Si è ripetuto dopo pochi mesi il disastro di Calenzano e sfiorata una tragedia ancor più grave
Esplode deposito di Gpl: un morto, 50 feriti, devastazione a Roma Est
Alle 8 e 18 dello scorso 4 luglio in via dei Gordiani nel quartiere Prenestino, nella periferia est di Roma, si è verificata un'enorme esplosione in un deposito di gpl situato in una zona densamente abitata che solo per un caso fortuito non ha provocato una strage: il boato generato dalla deflagrazione è stato udito in varie parti della capitale anche a molti chilometri di distanza mentre la densa nuvola di fumo nero provocata dallo scoppio del gas esploso si è innalzata a forma di fungo per almeno duecento metri sul cielo del quartiere Prenestino ed è stata vista a decine di chilometri di distanza in molte parti della capitale e anche ai Castelli Romani.
Tutto era iniziato attorno alle 7 e 30, quando un camion cisterna adibito a rifornimento aveva urtato una conduttura di gas dell'impianto che aveva provocato una fuga del gas stesso e un successivo incendio. I vigili del fuoco, tempestivamente chiamati, erano giunti nell'area iniziando immediatamente le operazioni volte allo spegnimento dell'incendio. Insieme a loro erano giunte le forze di polizia che avevano immediatamente allontanato tutte le persone che si trovavano nelle vicinanze, bloccando anche la circolazione stradale attorno all'impianto. Una piccola esplosione nel deposito si era comunque già verificata pochi minuti dopo le 8 mentre già operavano nell'area i vigili del fuoco senza provocare danni a cose e a persone, ma la seconda esplosione è stata devastante e ha provocato nell'immediatezza una cinquantina di feriti, uno dei quali sarebbe morto alcuni giorni più tardi, e danni alle abitazioni adiacenti il deposito.
La persona deceduta il 9 luglio, a seguito delle ferite riportate, è Claudio Ercoli, responsabile della stazione di servizio Ecogasauto srl che gestiva il deposito di gpl, mentre i feriti, due dei quali sono in condizioni più gravi, sono sei vigili del fuoco, tre operatori del 118, quattro lavoratori che operavano nel deposito, undici poliziotti, un carabiniere e svariati residenti, passanti e lavoratori che si trovavano nell'area adiacente l'esplosione.
Per ciò che riguarda i danni materiali, l'impianto di gpl non esiste praticamente più, l'adiacente scuola d'infanzia "Romolo Balzani" – fortunatamente senza bambini e personale scolastico per le vacanze estive – è stata danneggiata molto gravemente dall'onda d'urto al punto da pregiudicare la riapertura di settembre, e gravi danni sono stati provocati all'adiacente impianto sportivo comunale "Villa De Sanctis", dal quale erano stati portati via tempestivamente una quindicina di bambini impegnati in uno stage estivo. Decine di appartamenti di alcune palazzine della vicina via Balzani hanno altresì lamentato vetri rotti alle finestre a causa dell'esplosione con danni anche all'interno delle abitazioni e danneggiamento anche di numerose auto parcheggiate nelle aree adiacenti l'esplosione a causa della ricaduta a terra di materiale.
Alla luce dei gravi danni effettivamente riportati sia dalla scuola d'infanzia sia dall'impianto sportivo – le due strutture più vicine all'impianto esploso - è doveroso ipotizzare che soltanto il periodo estivo – con la scuola chiusa e l'impianto sportivo scarsamente utilizzato e comunque subito evacuato – ha evitato una strage con decine o centinaia di morti che si sarebbe potuta verificare qualora l'esplosione fosse stata repentina e la scuola o il centro sportivo, o entrambi contemporaneamente, fossero stati pieni.
La Procura della Repubblica di Roma ha già aperto un'indagine per disastro colposo, anche se probabilmente la causa dell'esplosione sia da ricondurre a una perdita di gas dall’autobotte che stava rifornendo il distributore.
Ma un fatto è certo, e tornano in mente le considerazioni a suo tempo fatte dal nostro settimanale per il disastro che colpì Calenzano, nella Città metropolitana di Firenze, il 9 dicembre scorso quando un'esplosione in un deposito Eni ubicato nel centro urbano causò cinque morti e decine di feriti: il problema è quello della pericolosità di impianti di stoccaggio di benzina e di gas all'interno di centri abitati, con la differenza che Calenzano ha 18.000 abitanti e un solo impianto e Roma ne ha oltre 2.700.000 e decine di impianti spesso ubicati in zone densamente popolate.
Come a Calenzano erano stati ignorati dalle istituzioni locali i ripetuti allarmi lanciati sulla pericolosità del sito di stoccaggio, anche a Roma a nulla sono valsi gli allarmi dei residenti, con l'aggravante che il Comune e il V Municipio della capitale sono direttamente responsabili per la presenza vicino all'impianto di gpl di due strutture pubbliche frequentate da giovani, la scuola d'infanzia statale "Romolo Balzani" e l'impianto sportivo comunale "Villa De Sanctis".
La magistratura, come è accaduto con la tragedia di Calenzano in relazione alla quale la Procura della Repubblica di Prato ha emesso lo scorso marzo nove avvisi di garanzia a carico di sette dirigenti di Eni, certamente ricercherà responsabilità anche per il disastro di Roma, ma alla radice di tali drammi che colpiscono ripetutamente il nostro Paese e che mietono o mettono a rischio la vita dei nostri lavoratori, dei nostri giovani e delle masse popolari che vivono nei territori c'è il capitalismo e la sua capacità di vanificare anche le leggi e le autorità dello Stato borghese in nome del profitto, capitalismo che è l'origine di tutti i mali sociali, compresa la tragedia di Roma che solo per un puro caso non si è trasformata in una strage di decine o centinaia di bambini e di giovani atleti la cui sola colpa è quella di istruirsi e di allenarsi accanto a una vera e propria bomba a orologeria.

16 luglio 2025