Nella Gaza ancora sotto totale assedio
I nazisionisti massacrano i palestinesi nelle tendopoli. La Resistenza risponde con azioni militari
 
Il portavoce militare delle Brigate al-Qassam, braccio armato del movimento Hamas, Abu Obeida, ha dichiarato il 25 aprile che "i combattenti di al-Qassam continuano a combattere battaglie eroiche, a tendere imboscate controllate e ad aspettare che le forze nemiche li colpiscano con precisione, nel momento, nel luogo e nel modo da loro scelti". Ha affermato che "i combattenti, posizionati in sacche di resistenza e imboscate difensive, sono pronti allo scontro, uniti dal giuramento di resistere fino alla vittoria o al martirio" e che "le azioni eroiche dei nostri combattenti sul campo, da Beit Hanoun a Rafah, sono motivo di orgoglio, una straordinaria impresa militare e un appello a tutti i giovani della nazione e alle sue forze vitali." L'intervento del portavoce della principale formazione della Resistenza palestinese pubblicato sul suo canale Telegram commentava in particolare l'attacco dello stesso giorno dei combattenti delle Brigate al-Qassam alle forze occupanti nel quartiere di Shuja’iyya, ad est della città di Gaza, condotto con successo. Un risultato cofermato dalla radio dell'esercito sionista che dava conto di due soldati morti e tre feriti dell'unità di una brigata della riserva e delle forze speciali impegnate in una operazione di rastrellamento durante uno scontro durato un paio di ore.
Per quanto riguarda la situazione in Cisgiordania interveniva il 27 aprile un altro responsabile di Hamas, Abdelrahman Shadid, sottolineando che la guerra totale degli occupanti, con i continui attacchi a Jenin e Tulkarem e la demolizione di case e strutture a Hebron, Gerusalemme e in tutta la regione, "non è altro che un disperato tentativo di indebolire la resistenza del nostro popolo e spezzare la volontà delle sue basi". Shadid chiariva che la demolizione delle case in Cisgiordania, in particolare a Jenin e Tulkarem, fa parte della politica di occupazione volta a sfollare i palestinesi, minacciandone la stabilità e accelerando il piano di annessione e sfollamento ma questa non riuscirà a espellere il popolo palestinese o ad annientare la sua volontà, anzi i crimini dell'occupazione non lo scoraggeranno dal continuare la resistenza fino alla completa liberazione del territorio dagli invasori.
Nel bilancio stilato il 26 aprile dalla Commissione Internazionale per il Sostegno dei Diritti dei Palestinesi (ICSPR), e riportato da AssopacePalestina, si condanna fermamente il persistere del crimine di genocidio perpetrato dalle forze di occupazione israeliane per il 18° mese consecutivo, compresa la chiusura dei valichi di frontiera con la Striscia e il blocco degli aiuti umanitari per il 54° giorno consecutivo. Nel frattempo, le forze di occupazione continuano ad espandere la loro brutale offensiva militare dopo aver violato il 18 marzo 2025 l’accordo di cessate il fuoco. A ciò si aggiunge la distruzione dell’88% degli edifici, delle case, delle strutture e delle infrastrutture di Gaza, che le forze di occupazione israeliane continuano a prendere di mira, in particolare tende e centri di accoglienza, case e ospedali, utilizzando ogni tipo di arma proibita a livello internazionale, in modo indiscriminato e senza alcuna giustificazione. Tutto questo sta avvenendo in un contesto di carestia diffusa a causa del continuo blocco dei valichi, dell’impedimento degli aiuti umanitari e dell’esaurimento delle scorte alimentari, che ha aggravato e approfondito la catastrofe umanitaria di lunga data che minaccia la vita di 2,3 milioni di palestinesi a Gaza, metà dei quali sono bambini.
L’ICSPR riferisce che durante il mese di aprile le forze di occupazione hanno emesso circa 31 ordini di evacuazione forzata in diverse zone della Striscia, provocando lo sfollamento di oltre mezzo milione di persone che ora vivono in condizioni catastrofiche, in tende e rifugi sovraffollati e fatiscenti che ospitano migliaia di persone in zone frammentate e insicure, prive di servizi umanitari e sanitari. Il numero di sfollati continua ad aumentare ogni giorno a causa dei continui attacchi contro i civili e dei massacri perpetrati con ogni tipo di arma proibita. Questi attacchi uccidono e feriscono deliberatamente le persone all’interno dei rifugi e delle tende sovraffollati o distruggono le case rimaste sopra le teste di chi vi si trova all’interno. Ciò ha costretto la popolazione a vivere entro meno di 1/3 dell’area totale d Gaza, mentre la fame, la sete, le malattie e le epidemie si diffondono, tra il collasso dei servizi sanitari e umanitari e l’accumulo di rifiuti vicino agli insediamenti residenziali.
L’ICSPR afferma che le dichiarazioni dei funzionari israeliani e americani, insieme alla realtà sul campo, dimostrano una determinazione persistente a continuare la guerra di genocidio, mostrano un totale disprezzo per il diritto alla vita dei palestinesi e un totale disprezzo per tutte le norme del diritto internazionale umanitario, gli standard dei diritti umani, le misure della Corte Internazionale di Giustizia e le risoluzioni delle Nazioni Unite. E denuncia il vergognoso silenzio e l’inerzia della comunità internazionale di fronte al genocidio e alla punizione collettiva, che consentono all’occupazione di continuare la sua guerra e la sua aggressione per raggiungere i loro obiettivi dichiarati di liquidare la causa palestinese, sfollare la popolazione di Gaza, annettere la Cisgiordania e giudaizzare Gerusalemme.
Fuori Gaza, nel Sinai, ci sono 3mila camion carichi di aiuti di ogni tipo fermi in coda ai varchi di passaggio pronti ad entrare bloccati dai sionista impegnati piuttosto a radere al suolo gran parte della parte meridionale della Striscia, cancellando Rafah. Una punizione collettiva denunciata di nuovo dal commissario generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, dei due milioni di palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini, “la fame si sta diffondendo e aggravando, deliberatamente e artificialmente”, “gli aiuti umanitari vengono usati come merce di scambio e arma di guerra [da Israele nella Striscia di Gaza]”. E per l'ennesima volta cadeva nel vuoto la richiesta che “l’assedio di Israele deve essere tolto, i rifornimenti devono affluire, gli ostaggi devono essere rilasciati, il cessate il fuoco deve riprendere”.
Riguardo ai negoziati Hamas ha avanzato una nuova proposta, il rilascio in contemporanea di tutti gli ostaggi in cambio di cinque anni di cessate il fuoco. La risposta dei nazisionisti, prima che dal rifiuto formale giunto dopo diversi giorni, è venuta dalle bombe su tutta Gaza e sulla Cisgiordania che parlano da sole di genocidio e pulizia etnica, ossia di quell'obiettivo di cacciare tutti i palestinesi perseguito sia pure in forme diverse per 70 anni da tutti i governi sionisti, compresi quelli a guida laburista.
Al 28 aprile, il bilancio stilato dal ministero della Salute di Gaza contava “71 palestinesi uccisi e altri 153 feriti a seguito degli attacchi a Gaza nelle ultime 24 ore” e un totale di 52.314 morti e 117.792 feriti in 18 mesi di aggressione dei nazisionisti nella striscia.
La responsabilità di questa situazione sarebbe della Resistenza e non degli occupanti nazisionisti, è la sostanza dell'incredibile accusa pronunciata a Ramallah il 23 aprile dal decaduto presidente dell'Anp, Abu Mazen, nel discorso di apertura della 32a sessione del Consiglio centrale palestinese (la versione ridotta del parlamento dell’Olp, il Consiglio nazionale palestinese di cui la componente principale è Fatah, il partito del presidente). In una successiva dichiarazione il Comitato Centrale di Fatah ha invitato il Movimento di Resistenza Islamico, Hamas, a “smettere di guidare il destino del popolo palestinese secondo agende straniere (l'Iran, ndr)” e a smettere di ostacolare il processo nazionale palestinese, conformandosi agli sforzi del presidente e dell'Olp che adesso chiedono alla Resistenza di consegnare le armi e cedere il governo della Striscia all'Anp. Intanto il Consiglio palestinese per la prima volta nominava un vicepresidente, neanche concordato con le altre componenti palestinesi, come richiesto da Usa, Ue e nazisionisti per avere certezze sulla futura conduzione dell'organizzazione collaborazionista.
Hamas criticava la nomina a vicepresidente di Hussein al-Sheikh, definita una risposta a “decreti esterni” che approfondiscono una politica di esclusione e azione unilaterale, ignorando sia il consenso nazionale che la volontà del popolo palestinese e indicativa dell’intenzione della leadership dell’Olp di continuare a paralizzare le sue istituzioni invece di farne una piattaforma unificante per la lotta del popolo palestinese e delle sue fazioni attive. Hamas sottolineava che la priorità oggi è fermare l’aggressione, il genocidio e la campagna di carestia di “Israele”, e unire gli sforzi per resistere all’occupazione e all’espansione delle colonie, e esortava tutte le fazioni e le forze palestinesi a respingere la nomina e a concentrarsi sulla ricostruzione dell’Olp su basi nazionali e democratiche, libere da influenze straniere, in un modo che rappresenti autenticamente il popolo palestinese e ne sostenga la giusta causa.

30 aprile 2025