Mentre l’invasore nazizarista russo continua quotidianamente a portare morte e distruzione in tutta l’Ucraina
Ora più che mai con Zelensky per l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina
Basta con l’inconcludente megalomania fascioimperialista di Trump: solo l’Ucraina deve essere il principale negoziatore della pace con la Russia

Il mese di agosto appena trascorso non ha mutato in niente la drammatica situazione della guerra di aggressione nazizarista russa all’Ucraina. Stando ai proclami dell’inconcludente megalomane dittatore fascioimperialista, il presidente americano Trump, avremmo dovuto salutare il cessate il fuoco e assistere finalmente a dei colloqui di pace per mettere fine ad una carneficina che si protrae ormai da 3 anni e mezzo. Niente di tutto questo. L’invasore russo continua quotidianamente a portare morte e distruzione in tutta l’Ucraina con micidiali bombardamenti. L’ultimo, odioso, reprimevole, criminale, sulla capitale Kiev della notte del 27 agosto con 25 vittime civili e decine di feriti, tra cui quattro bambini, il secondo più grande dall'inizio della guerra. Negli ultimi mesi Mosca ha intensificato la portata dei suoi raid aerei contro l’Ucraina, battendo più volte il record per il maggior numero di missili e droni lanciati in una notte. Secondo i dati dell'Aeronautica militare ucraina, il bombardamento del 27 agosto, nel corso del quale sono stati lanciati 598 droni e 31 missili russi, è stato il secondo più grande dell'avvio dell'invasione su vasta scala nel 2022. I più massicci attacchi aerei russi contro l'Ucraina al momento sono avvenuti a partire dalla fine di giugno scorso. “Sky News” li ha messi in ordine: il più vasto è stato lo scorso 8 giugno, poi quello del 27 agosto e a seguire quelli del 12 luglio, 21 agosto, 4 luglio e 29 giugno.
Già "Con almeno 1.674 vittime civili - 286 morti e 1.388 feriti – il mese di luglio ha stabilito un nuovo, tragico record di vittime mensili da maggio 2022". Lo ha detto al Consiglio di Sicurezza ONU Miroslav Jenca, vice numero uno per Europa, Asia Centrale e Americhe del dipartimento per gli affari politici delle Nazioni Unite, ribadendo che "gli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili violano il diritto internazionale umanitario, condanniamo tutti gli attacchi di questo tipo, ovunque si verifichino, sono inaccettabili e devono cessare immediatamente".

Putin sabota ogni negoziato
D’altra parte, come ha ricordato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo l’ultima mattanza di Kiev, "La Russia sceglie la balistica invece del tavolo dei negoziati… Questi missili e droni d'attacco russi oggi sono una chiara risposta a tutti coloro che, per settimane e mesi, hanno chiesto un cessate il fuoco e una vera diplomazia", aggiungendo di aspettarsi “una risposta da tutti coloro che nel mondo hanno chiesto la pace, ma ora più spesso rimangono in silenzio piuttosto che assumere posizioni di principio".
Risposta che non ha dato il presidente USA Trump nell’incontro con il nuovo zar del Cremlino Putin il 15 agosto a Anchorage in Alaska, artefice addirittura di una vergognosa accoglienza amichevole. Non è stato un summit, ma un funerale. Quello della credibilità politica e morale degli Stati Uniti. Putin è stato accolto da un tappeto rosso sistemato con cura ossessiva fin sotto la scaletta del suo aereo, e con tutti gli onori di Stato, come se fosse un leader rispettabile, anziché un criminale di guerra con un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale. L’immagine del criminale che scende dall’aereo tra applausi, sorrisi ufficiali e strette di mano e che poi s'infila nella stessa auto del capo della Casa Bianca, rompendo ogni regola del protocollo, resterà scolpita nella memoria e nella storia come un monumento all’ipocrisia. Lo stesso Paese che non molto tempo fa aveva sbattuto la porta in faccia a Volodymyr Zelensky, rappresentante di una nazione aggredita, trattato con disprezzo e cacciato dallo Studio Ovale, il 15 agosto ha spalancato quelle stesse porte al suo aggressore, un assassino che ha massacrato civili a Bucha, Mariupol, Irpin, che ha rapito bambini e che ogni giorno continua a devastare città e ad uccidere civili.

Trump incontra Putin in Alaska
Di tutti i commenti sull'incontro in Alaska tra Trump e Putin il più appropriato è stato quello del “New York Times”. Donald Trump "ritira la richiesta di cessate il fuoco nella guerra in Ucraina, allineandosi con Putin": l'incontro di Anchorage si è chiuso senza un accordo e senza quelle conseguenze che il presidente americano aveva minacciato contro la Russia. Uno sviluppo chiave del vertice di Anchorage è il fatto che Trump punti a un accordo di pace senza un cessate il fuoco in Ucraina. Un'intesa per la pace, nota il quotidiano, favorisce la Russia perché le consente di continuare la guerra mentre si svolgono i colloqui per una soluzione globale. Un cessate il fuoco, invece, favorirebbe l'Ucraina perché le offrirebbe una tregua dagli attacchi russi. "Il fallimento di Trump di raggiungere un accordo sull'Ucraina ha reso ancora più sorprendente il suo caloroso benvenuto a Putin", osserva il quotidiano notando come il leader del Cremlino ha raggiunto i suoi obiettivi, ovvero essere accolto da Trump, guadagnare tempo ed evitare le sanzioni. Del resto Trump si è precipitato a ricordare nell'intervista concessa a caldo alla FOX: "Dobbiamo raggiungere un accordo. Sì. Guardate, la Russia è una potenza molto grande, e loro no. Sono grandi soldati". E rivolgendosi a Zelensky: "Fai un accordo. Questo è il consiglio”.
Che la strategia di Putin sia tirarla per le lunghe, perché la guerra non ha nessuna intenzione di fermarla, lo si è capito subito, per quanto i pacifinti nostrani si diano quotidianamente da fare per far credere che la colpa sia della “guerrafondaia Europa”, che avrebbe sempre sabotato i negoziati. Da mesi assistiamo a proposte e ritirate da parte russa, indiscrezioni su possibili colloqui, poi smentite subito dopo, mezze aperture cui seguono precisazioni e aggiustamenti, ma anche proclami di pace fatti durante feroci bombardamenti sui civili. È l’arte subdola putiniana del procrastinare all’infinito, di elaborare metodi per stabilire principi con i quali condurre le trattative, di negoziare sui negoziati per stremare la controparte ed aumentare nel frattempo i propri margini di vantaggio strategico. A nulla serve tentare di persuadere Trump a trasformare in ultimatum i suoi ormai patetici penultimatum, profondendosi in inchini e salamelecchi. Il vertice di Anchorage ha dimostrato che il capo del Cremlino ha un ascendente sul dittatore fascioimperialista della Casa Bianca che i leader europei non sono in grado di eguagliare o controbilanciare.

Zelensky: “Non regaleremo la nostra terra all’occupante russo”
Quando l’Ucraina e solo l’Ucraina deve essere il principale negoziatore della pace con la Russia. “Non regaleremo la nostra terra all’occupante russo” ha dichiarato Zelensky il 10 agosto, prima dell’incontro di Trump con Putin. “Gli ucraini difendono ciò che è loro... Ovviamente, non daremo alla Russia nessuna ricompensa per quello che ha fatto... La risposta alla questione territoriale ucraina è già nella Costituzione dell'Ucraina... Gli ucraini non regaleranno la loro terra all'occupante. Il popolo ucraino merita la pace. Ma tutti i partner devono comprendere cosa sia una pace dignitosa. Questa guerra deve finire, e deve essere la Russia a porvi fine. È stata la Russia a iniziarla e la sta trascinando, ignorando tutte le scadenze, e questo è il problema, non altro. L'Ucraina è pronta per decisioni concrete che possano portare la pace. Qualsiasi decisione contro di noi, qualsiasi decisione che non coinvolga l'Ucraina, è allo stesso tempo una decisione contro la pace. Non porteranno a nulla. Sono decisioni nate morte. Sono decisioni irrealizzabili. E noi tutti abbiamo bisogno di una pace reale e autentica".

La strenua resistenza dell'Ucraina
Poche le novità anche nella situazione sul campo. Negli ultimi quasi tre anni di guerra, la Russia ha conquistato meno dell’1% del territorio ucraino. Mentre i giornali e i media filoputiniani ci bombardano sulle “straordinarie” avanzate russe, che starebbero entrando nel Donbass, per usare le parole del servo prezzolato di Putin Marco Travaglio, direttore de “Il Fatto”, “come il coltello nel burro”, il gruppo DeepState ha rivelato che le cose stanno in realtà andando in modo assai differente. A conti fatti, a novembre 2022, esaurita la prima spinta dell’invasione su vasta scala, l’esercito russo controllava 108.651 chilometri quadrati di territorio ucraino. Trentatré mesi dopo, al 17 agosto 2025, quella cifra era salita a 114.493 chilometri quadrati. Una differenza di 5.842 chilometri quadrati, pari a circa lo 0,97% della superficie del Paese. Alla faccia della propaganda russa e dei putiniani nostrani al soldo del Cremlino, che tendano a rappresentare un’Ucraina che da tre anni e mezzo ininterrotti ormai sarebbe sull’orlo del tracollo totale e che starebbe conducendo una guerra “già persa”.
Alla luce di tutto ciò occorre stare, ora più che mai, con Zelensky e la Resistenza per l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, perorando due punti fermi irrinunciabili: pretendere il ritiro delle truppe di Putin dall’Ucraina e sostenere Zelensky, perché in questo momento egli rappresenta la testa della Resistenza dell’Ucraina contro l’invasore neozarista. Il fatto è che Putin è l'aggressore e Zelensky è l'aggredito. Invertire l'ordine vuol dire perdere la rotta e non capire qual è il proprio dovere antimperialista. Ribadendo al tempo stesso che non si può sostenere la tesi della pace qualsiasi, della pace a tutti i costi. La pace dev’essere giusta e duratura, e perciò non può essere ottenuta sacrificando all’invasore pezzi di territorio ucraino cedendo ai ricatti del nuovo zar del Cremlino. In ogni caso nessuno può e deve sostituirsi al popolo ucraino nel decidere del proprio destino, e nulla può essere deciso alle sue spalle. Per il PMLI la pace è possibile solo con la vittoria dell’Ucraina libera, indipendente, sovrana e integrale.

3 settembre 2025