80° Anniversario della Liberazione dell'Europa
Celebriamo con orgoglio, sentimenti e spirito di lotta antifascisti e antinazisti la grande vittoria storica su Hitler e Mussolini
Il 9 Maggio 1945, pochi giorni dopo il suicidio di Hitler e la conquista di Berlino da parte dell'Esercito Rosso sovietico, che il 1° Maggio aveva issato la bandiera rossa con la falce e martello sulle rovine del Reichstag, la Germania nazista capitolava agli alleati e si concludeva la 2ª Guerra mondiale.
Il merito principale della sconfitta del nazismo hitleriano, che dal settembre 1939 aveva messo a ferro e fuoco e invaso l'intera Europa, è della gloriosa Unione Sovietica e dell'eroico Esercito Rosso guidati da Stalin, che sopportarono il peso di gran lunga maggiore della lotta all'ultimo sangue contro la belva nazista, pagando un tributo di ben 27 milioni di morti, ai quali andrà in eterno la riconoscenza degli antifascisti e dei popoli amanti della libertà di tutto il mondo. Così come in eterno vivrà la gloria delle battaglie epiche di Mosca, Stalingrado e Kursk, che cambiarono il corso della guerra frantumando la macchina da guerra nazista, fino ad allora considerata invincibile, aprendo così all'Esercito Rosso la via di Berlino e ai popoli europei quella della liberazione dalla sanguinaria dominazione nazifascista.
No al rovesciamento della verità storica
Oggi, a 80 anni da quella data gloriosa, si è determinato un completo rovesciamento di questa verità storica, ad opera della storiografia borghese e dei mass-media asserviti ai governi imperialisti dell'Occidente – Usa, Regno unito e Unione europea – che non solo attribuiscono a Usa e Gran Bretagna, e in particolare allo sbarco in Normandia del giugno 1944, il merito principale della sconfitta del nazifascismo, minimizzando il contributo dell'Unione Sovietica e legandolo comunque agli aiuti “decisivi” in armamenti ricevuti dagli anglo-americani, ma arrivano perfino ad attribuire a Stalin la responsabilità dello scoppio della guerra. E ciò a causa della sua presunta “alleanza” con Hitler, che sarebbe stata sancita col patto di non aggressione dell'agosto 1939 con cui i due si sarebbero “spartiti” la Polonia.
Infatti oggi l'Europa celebra il 9 Maggio non come la “Giornata della vittoria dei popoli” stabilita nel 1946, ma come la “Giornata dell'Europa”, con riferimento al 9 maggio 1950, data della presentazione del Piano Schuman che pose le basi economiche dell'attuale Ue imperialista. Mentre con l'infame e antistorica risoluzione del 2019 del parlamento europeo, che equipara il comunismo al nazismo, si è arrivati a ribaltare la liberazione dei paesi dell'Europa orientale da parte dell'Armata Rossa come una sanguinaria e oppressiva occupazione da parte dell'Unione Sovietica di Stalin, ancor peggiore di quella hitleriana.
Lo stesso dittatore fascista e imperialista Trump, con un post su X del 1° Maggio scorso, è arrivato a rivendicare agli Stati Uniti il ruolo storico principale della sconfitta del nazifascismo, sostenendo che “noi abbiamo fatto più di ogni altro Paese, di gran lunga, nel produrre un risultato vittorioso nella II Guerra mondiale”, che “nessuno fu simile a noi in termini di forza, coraggio, o fulgore militare”, e che d'ora in avanti “noi ricominceremo a celebrare di nuovo le nostre vittorie”!
È altrettanto vero, però, che quest'infame falsificazione della storia, per avvelenare le menti delle giovani generazioni europee e impedire che vengano a conoscenza del grande patrimonio storico del movimento operaio internazionale, non sarebbe stata possibile senza il concorso del revisionismo, a partire dal tradimento kruscioviano del 1956 che aprì la strada alla trasformazione dell'Urss socialista di Lenin e Stalin in una dittatura borghese socialimperialista, per poi crollare e dissolversi nel 1991. Fino a diventare, attraverso i decenni successivi di capitalismo oligarchico, la Russia imperialista, neozarista e aggressiva di oggi sotto la dittatura di Putin.
Come è iniziata la 2ª Guerra mondiale
È evidente che l'aggressione nazizarista all'Ucraina fornisce il più potente argomento strumentale agli imperialisti occidentali per riscrivere anche la storia della 2ª Guerra mondiale, ribaltando l'importanza del contributo dell'Urss rispetto a quello degli alleati anglo-americani e criminalizzando la figura di Stalin, fino a fare un perfido parallelo tra l'invasione putiniana dell'Ucraina con l'occupazione della Polonia orientale da parte dell'Armata Rossa, prevista dal patto Molotov-Ribbentrop. Mentre essa consentì invece all'Unione sovietica di tenere a 300 km dal proprio confine le armate naziste e proteggere dalla loro furia oltre 10 milioni di persone, tra minoranze bielorusse, ucraine, lituane, ebree ecc., nonché salvare decine di migliaia di profughi ebrei fuggiti dai territori occupati dai nazisti.
Il patto tedesco-sovietico del 23 agosto 1939 non fu un'“alleanza” tra Hitler e Stalin, ma un patto di non aggressione, a cui Stalin dovette adattarsi tatticamente e temporaneamente per non rischiare di essere lasciato solo a fronteggiare la Germania nazista, dopo l'infame patto di Monaco del 1938 con cui Francia e Gran Bretagna, con l'assenso degli Stati Uniti, davano via libera a Hitler per annettersi la Cecoslovacchia, con l'intento di ammansirlo e di indirizzare la sua aggressività espansionista verso l'Unione sovietica. Un intento confermato chiaramente dalla mancata risposta di Chamberlain e Daladier, denunciata allora perfino dall'anticomunista Curchill, alle insistenti proposte di Stalin di formare insieme un'alleanza antinazista a tre, ripetute invano fino a pochi giorni prima della sigla del patto. Inoltre, in quei giorni dell'agosto 1939, l'Urss stava già fronteggiando un'invasione dell'imperialismo giapponese dalla Manciuria, e non poteva assolutamente rischiare di restare sola a combattere su due fronti: questa è la verità dei fatti, riconosciuta anche dagli storici borghesi obiettivi, non quella che sostengono gli storici e pennivendoli compiacenti alla Galli della Loggia e Paolo Mieli.
L'enorme contributo di sangue dell'Urss
Come si sa quel patto fu poi rotto proditoriamente da Hitler il 22 giugno 1941 con l'“operazione Barbarossa”, dopo che già da un anno si era impadronito di tutta l'Europa continentale, quando le armate della Germania e dei suoi alleati – l'Italia di Mussolini, la Finlandia, la Bulgaria, la Romania, l'Ungheria e la Slovacchia, per un totale di 250 divisioni - attaccarono improvvisamente l'Unione Sovietica su tutta la linea di confine che andava dal Mar di Barents al Mar Nero, travolgendo le difese sovietiche, seminando dappertutto morte e distruzione, assediando Leningrado e spingendosi in pochi mesi fino alle porte di Mosca.
Tuttavia quello fu anche il punto più alto raggiunto dalla imbattuta macchina da guerra hitleriana, che per la prima volta in quasi due anni di guerra fu fermata e costretta ad arretrare da Mosca, respinta con forti perdite dalla tenace resistenza dell'Armata Rossa e del popolo sovietico sotto la ferma Direzione di Stalin. La battaglia di Mosca, tra l'autunno 1941 e il gennaio 1942, fu la prima persa dall'esercito nazista dall'inizio della guerra, e riaccese la speranza di tutti i popoli europei che soffrivano sotto il tallone di ferro di Hitler e Mussolini. Le altre due grandi battaglie, che impressero una svolta definitiva alla guerra decretando già da allora l'ineluttabile disfatta del reich nazista, furono la battaglia di Stalingrado (settembre 1942-gennaio 1943) e la battaglia di mezzi corazzati di Kursk (luglio 1943). Dopo di esse le divisioni tedesche non fecero che arretrare davanti alla marcia inarrestabile dell'Armata Rossa, che le respinse e distrusse fino a Berlino e Vienna.
Enorme e senza paragoni, fra le nazioni alleate, fu il tributo di sacrifici e di sangue pagato dai soldati e dai popoli dell'Unione Sovietica alla vittoria sul nazifascismo e alla liberazione dell'Europa. Secondo le fonti più attendibili le perdite dell'Urss ammontarono a circa 27 milioni di persone, di cui circa 10 milioni e 600 mila militari, tra soldati e partigiani morti sul campo e quelli morti nei lager nazisti, e poco meno di 16 milioni di civili, morti per rappresaglie, genocidi, campi di lavoro e di sterminio, fame e malattie. Perdite assolutamente imparagonabili a quelle subite in Europa dalle altre nazioni della coalizione anti-nazifascista, se si pensa che per quanto riguarda i militari non si arriva al milione di uomini in tutto; tra cui 170 mila americani, 330 mila britannici, 250 mila francesi, 39 mila canadesi, 39 mila australiani e 12 mila neozelandesi.
L'Urss socialista decisiva per la vittoria
Lo sproporzionato numero di morti dell'Urss, rispetto alle altre nazioni in guerra nel teatro europeo, si spiega col fatto che la condotta delle armate hitleriane fu di gran lunga più feroce e spietata in Urss rispetto al resto d'Europa, essendo i popoli slavi considerati di razza inferiore dai nazisti e destinati a essere sterminati senza pietà o ridotti in schiavitù, come teorizzato apertamente nel Mein kampf
di Hitler; compresi i militari fatti prigionieri, che venivano passati subito per le armi o inviati a morire di fame e di stenti nei campi di lavoro all'Ovest. Mentre ai soldati anglo-americani fatti prigionieri, erano concessi in generale trattamenti più in linea con le convenzioni di guerra.
D'altra parte è l'Urss che dovette affrontare il grosso della macchina bellica nazista, allora la più agguerrita, preparata e tecnologicamente avanzata del mondo, che dopo essere rimasta padrona dell'Europa, salvo 4 divisioni inviate a combattere in Nord-Africa contro gli inglesi, e poche altre per presidiare il continente occupato, pote' concentrare tutta la sua forza all'Est: ben 179 divisioni, su un totale di 256. Che con l'aggiunta di quelle inviate dalle nazioni fasciste alleate della Germania raggiungevano le 240 divisioni operanti sul suolo sovietico.
Inoltre l'apertura di un secondo fronte europeo, che avrebbe molto aiutato ad alleggerire la pressione tedesca sull'Urss, fu rinviata più volte e con vari pretesti da Churchill e Roosevelt, nonostante le insistenti richieste di Stalin avanzate già dal 1942. Lo sbarco in Normandia fu deciso solo due anni dopo, quando l'Armata Rossa era già sulla via di Berlino e i due leader occidentali cominciavano a temere più l'avanzata sovietica, e di conseguenza del socialismo in tutta Europa, che la minaccia rappresentata dalla già agonizzante belva nazista.
Quanto agli aiuti bellici americani all'Urss, al pari dello sbarco in Normandia essi furono certamente utili, ma niente affatto determinanti per sconfiggere le armate naziste, rispetto allo sforzo immane, sul piano industriale bellico, che il paese socialista riuscì a mettere in campo con le sole sue forze. Anche perché tali aiuti furono molto limitati nei primi anni di guerra, quelli più duri da superare, non foss'altro perché l'industria bellica americana non era ancora a pieno regime: in pratica solo il 30% del loro totale arrivò tra l'ottobre 1941 e il giugno 1943, quando c'era già stata la vittoria di Stalingrado e mancavano solo due mesi a quella di Kursk.
La sporca strumentalizzazione di Putin
Solo chi non conosce la storia o è in totale malafede può dunque negare che l'Unione Sovietica socialista di Stalin è stata la principale artefice della vittoria su Hitler e Mussolini e della liberazione d'Europa dal nazifascismo. Ciò a prescindere dalla volgare, indebita e truffaldina appropriazione che ne fa il nuovo zar del Cremlino, che cerca di strumentalizzare la Grande guerra patriottica e il Giorno della vittoria sul nazifascismo per giustificare davanti al popolo russo e ai leader mondiali invitati alla parata del 9 Maggio sulla Piazza Rossa, la sua guerra di aggressione di stampo nazizarista all'Ucraina. Arrivando oggi, per blandire il sentimento di orgoglio che ancora sopravvive in quel popolo per quell'eroica epopea - lui che ha sempre attaccato e diffamato Lenin, Stalin e l'Urss socialista, ed esaltato viceversa la Russia imperiale zarista - a intitolare di nuovo a Stalingrado l'aeroporto (ma solo quello) dell'odierna Volgograd, così rinominata dalla cricca revisionista sovietica durante la “destalinizzazione”.
Al nuovo zar e alle sue menzogne per coprire la sua guerra di aggressione imperialista dietro il pretesto della “denazificazione” dell'Ucraina, si attagliano bene queste parole di Stalin sulla “forza dell'Esercito Rosso” e la “debolezza dell'esercito fascista tedesco”, pronunciate nell'Ordine del giorno n. 55 diramato il 23 febbraio 1942: “La forza dell'Esercito rosso consiste innanzi tutto nel fatto che esso non conduce una guerra di conquista, una guerra imperialistica, ma una guerra patriottica, di liberazione, giusta. […] Nessun soldato tedesco può dire di condurre una guerra giusta, perché il soldato tedesco non può non vedere che è costretto a combattere per il saccheggio e l'oppressione degli altri popoli. […] Ogni combattente dell'Esercito rosso può dire invece con fierezza di condurre una guerra giusta, di liberazione, per la libertà e l'indipendenza della sua patria”.
Celebriamo dunque il 9 Maggio, con orgoglio, sentimenti e spirito di lotta antifascisti e antinazisti, la grande vittoria storica su Hitler e Mussolini. Che il suo fulgido esempio ispiri oggi più che mai tutti gli antifascisti, gli anticapitalisti e i sinceri democratici europei, ad unirsi nella lotta contro il neofascismo e il neonazismo che avanzano di nuovo in tutta Europa. E, in Italia, li inciti a rispondere all'appello del PMLI a costruire un largo fronte unito antifascista per buttare giù con la lotta di piazza il governo del Mussolini in gonnella Meloni. Prima che riesca a completare il regime capitalista neofascista col premierato, il controllo del governo sulla magistratura e lo Stato di polizia, già preconizzati nel piano della P2.
7 maggio 2025