Biella. Un migliaio di manifestanti in corteo nel capoluogo laniero. Sì ai 5 referendum promossi dalla CGIL. Le bandiere del PMLI al fianco di quelle del PRC e del PCI

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Biella del PMLI
Sotto un meraviglioso sole primaverile che ha baciato la città di Biella, oltre un migliaio di manifestanti si sono ritrovati in piazza Martiri della Libertà per celebrare il Primo Maggio. Non una semplice ricorrenza, ma una giornata di lotta e di rivendicazione politica contro il sistema capitalistico e i suoi servi.
Alla manifestazione hanno preso parte tutte le categorie sindacali, unite nella denuncia della crescente precarietà e dello sfruttamento sempre più selvaggio che colpisce il mondo del lavoro. Presenti anche gli artigiani della CNA, a dimostrazione di come la crisi affligge anche i piccoli produttori strangolati dal grande capitale. Numerose le bandiere rosse che hanno colorato il corteo, tra cui quelle delle compagne e dei compagni del Partito della Rifondazione Comunista (PRC), del Partito Comunista Italiano (PCI) e del Partito marxista-leninista italiano (PMLI), che ha portato in piazza il cartello “Il Primo Maggio marciamo assieme contro il regime capitalista e neofascista di Meloni. Basta con Mussolini in gonnella”. Hanno partecipato delegazioni del Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra.
Durante il percorso i partiti con la bandiera rossa hanno scandito slogan di forte denuncia contro il lavoro precario, lo sfruttamento sistemico e il genocidio in atto a Gaza, perpetrato dal regime nazisionista israeliano con la complicità dei governi imperialisti, tra cui quello italiano. Sulla questione palestinese, la compagna Lucietta Bellomo, Segretaria della Federazione biellese del PRC, ha tenuto un breve comizio volante, in cui ha denunciato la complicità attiva del governo Meloni nel massacro del popolo palestinese. Ha ricordato che l’Italia, attraverso la fornitura di armi e il sostegno politico, è corresponsabile delle atrocità commesse contro il popolo di Gaza.
Il corteo ha ripetutamente intonato gli storici inni della classe operaia, come “Bandiera Rossa” e “L’Internazionale”, cantati con passione dalla stragrande maggioranza dei presenti, a testimonianza della viva memoria rivoluzionaria del proletariato. Giunti sotto la sede biellese del partito reazionario Fratelli d’Italia, del sindaco di Biella, Marzio Olivero, sono stati lanciati slogan contro la scandalosa decisione del Consiglio comunale di Biella, a maggioranza di destra, di non revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, criminale fascista e nemico storico della classe operaia. Tra gli slogan più partecipati si sono distinti: “Della Meloni non ne possiamo più, tutti uniti buttiamola giù!” e “Governo Meloni, governo dei padroni”, “Cittadino Mussolini disonore di Biella”, chiari segnali del rifiuto popolare verso un governo repressivo e nemico dei lavoratori.
A fronte di questo clima di mobilitazione, il segretario cittadino di Fratelli d’Italia, Cristiano Franceschini, ha tentato goffamente di alzare un polverone, denunciando la presunta frase “Morte ai camerati” udita dal corteo. Ma viene da chiedersi: perché Franceschini si sente chiamato in causa? Si considera forse anch’egli un “camerata”, termine con cui si designavano tra loro i gerarchi fascisti e nazisti, responsabili di crimini efferati in Italia e in tutta Europa? La nostra risposta è chiara: sì, molto probabilmente, egli si riconosce in quella tradizione criminale, e le sue parole lo confermano.
Ai Giardini Zumaglini si sono tenuti i comizi conclusivi. Lorenzo Boffa, segretario generale della CGIL di Biella, ha rivolto un appello a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori affinché partecipino attivamente ai referendum dell’8 e 9 giugno, votando 5 SÌ a favore dei quesiti proposti in difesa del lavoro, per la dignità dei salari e per il riconoscimento pieno di diritti ai lavoratori migranti. Ha preso la parola il segretario regionale della CISL, Luca Caretti, il quale ha insistito sulla necessità dell’unità sindacale per contrastare la dilagante precarizzazione, rivendicando aumenti salariali e pensionistici immediati.
Oggi per tutte e tutti i partecipanti al corteo è stato chiaro che la lotta non si esaurisce in una giornata. Il Primo Maggio deve essere ogni giorno, nelle fabbriche, nei quartieri popolari, nei luoghi dello sfruttamento, nelle scuole, nelle università e nelle piazze nella consapevolezza della necessità urgente di riaprire la strada per il rovesciamento del marcio sistema borghese e per la costruzione della nuova società socialista.

7 maggio 2025