Genocidio palestinese
L'esercito nazisionista spara deliberatamente sui profughi in fila per gli aiuti
Hamas denuncia il crimine sionista di Kafr Malik, in Cisgiordania
 
L'Ufficio Stampa del Governo di Hamas nella Striscia di Gaza, in una dichiarazione del 29 giugno, denunciava che il numero di vittime palestinesi, civili in attesa di aiuti umanitari in poco più di un mese è arrivato a circa 580 martiri, 4.216 feriti e 39 dispersi. Invitava la comunità internazionale a fare pressione sull'occupazione sionista affinché apra i valichi, revochi il blocco e consenta l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia subito. Condannava di nuovo i crimini perpetrati dall'esercito di occupazione israeliano contro i civili affamati e riteneva l'occupazione israeliana, così come gli altri stati coinvolti nel genocidio contro i civili a Gaza pienamente responsabili in termini legali, storici e umanitari per aver perpetrato e sostenuto questo genocidio. Un genocidio verso il quale i paesi imperialisti complici dei nazisionisti chiudono entrambi gli occhi e che solo nella mattinata del 29 giugno registrava 88 morti e 365 feriti dai bombardamenti nazisionisti; il bilancio delle vittime della guerra genocida israeliana contro Gaza segna 56.500 martiri e 133.419 feriti.
Alimentano il genocidio palestinese gli ordini dei criminali nazisionisti che indicano ai soldati assassini schierati sul campo a “sparare deliberatamente sui palestinesi in fila per gli aiuti”. Un crimine palese che è confermato da una inchiesta pubblicata il 27 giugno dal quotidiano progressista israeliano Haaretz basata su conversazioni con ufficiali e soldati che rivelano come nell'ultimo mese sono stati i comandanti a dare l'ordine di sparare contro i palestinesi nei pressi dei siti di distribuzione degli aiuti umanitari per allontanarli o disperderli, nonostante fosse chiaro che non rappresentassero alcuna minaccia. In altre parole si conferma che il bersaglio dei nazisionisti è direttamente il popolo palestinese, e questo è un crimine di guerra; il bersaglio sono i civili di Gaza che i nazisionisti vogliono costringere ad andarsene “volontariamente” dalla Striscia secondo il piano concepito dai due criminali Netanyahu e Trump e avallato dagli alleati europei, la neofascista Meloni e il cancelliere democristiano Merz in testa.
Con una dichiarazione del 27 giugno la principale organizzazione della Resistenza palestinese, Hamas, chiedeva un'indagine internazionale sull'uccisione deliberata di civili affamati a Gaza da parte degli occupanti.
Il movimento di Hamas dichiarava che l'uccisione sistematica di civili affamati nella Striscia di Gaza costituisce un crimine flagrante e un'ulteriore prova della brutalità dell'occupazione e dei suoi leader fascisti, guidati dal criminale di guerra Benjamin Netanyahu, ricercato dalla Corte Penale Internazionale. Rilevava che il rapporto pubblicato dal quotidiano sionista Haaretz, che ha raccolto testimonianze di ufficiali e soldati dell'esercito di occupazione israeliano in merito alla ricezione di ordini e istruzioni dai superiori di sparare ai palestinesi vicino ai centri di distribuzione degli aiuti a Gaza, conferma ancora una volta il reale ruolo di questo meccanismo criminale come mezzo per sterminare e uccidere civili disarmati dopo averli affamati e maltrattati. Chiedeva alle Nazioni Unite di istituire una commissione internazionale d'inchiesta per esaminare questo crimine e assicurare i responsabili alla giustizia dinnanzi a tribunali internazionali e la ripresa della distribuzione di aiuti da parte dell'UNRWA e di tutte le organizzazioni umanitarie internazionali specializzate per porre fine all'ingiustizia e all'oppressione subite dal popolo palestinese nella Striscia di Gaza a causa dell'occupazione e della sua sistematica politica criminale di carestia.
L'organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere (Msf) registrava che le atrocità continuano a verificarsi nei siti di distribuzione alimentare gestiti da Israele e Stati Uniti a Gaza, luoghi dove “il massacro è mascherato da aiuti umanitari, e chiedeva l'immediato smantellamento della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), definta “una fabbrica di massacri”. Nel comunicato del 27 giugno MSF denunciava che “i quattro siti di distribuzione, tutti situati in aree sotto il pieno controllo delle forze israeliane dopo che le persone sono state sfollate con la forza, hanno le dimensioni di campi da calcio, circondati da punti di controllo, cumuli di terra e filo spinato. L'ingresso recintato offre un solo punto di accesso per entrare o uscire". "Gli operatori di GHF scaricano i pallet e le scatole di cibo e aprono le recinzioni, permettendo a migliaia di persone di entrare contemporaneamente e combattere fino all'ultimo chicco di riso", “se le persone arrivano in anticipo e si avvicinano ai checkpoint, vengono colpite. Se arrivano in orario, ma c'è un'affluenza eccessiva e saltano i cumuli e il filo spinato, vengono colpite", confermava Aitor Zabalgogeazkoa, coordinatore delle emergenze di MSF a Gaza.Zabalgogeazkoa, "se arrivano in ritardo, non dovrebbero essere lì perché si tratta di una 'zona evacuata', vengono colpite".
Gli aiuti non devono essere controllati da una parte in guerra per perseguire i propri obiettivi militari, evidenziava MSF. Le autorità israeliane hanno deliberatamente utilizzato una tattica di privazione alimentare contro i palestinesi di Gaza. Hanno trasformato l'approvvigionamento alimentare in un'arma, negandolo alla popolazione e poi limitandolo a un rivolo, in completa violazione del diritto internazionale umanitario. I principi umanitari esistono per consentire di facilitare l'assistenza a coloro che ne hanno più bisogno, con dignità. Gli aiuti devono essere erogati su larga scala, in linea con questi principi. La popolazione di Gaza ha un bisogno vitale e immediato del ripristino di un autentico sistema di aiuti e di un cessate il fuoco duraturo, per la propria stessa sopravvivenza.
Il sistema di distribuzione di cibo a Gaza, sostenuto da Stati Uniti e Israele, "sembra progettato per umiliare i palestinesi", denunciava Msf, la Ghf è solo "un simulacro di distribuzione alimentare che produce massacri a catena, e va chiusa subito", ha avvertito l'organizzazione che chiedeva di tornare al sistema di distribuzione degli aiuti coordinato dalle Nazioni Unite.
Due giorni prima il Commissario Generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione (UNRWA), Philippe Lazzarini, in una dichiarazione all'Agenzia Anadolu spiegava che l'esercito di occupazione stava effettuando attacchi quotidiani nella Striscia di Gaza mentre al di fuori del controllo delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali, Tel Aviv e Washington col progetto della cosiddetta "Fondazione Umanitaria per Gaza", costringevano migliaia di palestinesi affamati a scegliere tra morire di fame o essere colpite dall'esercito di occupazione. E una lunga fila di camion con gli aiuti umanitari era bloccata dall'assedio israeliano fuori dai confini della Striscia di Gaza, aiuti che l'UNRWA era pronta a distribuire.
La posizione dell'UNRWA era conseguente alla precedente, ennesima denuncia dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani (OHCHR) che con un comuncato da Ginevra del 24 giugno sosteneva che l’esercito israeliano deve smettere di sparare alle persone che cercano di procurarsi il cibo. Israele deve anche consentire l’ingresso di cibo e di altra assistenza umanitaria necessaria per sostenere la vita dei palestinesi a Gaza, in conformità con il diritto internazionale e i principi umanitari. Deve immediatamente revocare le restrizioni illegali imposte al lavoro delle Nazioni Unite e di altri attori umanitari. Gli stati terzi hanno l’obbligo di adottare misure concrete per far sì che Israele, la potenza occupante di Gaza, rispetti il suo dovere di garantire che alla popolazione siano forniti cibo sufficiente e beni di prima necessità.
MA nei progetti criminali dei nazisionisti non c'è solo il genocidio a Gaza. Fanno parte dello stesso progetto le aggressioni dei militari e dei coloni, la distruzione di case e poderi, l'espansione delle colonie, in altre parole la pulizia etnica in Cisgiordania in vista della sua quasi completa annessione. Salvo forse una ridotta da lasciare all'alleato collaborazionista Abu Mazen.
Un comunicato di MSF del 23 giugno avvertiva che mentre l'attenzione internazionale si spostava sull'escalation del conflitto tra Israele e Iran, le forze israeliane intensificavano le operazioni militari in Cisgiordania, in particolare nei governatorati di Jenin, Nablus e Tulkarem con azioni che “contribuiscono allo sfollamento forzato e a un sistema di annessione, tra cui la presenza militare prolungata, le restrizioni di movimento, le demolizioni, l'uso eccessivo della forza e la negazione dei servizi di base”. “L'ondata di restrizioni e violenze dell'ultima settimana sembra essere un'opportunità per le forze israeliane di consolidare il controllo, approfondire la frammentazione delle comunità palestinesi e rafforzare il sistema che la Corte Internazionale di Giustizia ha descritto come equivalente a segregazione razziale e apartheid", denunciava MSF che esortava “gli Stati terzi ad andare oltre le parole di condanna e a esercitare una pressione reale sulle autorità israeliane affinché pongano fine all'uso eccessivo della forza e revochino le restrizioni alla circolazione che bloccano l'accesso ai servizi essenziali e agli aiuti umanitari, e ad aumentare il sostegno alle comunità sfollate e isolate in tutta la Cisgiordania". Dai paesi imperialisti manco una parola. Neanche dopo l'assalto di coloni e soldati alla città di Kafr Malik, vicino alla sede dell'Autorità palestinese di Abu Mazen a Ramallah.
Gruppi di coloni, protetti dalle forze di occupazione, il 25 giugno assaltavano la città con un bilancio di tre morti e sette feriti tra i residenti palestinesi. Il Movimento di Resistenza Islamica, Hamas, sottolineava la necessità di una risposta delle istituzioni palestinesi per affrontare l'escalation di crimini dell'occupazione e dei suoi coloni. Esprimeva le sue condoglianze per i martiri caduti a Kafr Malik, elogiando la resistenza degli abitanti al barbaro attacco condotto da coloni e soldati dell'occupazione contro la città, un attacco che ha incluso l'incendio di case e veicoli e il terrore diffuso tra gli abitanti. “Questo crimine riflette una politica radicata nell'occupazione israeliana, che mira a colpire i civili palestinesi e sradicarli dalla loro terra", sosteneva Hamas che invitava anzitutto l'Autorità Nazionale Palestinese e il suo apparato di sicurezza ad assumersi le proprie responsabilità per proteggere il popolo palestinese, chiedendo l'immediato rilascio di tutti i detenuti politici e dei combattenti della resistenza imprigionati nelle prigioni dell'Autorità. Da Abu Mazen, anzi dal suo ministro degli Esteri, arrivava una “durissima” risposta di una ventina di righi pubblicata dall'agenzia Wafa, che invocava l'aiuto della Ue.
Il documento di Hamas evidenziava la necessità di “una resistenza globale e la formazione di comitati di protezione popolari e ufficiali per difendere i villaggi e le località palestinesi”, ribadiva che “il nostro popolo non resterà inerte di fronte a questa serie di crimini, massacri e sfollamenti”, sottolineava che tutte le forme di resistenza costituiscono “la risposta naturale e legittima al terrorismo dell'occupazione” e concludeva affermando che “il sangue dei martiri di Kafr Malik, come quello di tutti i martiri della Palestina, non sarà versato invano”, sarà carburante per la marcia verso la liberazione, finché la libertà non sarà conquistata, l'occupazione non sarà espulsa e lo Stato palestinese non sarà istituito con Gerusalemme come capitale.

2 luglio 2025