Manifestazioni nazionali a Roma, Montemurlo (Prato) e Casteldaccia (Palermo)
Il 1 Maggio sul tema “Uniti per un lavoro sicuro”
A Montemurlo dirigenti nazionali del PMLI diffondono l'appello di Scuderi alle operaie e agli operai. A Torino Meloni in orbace, a Roma ritratti di Marx, Engels e Lenin. Il PMLI a Milano, Biella, Bolzano, Cesena, Firenze, Pontassieve, Barberino del Mugello, Fucecchio, Orvieto, Napoli e Catania invita a combattere il regime capitalista neofascista di Meloni
Concerto alternativo a Taranto

Per la sicurezza sul lavoro, ma anche contro il riarmo imperialista, il genocidio a Gaza, il decreto sicurezza e il governo neofascista Meloni, i bassi salari e lo sfruttamento capitalista; centinaia di migliaia di lavoratori sono scesi in piazza in decine di manifestazioni e cortei in tutta Italia per celebrare la Giornata internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del 1° Maggio.
Tre le manifestazioni nazionali indette dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil. A Montemurlo (Prato) dove sono confluite tutte le regioni del Centro e Nord Italia, Casteldaccia (Palermo) per il Sud e le Isole e Roma.
Tre luoghi simbolo della quotidiana strage di lavoratori sui luoghi di lavoro legati dallo slogan "Uniti per un lavoro sicuro". Un'ecatombe che continua ad insanguinare tutta Italia senza soluzione di continuità e che si è aggravata sotto il governo neofascista Meloni raggiungendo la cifra record di 1.090 morti sul lavoro certificati dall'INAIL nel 2024, 49 in più rispetto al record di 1041 morti del 2023, a testimonianza che la tanto sbandierata “patente a crediti” introdotta lo scorso ottobre per le imprese dell’edilizia non ha torto un capello ai grandi e piccoli imprenditori del settore dove si continua a registrare il maggiore numero di morti e incidenti sul lavoro.
A Montemurlo , nonostante il grave e inammissibile disimpegno della CGIL Toscana, che ha lasciato campo libero a Cisl e Uil, migliaia di manifestanti si sono radunati nella centralissima Piazza della Repubblica (Vedi articolo pubblicato a parte a cura dell'inviato speciale de “Il Bolscevico”).
Alla giovane operaia tessile, Luana D’Orazio, morta stritolata a soli 22 anni il 3 maggio 2021 mentre lavorava a un orditoio a cui erano stati criminalmente disattivati i dispositivi e le protezioni di sicurezza per aumentare la produttività dell'azienda, è stata intitolata una strada.
Dal palco sono stati ricordati anche i tanti altri omicidi sul lavoro causati dal brutale sistema di sfruttamento capitalista che impone, specie ai lavoratori stranieri, condizioni di lavoro schiavistiche in tutto il distretto industriale della Piana di Firenze, Prato e Pistoia. Fra i tanti sono state ricordate le morti atroci di Sabri Jaballah, operaio di origine tunisina, morto anche lui come Luana, a 22 anni, schiacciato da una macchina automatica apriballe nel febbraio 2021 in una ditta tessile di Montale (Pistoia); Giuseppe Siino morto nel settembre 2021 stritolato dagli ingranaggi di un macchinario a Campi Bisenzio; Gianni Gesualdi l'elettricista morto folgorato 19 luglio 2022 mentre stava lavorando alla cappa della cucina del ristorante Tortellove di via Tinaia a Prato; i cinque operai edili vittime del crollo nel cantiere Esselunga a Firenze del 16 febbraio 2024, le 7 vittime dell'esplosione nella centrale idroelettrica di Suviana del 9 aprile 2024 e i 5 morti per l’esplosione al deposito Eni a Calenzano del 9 dicembre 2024.
La mamma di Luana, Emma Marrazzo, dal palco degli oratori ha fra l'altro denunciato che: “La morte di Luana non è una morte bianca, non ci sto a definirla così: è una morte che ha tanto sangue, non solo quello di mia figlia, ma anche di me mamma, di mio figlio, del ragazzo, dei cugini... La mia è una battaglia per salvare tutti i lavoratori tutti i giorni, non solo il Primo Maggio. Mia figlia è morta per un 8% di produzione in più, questa è la sua scarpa che è volata via dopo aver fatto 4 e più giri trascinata dal macchinario. Queste bare rappresentano i morti sul lavoro e non sono vuote, non ci sto, voglio l’omicidio sul lavoro perché il processo per mia figlia si è chiuso con una condanna a due anni e una misera multa, la chiamo legge di comodo".
Alla manifestazione ha preso parte una qualificata Delegazione del PMLI, tra cui il vice portavoce nazionale del PMLI, compagno Erne Guidi, composta in grande maggioranza da compagne, con alla testa la Direttrice responsabile de “Il Bolscevico”, compagna Monica Martenghi, che hanno diffuso diverse centinaia di copie dell'Editoriale/Appello del Segretario generale e Maestro del PMLI, compagno Giovanni Scuderi: “Operaie e operai, parliamoci!”.
Un appello di fondamentale importanza per lo sviluppo e il radicamento del Partito ben accolto e apprezzato dai manifestanti. Per tutta la durata della manifestazione le compagne e i compagni della Delegazione hanno sventolato le bandiere e ostentato il cartello del PMLI con il manifesto ad hoc ripresi più volte dal TG3 e fotografati da vari altri cineoperatori.
Tra gli apprezzamenti e saluti rivolti da alcuni manifestanti quello della nipote del compagno Scuderi che ha detto: “Mio zio è una forza della natura”.
Al termine della manifestazione il compagno Scuderi ha rivolto un gradito ringraziamento ai membri della Delegazione del PMLI: “Per aver compiuto una importante missione e un volantinaggio storico per il presente e il futuro del PMLI e del proletariato”.
A Casteldaccia , altro luogo simbolo della lotta per un lavoro sicuro, dove il 6 maggio 2024 morirono Epifanio Alsazia, 71 anni, Giuseppe Miraglia, 47 anni, Roberto Raneri, 51 anni, Ignazio Giordano, 57 anni e Giuseppe La Barbera, 28 anni. Cinque operai della ditta Quadrifoglio che operava per conto dell’Amap nella rete fognaria del Comune, migliaia di lavoratori, giovani e pensionati provenienti da tutta la Sicilia e da varie regioni del Sud si sono radunati in Piazza Matrice.
Dal palco la segretaria generale della Cisl nazionale, Daniela Fumarola, insieme a delegati e lavoratori dei settori chimico, edile, sanitario, agroalimentare, dei trasporti e un rappresentante dei pensionati e vari segretari regionali di Uil e Cgil, hanno denunciato che gli ultimi dati Inail, relativi al 2024, parlano per la Sicilia di 81 morti sul lavoro, in aumento del 24,5% rispetto all’anno precedente, e di una crescita degli infortuni del 2,4% rispetto alla media nazionale. Con il dato record dei 22 incidenti sul lavoro che hanno coinvolto persone oltre i 75 anni e i 48 infortuni nella fascia fra i 70 e i 74 anni. Mentre nel corso dei primi 4 mesi del 2025 sono già 11 i morti sul lavoro in tutta la Sicilia.
“Casteldaccia rappresenta un simbolo perché è stata teatro di una strage e da questa piazza si deve ripartire per ribadire ancora una volta che non si può morire di lavoro” hanno sottolineano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Sicilia.
“Oggi che il lavoro non è più sinonimo di emancipazione e di libertà - ha aggiunto il segretario della Uil Sicilia Alfio Mannino - ma spesso, di esclusione sociale, precarietà e causa di morte, abbiamo il dovere in questo 1° maggio da Portella della Ginestra a Casteldaccia e dalle tante altre piazze siciliane di mobilitarci con tutte le nostre forze, per aprire una nuova stagione dei diritti, che possa avere una sua concreta realizzazione a partire dai cinque sì ai referendum dell’8 e 9 giugno”.
La progressiva precarizzazione del lavoro è certificata “dagli ultimi dati dell’Inps che in Sicilia vedono 375.988 contratti precari a fronte di 57.124 a tempo pieno e indeterminato. Questo si traduce in salari più bassi con il 30% degli occupati siciliani classificati come lavoratori poveri e un reddito annuo medio in Sicilia di 15.968 euro contro la media nazionale di 22.278 euro. Il risultato è che una famiglia siciliana su cinque è sotto la soglia di povertà, il 21,1% del totale contro il 10,8% di media italiana e con il 40% di siciliani a rischio povertà”.
Oltre che a Casteldaccia, altre centinaia di lavoratori hanno preso parte alla manifestazione organizzata dalla Cgil siciliana e dalla Camera del lavoro di Palermo per commemorare il 78esimo anniversario della strage del 1 Maggio del 1947 a Portella Della Ginestra con lo slogan "Partigiani del lavoro".
La commemorazione, per non dimenticare la prima strage di Stato, compiuta contro l'emancipazione economica, sociale e politica dei lavoratori siciliani e di tutta Italia, in cui il bandito Salvatore Giuliano e i suoi uomini, armati dalla mafia, dai latifondisti e dalla borghesia, e segretamente in contatto coi servizi segreti americani, trucidarono 11 persone tra braccianti, contadini, donne e bambini e ne ferirono tanti altri, è iniziata al cimitero di Piana degli Albanesi con la deposizione di una corona di fiori nella cappella per le vittime e con il raduno alla Casa del Popolo di Piana da dove è partito il corteo che ha raggiunto il pianoro di Portella e il memoriale della strage dove è stata deposta una corona di fiori. Al Sasso di Barbato i manifestanti hanno osservato un minuto di silenzio e poi la lettura dei nomi delle vittime da parte di Chiara Sciortino dell’associazione familiari di Portella della Ginestra.
Presenti tra gli altri il presidente dell'Anpi nazionale Gianfranco Pagliarulo e la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, che ha tenuto il discorso conclusivo.
A Roma migliaia di manifestanti, lavoratori e pensionati, provenienti da varie del Centro Italia hanno preso parte al corteo partito da Piazza Vittorio e conclusosi in Via Dei Fori Imperiali con l'intervento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini. In testa al corteo un grande striscione con la parola d'ordine "Per un lavoro stabile, sicuro, tutelato e dignitoso. L'8 e 9 giugno si vota si'" in riferimento ai 4 quesiti referendari sul lavoro dell'8 e 9 giugno prossimi. A seguire tanti altri cartelli e striscioni con su scritto “A questo lavoro ci ribelliamo”, “La guerra uccide il lavoro pure”.
Durante il suo intervento Landini, invece di chiamare i lavoratori alla mobilitazione e allo sciopero generale contro il governo neofascista Meloni, si è limitato ancora una volta a chiedere “una trattativa vera col governo sul lavoro” e in vista della convocazione dei sindacati a Palazzo Chigi dell'8 maggio ha ribadito che: “Non è il momento della propaganda”.
Molto più combattivo è stato invece il “corteo multiculturale” del 1° Maggio organizzato sempre a Roma dai sindacati di base e vari Collettivi studenteschi e movimenti di lotta a Torpignattara, quartiere della periferia est della Capitale.
Il corteo, a cui hanno preso parte alcune migliaia di manifestanti è partito da Largo Preneste ed è arrivato al Parco Sangalli. Armati di bandiere rosse, slogan, cartelli e le gigantografie di Marx, Engels e Lenin, i manifestanti hanno percorso le vie del quartiere al grido di: “Oggi non è festa ma è un giorno di lotta” e hanno protestato contro il governo Meloni, colpevole dei salari bassi e dello sfruttamento del lavoro, e il decreto sicurezza.
A Torino un partecipato e combattivo corteo di oltre 20 mila manifestanti, fra cui moltissimi giovani e giovanissimi, è partito da Piazza Vittorio e si è concluso in Piazza Solferino.
Lungo il percorso si sono viste tante bandiere rosse della Cgil, striscioni e cartelli contro il governo neofascista Meloni, la guerra, il genocidio a Gaza e il decreto sicurezza.
Molto combattivo lo spezzone di corteo organizzato dai sindacati di base, le associazioni pro Palestina, Centri sociali, Arci e Collettivi sfilati dietro un’enorme bandiera della Palestina e lo striscione con su scritto “Governo e Regione complici del genocidio a Gaza”.
Alcuni manifestanti sono sfilati con dei fantocci in gommapiuma che raffiguravano Donald Trump con le sembianze di un maiale e un cartello “Voglio la Groenlandia, Panama e le terre rare”, e la Mussolini in gonnella, Giorgia Meloni, vestita con camicia nera e orbace, la lingua biforcuta, uno scudo, una clava e un cartello appeso al collo con su scritto: “Decreto Sicurezza per criminalizzare il dissenso reprimere il conflitto sociale colpire lavoratori, studenti, migranti e chi lotta per la giustizia sociale e l'ambiente”. Poco distante anche il fantoccio di Bruno Vespa con in mano una telecamera e la scritta "Telemeloni".
Dal palco Federico Bellono (segretario generale Cgil Torino) ha ricordato che: “Siamo la terra di stragi come quelle della Thyssen, di via Genova, di Brandizzo” e che, secondo i dati dell'Inail, nei primi due mesi del 2025 sono state 13 le morti sul lavoro in Piemonte, mentre nello stesso periodo del 2024 erano 7. Le denunce d'infortunio da 42mila nel 2023 sono passate a oltre 43mila nel 2024.
A chiusura della manifestazione alcuni manifestanti dello spezzone organizzato dai sindacati di base sono riusciti a salire sul palco e dal microfono hanno ribadito il no alla guerra e al riarmo. "I soldi devono andare ai servizi e non alle armi". "Non abbiamo niente da festeggiare oggi perché sono tanti quelli che muoiono sui posti d lavoro, sono molti gli sfruttati e i precari. Per sicurezza sul lavoro non si sta facendo nulla", hanno aggiunto. Mentre altri compagni hanno dato alle fiamme le bandiere Usa, di Israele e dell'Europa.
A Biella (vedi articolo pubblicato a parte) oltre un migliaio di manifestanti si sono ritrovati in piazza Martiri della Libertà per celebrare il Primo Maggio. Non una semplice ricorrenza, ma una giornata di lotta e di rivendicazione politica e l'invito del PMLI a combattere il regime capitalista neofascista di Meloni. Numerose le bandiere rosse che hanno colorato il corteo, tra cui quelle delle compagne e dei compagni del Partito della Rifondazione Comunista (PRC), del Partito Comunista Italiano (PCI) e del Partito marxista-leninista italiano (PMLI) che ha portato in piazza il cartello “Il Primo maggio marciamo assieme contro il regime capitalista e neofascista di Meloni. Basta con Mussolini in gonnella”.
Il corteo ha ripetutamente intonato gli storici canti della classe operaia, come “Bandiera Rossa” e “L’Internazionale”. Tra gli slogan più partecipati si sono distinti: “Della Meloni non ne possiamo più, tutti uniti buttiamola giù!” e “Governo Meloni, governo dei padroni”.
A Prato, a pochi chilometri di distanza da Montemurlo il Sudd-Cobas Prato Firenze ha aperto le celebrazioni della Giornata internazionale dei lavoratori con l'inaugurazione di un memoriale davanti all'ex confezione “Teresa Moda” di via Toscana in ricordo dei sette operai cinesi morti il 1° dicembre 2013 nell'incendio del capannone al Macrolotto. Un’aiuola con una semplice targa dove in italiano e in cinese sono riportati i nomi degli operai morti e la scritta: “Nel cuore di chi lotta contro lo sfruttamento vivrà per sempre la loro memoria”.
“Questa non è una guerra tra cinesi e pachistani - ha detto Sarah Caudiero del Sudd Cobas prima di leggere i nomi delle sene vittime di 12 anni fa - Ci sono solo due razze, quella di chi sfrutta e quella di chi è sfruttato... Quando morirono i sette operai cinesi - ha ricordato Sarah Caudiero - il Comune di Prato (allora guidato dal centrodestra, ndr) non ritenne opportuno proclamare il lutto cittadino. Ora si vuole cancellare anche la memoria di quella tragedia, ma noi non ci stiamo”.
A conclusione dell'inagurazione sono risuonate le note de l'lnternazionale, in italiano, urdu e cinese ed è partita la Passeggiata rumorosa del Primo Maggio” tra i capannoni della zona industriale al Macrolotto 1.
Nel pomeriggio con un corteo con centinaia di manifestanti è partito dalla stazione di Porta al Serraglio fino ai giardini di via Carlo Marx nel quartiere del Soccorso. Un corteo molto colorato e combattivo per rilanciare la lotta contro lo sfruttamento e per dire no alla guerra: “Non vogliamo più sentire parlare di riarmo, la nostra battaglia sarà quella di non dover più inaugurare targhe per lavoratori morti”.
A Taranto Il “Concertone dell'Uno Maggio Libero e Pensante” con la parola d'ordine “Basta quei morti sul lavoro” è stato dedicato a Massimo Battista, ex operaio Ilva, tra i fondatori del Comitato che organizza il Concertone alternativo, morto il 7 ottobre del 2024, stroncato da un tumore.
A Milano (vedi corrispondenza pubblicata a parte) si sono svolti tre cortei con decine di migliaia di manifestanti e la combattiva partecipazione del PMLI. Al mattino è sfilato il corteo dei confederali partito dai Giardini Indro Montanelli e conclusosi in Piazza della Scala con alcune migliaia di partecipanti. Nel pomeriggio si è svolta invece la May Day Parade, promossa dai sindacati di base Cub, Adl Cobas, Usi Cit e Sial con associazioni, centri sociali e studenti che hanno dato vita a un lungo e partecipato corteo partito da Piazzale Loreto fino al Corvetto a cui hanno preso parte circa 10mila manifestanti, mentre il terzo corteo organizzato da Si Cobas, associazioni pro Palestina e Centri sociali è sfilato lungo Via Padova.
A Napoli q uattro gli eventi in città. Primo Maggio combattivo dei giovani, dei disoccupati e dei precari. Nutrita e qualificata partecipazione del PMLI. Cartello antiMeloni e bandiera del Partito superfotografati e ripresi. Tantissimi giovani, bellissima accoglienza delle masse popolari del rione Sanità (rimandiamo alla corrispondenza pubblicata a parte).
Come per il 25 Aprile, il PMLI ha mobilitato tutte le sue forze per essere presente nelle principali piazze per celebrare degnamente anche il 1° Maggio con decine di compagni, militanti e simpatizzanti del Partito che hanno preso parte alle varie iniziative svoltesi a Montemurlo (PO), Milano, Biella, Bolzano, Cesena, Firenze , Pontassieve , Barberino del Mugello , Fucecchio, Orvieto , Napoli e Catania (si vedano le corrispondenze pubblicate a parte).
A ciascuno di loro sono giunti i ringraziamenti di tutto il Partito per aver tenuto alte le insegne del PMLI e propagandato l'Appello del Segretario generale e Maestro del PMLI compagno Giovanni Scuderi alle operaie e agli operai.
Nella mail di ringraziamenti indirizzata alle Istanze intermedie e di base del PMLI, nonché alle simpatizzanti e ai simpatizzanti del Partito fra l'altro si legge: “Siamo fieri di voi e orgogliosi di avervi a fianco. Dopo le fatiche del 25 Aprile non vi siete risparmiati per il 1° Maggio tenendo alte le insegne del PMLI e prodigandovi nel volantinaggio.
Vi siamo profondamente grati per questa ulteriore dimostrazione di amore verso il Partito, le masse proletarie e popolari e la causa del socialismo.
Particolarmente importante la missione che è stata compiuta alla manifestazione nazionale di Montemurlo in provincia di Prato da parte di una delegazione del Partito composta a grande maggioranza da compagne, la prima volta a una manifestazione nazionale non a tema femminile. La delegazione ha voluto dare un sostegno concreto all'Appello del Segretario generale e Maestro del PMLI compagno Giovanni Scuderi alle
operaie e agli operai diffondendolo nell'importante occasione. Si sono particolarmente prodigati nella diffusione il vice Portavoce nazionale del PMLI compagno Erne Guidi e la Direttrice responsabile de "Il Bolscevico" compagna Monica Martenghi.
In genere, vi siete prodigati per coinvolgere i manifestanti più combattivi e vicini a noi nelle nostre parole d'ordine e per lottare assieme. In questo lavoro di fronte unito, sempre fondamentale in ogni occasione, specie quando siamo nelle manifestazioni, si sono particolarmente distinti i compagni napoletani.
Non da meno sono stati i compagni milanesi, ma per loro non è una novità; è una consuetudine, rafforzata dalle penetranti parole d'ordine da essi elaborate.
I creativi compagni napoletani, tra l'altro, hanno istituito un sistema per registrare a caldo le opinioni dei simpatizzanti, degli amici e di manifestanti a noi vicini e poi inviarle a "Il Bolscevico" per la pubblicazione.
A Firenze è scesa in piazza anche la compagna Patrizia Pierattini, una dei primi quattro pionieri del PMLI e cofondatrice del PMLI. Un segnale importante che dimostra che ella è ancora in grado di combattere i nemici di classe, nonostante l'età avanzata e i gravi problemi di salute. Come è evidente nel suo articolo "Note di poesia per il 1° Maggio" che ha scritto per "Il Bolscevico".
Encomiabili le compagne e i compagni che hanno colto l'occasione del 1° Maggio per diffondere l'Appello del compagno Giovanni Scuderi alle operaie e agli operai, oltre l'Editoriale del Responsabile della Commissione per il lavoro di masse del CC del PMLI compagno Andrea Cammilli.
Chi ha perso questa importante occasione, potevano bastare anche una decina di volantini, potrà in qualche modo rifarsi programmando una serie di volantinaggi davanti alle fabbriche e ai luoghi di lavoro. Il potente appello di valore storico non ha scadenze, è fondamentale per il presente e il futuro del PMLI e del proletariato.
Bravissimi ed esemplari i compagni Sesto di Catania e Michele di Laives (Bolzano) che non essendoci manifestazioni locali hanno volantinato davanti alcune fabbriche.
Siamo commossi ed entusiasti vedendo la foto del compagno Sesto Schembri mentre volantina in perfetto stile marxista-leninista e con la bandiera e il cartello del Partito bene in vista. Per nulla condizionato dall'età avanzata e dai problemi di salute.
Care compagne e cari compagni, ancora una volta voi avete dimostrato di essere la terza forza fondamentale del PMLI, dopo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista del Partito. Senza queste tre forze fondamentali il PMLI non esisterebbe.
Grazie di esistere, allora. E buon proseguimento per diventare sempre più forti ideologicamente, politicamente e organizzativamente. Studiate, occupatevi delle masse e volantinate avendo fiducia che alla fine riusciremo a dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso e quindi a trasformare la lotta di classe in lotta rivoluzionaria per la conquista del socialismo e del potere del proletariato.
Viva e lunga vita alle compagne e ai compagni, militanti e simpatizzanti del PMLI, che sono scesi in piazza il 1° Maggio 2025!
Calorosi e fraterni saluti marxisti-leninisti”.

7 maggio 2025