Rapporto Arera
Gonfiate per 5 miliardi le bollette della luce
La speculazione delle imprese elettriche nel biennio 2023-24
Un analitico rapporto dell’Arera di 79 pagine - l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente – pubblicato lo scorso 1° luglio e denominato “Rapporto sugli esiti del mercato elettrico del giorno prima nel biennio 2023-2024” attesta che le aziende del settore dell'elettricità hanno attivato nel biennio 2023-2024 “azioni di trattenimento economico di capacità, con prezzi offerti maggiori del prezzo di mercato”
, ritenendo in pratica che una quota di energia invece di essere venduta è stata illecitamente trattenuta dalle stesse imprese allo scopo di gonfiare artificialmente il prezzo delle forniture elettriche con il pretesto della minor disponibilità sul mercato.
In particolare lo studio dell'ente pubblico ritiene che ci sia stato un impatto medio annuo sui prezzi dai 5 ai 10 euro/mwh nel 2023 e dai 4 ai 12 euro/mwh nel 2024 per l’energia in uscita da impianti tradizionali nonché dai 4 ai 7 euro/mwh nel 2023 e dai 0,6 a 1 euro euro/mwh nel 2024 per l’energia prodotta da impianti rinnovabili, e tra questi ultimi sono presi in considerazione solo quelli eolici e solari ma non quelli idroelettrici.
Il risultato di questa azione lascia trasparire un vero e proprio accordo di cartello stretto tra le aziende del settore dell'elettricità ai danni degli utenti in un periodo – gli anni 2023 e 2024 – in cui il mercato elettrico risentiva ancora della fiammata dei prezzi energetici causata dalla guerra in Ucraina, per cui gli aumenti passavano inosservati agli occhi dei consumatori: il risultato è stato un indebito profitto di circa 5 miliardi di euro da parte di tali imprese nel biennio in questione a danni dei consumatori.
Il rapporto dell'ente pubblico ha preso in esame le strategie di offerta dei produttori di energia per valutarne l’impatto sui prezzi sul cosiddetto 'mercato del giorno prima', cioè sul mercato – operato dall’ente pubblico Gestore del mercato elettrico (Gme) – dove le imprese scambiano energia elettrica all’ingrosso pianificando produzione e consumo per le diverse zone del territorio italiano, con le contrattazioni che devono essere effettuate il giorno precedente rispetto a quello in cui avverrò la produzione fisica di energia. L’indagine di Arera ha riguardato le tre tipologie di centrali determinanti per la formazione del prezzo: le centrali a ciclo combinato a gas, gli impianti eolici e gli impianti solari. Le centrali a gas sono le più rilevanti perché il prezzo giornaliero dell’elettricità è determinato dal costo di acquisto dell’energia più cara necessaria a soddisfare la domanda finale, che di norma è quella prodotta dal gas, e non è un caso che l'esplosione dei costi del metano, che è una conseguenza diretta delle sanzioni irrogate dall'Unione europea alla Russia - che fino allo scoppio della guerra in Ucraina era il primo fornitore di gas dei Paesi appartenenti alla Ue - ha fatto crescere i prezzi dell’energia tra il 2022 e il 2024.
Ora le imprese energetiche rischiano multe da parte della stessa Arera se non saranno in grado di giustificare le anomalie riscontrate, ma per gli utenti danneggiati da tale speculazione difficilmente ci sarà un ristoro di quanto hanno indebitamente pagato: il risultato, quindi, di questa vera e propria azione di cartello perpetrata dalle aziende del settore dell'elettricità ai danni degli utenti e a esclusivo profitto delle stesse sarà – al netto delle eventuale sanzioni comminate da Arera - un indebito e illecito guadagno di miliardi di euro nel biennio in questione da parte delle società in questione, un salasso che se è stato irrilevante per le casse della borghesia è stato devastante per le masse popolari e anche per le imprese, le quali ovviamente hanno scaricato i costi sui propri clienti, e anche qui ad averne fatto soprattutto le spese sono state le masse popolari.
La vicenda ci insegna che dagli anni Novanta in poi le tanto decantate liberalizzazioni nei più svariati ambiti economici – dall'energia alle banche, dalle telecomunicazioni al mercato del lavoro – si sono rivelate altrettante truffe legalizzate ad esclusivo profitto delle aziende del sistema capitalista e ai danni delle masse popolari nonché degli strati più poveri della popolazione. Truffe contro le quali le strutture burocratiche dello Stato borghese – dalle autorità amministrative indipendenti come l'Arera fino alla magistratura – possono fare ben poco in quanto rispettivamente sono in grado di garantire, eventualmente e con estremo ritardo, irrisorie sanzioni amministrative e penali a grandi imprese solo nel momento in cui queste ultime hanno già abbondantemente e sistematicamente rapinato il proletariato tenendo saldamente in mano il maltolto. Tali imprese, per le quali le eventuali (rare) sanzioni loro comminate sono irrisorie se paragonate con i profitti illeciti conseguiti alle spalle delle masse lavoratrici, si sentono ovviamente impunite e si preparano, nella logica del profitto dettata dal capitalismo con la complicità di fatto della sovrastruttura pubblica dello Stato borghese, ad ulteriori rapine ai danni delle masse popolari, soprattutto le più indifese e povere. Le cosiddette liberalizzazioni si sono risolte in operazioni che hanno dato mano libera ai grandi monopoli e imprese private e hanno privato di qualsiasi difesa gli utenti mettendoli alla mercé dei pescecani capitalisti.
16 luglio 2025