Vietate occupazioni e proteste
Il manganello dei presidi contro gli studenti che protestano
Denunce, sospensioni, bocciature e 6 in condotta ai promotori

Da Roma a Milano, da Bologna a decine di altre città del Nord, Centro e Sud Italia i dirigenti scolastici hanno impugnato il manganello disciplinare, imposto dal ministro fascioleghista Valditara con la controriforma del voto in condotta, per punire le studentesse e gli studenti protagonisti delle occupazioni dei mesi scorsi.
A partire dagli inizi di aprile una sfilza di denunce, esposti, richieste di risarcimento danni alle famiglie, sanzioni disciplinari, sospensioni e 6 in condotta si è abbattuta su decine di “studenti scelti arbitrariamente tra quanti hanno occupato” gli istituti scolastici per protestare contro i tagli all'istruzione del governo neofascista Meloni, le controriforme del ministro fascioleghista Valditara, il DDL Sicurezza, il riarmo europeo e il genocidio del popolo palestinese.
A Roma, dopo le occupazioni di dicembre, gli studenti sono tornati a manifestare al liceo Virgilio dove sono stati identificati 14 studenti ritenuti “responsabili di fatti di rilevanza penale”.
A Milano per un'ora di occupazione 17 studenti dell'Istituto di Istruzione Superiore Nicola Moreschi si sono beccati diversi giorni di sospensione a testa suscitando le sacrosante proteste dei genitori.
A Bologna il preside del liceo classico Minghetti, Roberto Gallingani, dopo aver tentato a suon di minacce e intimidazioni di sventare l'occupazione dell'istituto, a fine marzo ha denunciato all'autorità giudiziaria una decina di studenti. Mentre altre decine di studenti bolognesi sono stati già “condannati” a tre giorni di sospensione (convertiti in lavori socialmente utili) e puniti con il 6 in condotta, che, secondo quanto previsto dalla controriforma Valditara, implica la sospensione del giudizio agli scrutini di giugno e l'obbligo di superare un esame di educazione civica, mentre i maturandi dovranno produrre un elaborato di cittadinanza e costituzione, da discutere nella prova orale degli esami di Stato.
“È la prima volta che accade, perché in passato le denunce erano contro ignoti” hanno commentato gli studenti bolognesi che a partire dai primi di aprile in segno di solidarietà coi compagni colpiti dai provvedimenti disciplinari hanno dato il via a una nuova serie di occupazioni dei licei Laura Bassi, Copernico e Arcangeli.
Momenti di tensione si sono invece registrati durante l’occupazione proclamata lunedì 7 aprile al Liceo Righi con la Digos ha fatto irruzione nell'istituto e, come hanno prontamente denunciato in un comunicato gli studenti del Collettivo Opposizione studentesca alternativa (Osa), ha usato “atti intimidatori” e proceduto alla “identificazione degli studenti dentro la scuola”.
Il 7 aprile la mobilitazione studentesca si è estesa anche al Liceo Scientifico Statale “A. B. Sabin”.
Nei giorni scorsi invece, il Collettivo studentesco del Minghetti ha lanciato un appello alla cittadinanza (che ha già raccolto oltre 15mila firme) e, per protestare contro gli “atti intimidatori” e il “clima di repressione”, gli studenti bolognesi hanno organizzato il 9 aprile un’assemblea cittadina sotto la sede del Comune in Piazza Maggiore: “Per confrontarci sul clima di repressione, che va a braccetto con la guerra, che abbiamo osservato a partire dal Minghetti, allo sgombero e denuncia dei due compagni incatenati sotto il palazzo della Prefettura, alle manganellate nella piazza contro il riarmo, fino agli atti intimidatori di presidi e Digos nelle scuole occupate”, recita il comunicato diffuso dagli studenti.
Nei loro interventi diversi studenti hanno dichiarato che la loro occupazione è stata un modo per “recuperare uno spazio di democrazia in cui esprimere il nostro dissenso al riarmo europeo, al Ddl sicurezza 1660, alla riforma della scuola Valditara e alle complicità del nostro governo con la pulizia etnica in corso contro il popolo Palestinese, in particolare in questo difficile momento dopo la rottura della tregua operata da Israele”.
Solidarietà durante gli interventi è stata espressa anche da una studentessa universitaria che ha informato sull'occupazione del dipartimento di Matematica. Mentre altri docenti bolognesi e ex studenti del Minghetti durante i loro interventi hanno paragonato l'occupazione dell'istituto a quella del Collettivo dell'ex Gkn di Campi Bisenzio (Firenze) dicendosi fra l'altro “spaventati per i provvedimenti disciplinari emessi contro ragazzi che si oppongono alla guerra, solidarizzano con la Palestina e si attivano in una società sempre più passiva”. Una mamma ha informato l'assemblea della lettera che i genitori degli studenti hanno spedito al dirigente Gallingani e ai docenti in cui esprimono “preoccupazione perché non c'è più spazio per manifestare il dissenso nella scuola, che invece dovrebbe educare anche quando c'è conflitto”.
Con grande coraggio e determinazione, in un comunicato diffuso sui social l'8 aprile gli studenti dell'Osa hanno fra l'altro ribadito che: “Siamo complici e solidali con gli studenti del Liceo Righi che ieri hanno deciso di occupare la loro scuola, seguendo l'ondata di mobilitazione aperta dal Liceo Minghetti. Di fronte alla protesta degli studenti che davanti si trovano un futuro fatto da guerra, sfruttamento, e repressione, la risposta è stata proprio quest'ultima: denunciamo gli atti intimidatori di identificazione degli studenti da parte della Digos dentro la scuola.
Il clima di repressione si inserisce nel quadro di una guerra interna al dissenso sociale che il nostro Paese sta facendo verso tutte le fasce della società, ne abbiamo l'esempio con le sospensioni e denunce volute da Valditara, ma anche con l'approvazione accelerata del DL Sicurezza.
Non possiamo che rispondere con la lotta a queste classi dirigenti che prima hanno distrutto la nostra formazione e oggi ci mandano in guerra per conto dell'UE, le stesse che nel frattempo reprimono il dissenso sociale e politico per preparare le nuove generazioni all'indifferenza verso un futuro di miseria”.

16 aprile 2025