La Repubblica Partigiana di Torriglia (Genova)

Dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”
L’origine, e la nascita, delle zone libere e delle Repubbliche Partigiane, corrispose con la stagione cruciale e culminante del movimento della Resistenza italiana nell’estate-autunno del ’44. Già si stava profilando la sconfitta dei Paesi dell’Asse e le truppe nazifasciste, che occupavano l’Italia, non avevano più il totale dominio del territorio. Accadde così che in molte zone di montagna gruppi organizzati di partigiani, con l’attiva collaborazione delle popolazioni contadine, iniziarono un’esclusiva esperienza di libertà.
Nella primavera-estate del ’44 il movimento partigiano visse un periodo particolarmente positivo. Le formazioni partigiane videro aumentare i propri effettivi riuscendo a dare vita a schieramenti più numerosi, meglio armati, meglio strutturati. Nello stesso tempo i nazifascisti, pressati dall’avanzata degli Alleati sul fronte meridionale, furono costretti a rinforzare la linea Gotica.
Fu in questo quadro d’insieme, e quindi nel cogliere le difficoltà che stava attraversando l’esercito tedesco e le bande fasciste della “repubblica di Salò”, che scattò in molte zone l’offensiva partigiana. Già dal ’43 i partigiani della Divisione Garibaldi Cichero martellavano le strade dell’Appennino Ligure: vie di comunicazione fra la costa e la pianura padana. Decidere un salto di qualità nella lotta antifascista divenne un passo necessario. Quel salto prese il via nel giugno ’44, con l’offensiva della Sesta Zona operativa partigiana. Vennero intensificate le azioni militari attorno alla cittadina di Bobbio. Per i nazifascisti venne obbligatorio ripiegare e spostare i loro presidi nei grandi centri urbani in direzione della valle del Po. La Divisione Garibaldi Cichero proseguì nella sua spinta portando a compimento, a fine giugno, la liberazione di una vasta zona compresa tra il fiume Trebbia e il fiume Aveto; partendo dal passo della Scoffera sino a Bobbio comprendendo, per cui, importanti località; Torriglia, Montebruno, Propata, Rondanina, Fontanigorda, Rovegno, Pareto, Ottone, Barbagelata, Lumarzo, Gorreto.
Al centro di questa zona liberata si trovava Torriglia, in cui venne insediata dal Comando partigiano una giunta comunale, e che ne diede, poiché centrale, il nome: Repubblica Partigiana di Torriglia. Tra le prime disposizioni che la giunta partigiana deliberò ci fu quella di fissare il prezzo del grano e dei principali generi alimentari e la quantità di derrate da assegnare a ogni famiglia. Riaprì in diverse frazioni, tramite la collaborazione di alcuni insegnanti sfollati dalle città, delle aule scolastiche. Venne pure decisa l’istituzione di tribunali partigiani.
La Repubblica Partigiana di Torriglia fu strategica non solo sul piano politico, poiché esempio anticipatorio di una libertà democratica riacquistata impreziosita, però, da elementi di modello socialista, ma fu strategica anche sul piano militare. Le forze partigiane, controllando quella vasta area, chiudevano la statale 45, la strada provinciale Bobbio-Chiavari e molte altre via di comunicazione locali, impedendo così al nemico il collegamento fra la costa Ligure e la valle del Po; zona in cui i nazifascisti avevano utilizzato come linea di ripiegamento.
Dalla fine di agosto 1944 i nazifascisti per recuperare questi territori a loro necessari e strategici organizzarono un contrattacco. Schierarono 30.000 uomini. Inquadrarono truppe tedesche e due divisioni italiane (Littorio e Monterosa) e altri gruppi fascisti della Liguria e del Piemonte e dell’alta Emilia. Seguì un periodo di durissimi combattimenti e rastrellamenti contro i partigiani, che sorretti a prezzo di enormi sacrifici da tutta la popolazione, riuscirono a resistere sino a gennaio del 1945 in cui, dopo la capitolazione di Bobbio e altri borghi urbani, dovettero dichiarare chiusa definitivamente l’esperienza della Repubblica Partigiana di Torriglia. Tuttavia, l’intera Val Trebbia restò sino al 25 Aprile ’45 uno dei cardini più importanti e determinanti per la lotta di Liberazione.
La Liberazione di Genova, a seguito dell’insurrezione avvenuta tra il 23 e il 26 aprile, fu l’unico caso in Europa in cui un intero contingente militare tedesco si arrese ai partigiani senza alcun intervento bellico degli anglo-americani. Il 25 Aprile del 1945, alle 19,45 a Villa Migone, il generale tedesco Gunther Meinhold firmava l’atto di resa davanti all’operaio comunista Remo Scappini, presidente del CNL, ponendo fine all’assedio della città. A Genova, i cosiddetti Alleati giunsero il 27 aprile ’45. Vennero accolti da una città martoriata, ma fiera di presentarsi ai vincitori del conflitto mondiale con una ritrovata dignità civile e morale ottenuta dal movimento partigiano e dalla Resistenza. Quando gli Alleati fecero l’ingresso a Genova i trasporti pubblici erano regolarmente funzionanti e l’ordine pubblico era sotto controllo, e garantito, dai partiti antifascisti riuniti sotto la direzione del Comitato di Liberazione Nazionale.

30 aprile 2025