoto come iu precedenti, firmato dai responsabili di OMS, UNICEF, WFP, OCHA, UNRWA e UNOPS, denunciava il blocco totale degli ingressi di aiuti e beni di prima necessità nella striscia di Gaza attuato dagli occupanti sionisti a partire dal 2 marzo e che le scorte entrate durante il breve periodo di tregua stanno esaurendosi. “Con l’inasprimento del blocco israeliano su Gaza, ormai al suo secondo mese, facciamo appello ai leader mondiali affinché agiscano con fermezza, urgenza e decisione per garantire il rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario”, uno dei tanti diritti mandati al macero dai nazisionisti, dai loro complici imperialisti occidentali, Ue in testa, dalla Russia di Putin e in particolare dalla nuova politica bellicista di Trump.
Nessuna risposa all'appello neanche dopo l'intervento del Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, “gli aiuti si sono esauriti e le porte dell’orrore si sono riaperte” nella Striscia di Gaza. Guterres affermava che “Gaza è un campo di sterminio e i civili sono in un circolo vizioso senza fine”, e che Israele, in quanto potenza occupante, ha l’obbligo, ai sensi del diritto internazionale, di garantire che cibo e forniture mediche arrivino alla popolazione. “La strada attuale è un vicolo cieco, totalmente intollerabile agli occhi del diritto internazionale e della storia”, affermava. Ignorato.

In Cisgiordania come a Gaza, a Gaza come in Cisgiordania
“La guerra di Israele nella Striscia di Gaza ha avuto un lento ma decisivo scivolamento: da un duro obiettivo militare a una missione fondamentalmente politica, è stata ripresa la nozione di riconquista di Gaza da parte di Israele. Con l’aiuto di Trump, Netanyahu ora parla costantemente di un esodo palestinese”, commentava un servizio del quotidiano israeliano Haaretz del 10 aprile. Fra le dichiarazioni condivisibili, il quotidiano sosteneva che quando a gennaio l'esercito ha dato il via alle operazioni militari nel cuore delle città palestinesi in Cisgiordania, gli osservatori hanno iniziato a preoccuparsi che Israele stia replicando lì la sua vasta distruzione della Striscia di Gaza. In questo momento, queste osservazioni sono corrette. A Jenin, Tulkarem, Nablus e nel campo profughi di Nur Shams l’esercito ha distrutto edifici e infrastrutture civili e ha cacciato circa 40.000 Palestinesi dalle loro case, creando una nuova crisi di massa di sfollamento. L’operazione continua. Ma se l’esercito israeliano sta portando Gaza in Cisgiordania, il governo israeliano sta portando la Cisgiordania a Gaza con l’obiettivo di un controllo permanente. Una politica, denunciava Haaretz, che rappresenta il proseguimento coerente delle politiche di occupazione in atto da decenni; in Cisgiordania, in violazione dell'Accordo di Oslo del 1995, dove l’operazione militare sta cancellando l’ultimo piccolo segmento di territorio che operava sotto una parvenza di controllo locale palestinese, la cosiddetta Area A, l'ultima rimasta fuori dal controllo ferreo di Israele attuato nel 2002, anch'esso in violazione di Oslo, non solo sull’Area C (circa il 60 percento della Cisgiordania) da dove era già iniziata l'espulsione della popolazione palestinese, ma anche sull’Area B (un altro 20 percento circa) che sarebbe spettata al promesso Stato palestinese. In realtà, notava Haaretz , negli ultimi anni, gli insediamenti, le infrastrutture circostanti, la presenza dell’esercito, le zone cuscinetto, le “terre statali” e la diffusione agricola dei coloni si sono tutti irradiati verso l’esterno, persino riversandosi nell’Area B, cancellando di fatto e non da ora i diritti palestinesi. Già cinque anni fa, con la discussione che avrebbe portato agli Accordi di Abramo patrocinati da Trump, Netanyahu aveva manifestato la volontà di dichiarare la sovranità israeliana su alcune parti della Cisgiordania, che però de facto era già avvenuta. Questo percorso può essere replicato per la definitva occupazione anche di Gaza, sostenuta solo pubblicamente da una parte del governo nazisionista ma largamente condivisa dai sicari del criminale premier.
Riporta Haaretz che premier e ministro della guerra Katz hanno iniziato ad annunciare sfacciatamente che Israele “acquisirà territorio” e che questo territorio sarà “annesso al sistema di difesa israeliano“. Dopo la rioccupazione del corridoio Netzarim, che divide Gaza tra nord e sud, hanno definito la nuova zona sotto controllo diretto dell'esercito come “corridoio Morag” che non a caso prende il nome da un insediamento nell’area che è stato smantellato durante il ritiro da Gaza nel 2005; l'obiettivo sarebbe quello di cacciare la popolazione palestinese e creare un'unica zona militare cuscinetto fino al corridoio Filadelfia, al confine con l'Egitto. Una occupazione che si estenderebbe un passo per volta a Gaza come quella in Cisgiordania. Impunita, come impunito è il genocidio palestinese. Che al 13 aprile conta 50.944 morti e 116.156 feriti.
Dopo il massacro del 9 aprile di Al-Shujaiyya, nella città di Gaza, dove gli aerei sionisti avevano lanciato bombe altamente distruttive su un isolato residenziale densamente popolato e causato almeno 40 morti, di cui 8 bambini, e 50 feriti mentre altre vittime restavano sotto le macerie della decina di abitazioni demolite dalle bombe, l'Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani evidenziava che l’attacco sionista “era stato coordinato e deliberatamente diretto contro i civili, confermando la natura illegittima dell’operazione e qualificandola come un grave Crimine internazionale che giustifica il perseguimento penale e la piena responsabilità”. Constatava che “l’Uccisione di Massa dei palestinesi è stata normalizzata, suscitando solo silenzio, come se Israele potesse apertamente e senza timore di ripercussioni morali o legali togliere la vita a civili palestinesi. Questa triste realtà sembra essere stata implicitamente accettata dalla comunità internazionale” e che “la tolleranza della comunità internazionale nei confronti di questo Modello Criminale in corso non è semplicemente un fallimento morale, ma costituisce una grave violazione degli obblighi giuridici statali e internazionali. Questa tolleranza trasforma di fatto l’Uccisione di Massa dei palestinesi da un atto Criminale a una politica pubblicamente attuata. In questo contesto, il silenzio globale equivale a una palese inadempienza al dovere legale di prevenire e punire il Genocidio, come previsto dalla Convenzione del 1948 per la prevenzione e la punizione del Crimine di Genocidio”.

16 aprile 2025