La missione non si lascia intimidire dai due attacchi compiuti da droni
Buon vento Flotilla
Solidarietà militante del PMLI
Una missione umanitaria per Gaza esemplare e senza precedenti
Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati sanzionata da Trump per il suo report di denuncia del genocidio a Gaza, è stata tra le prime a pubblicare le foto dei resti carbonizzati degli ordigni che hanno colpito in due momenti diversi le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla in acque tunisine.
“Le prove – scrive Albanese in un post su X – suggeriscono che un drone
senza luce, e quindi non visibile, abbia sganciato un ordigno che ha incendiato il ponte della nave. Ancora una volta, non possiamo continuare a tollerare e a normalizzare l’illegalità”.
Il primo attacco nel porto tunisino
La prima esplosione si è verificata nella tarda serata dell'8 settembre, ed ha colpito l’imbarcazione Familia Madeira
, 35 metri di lunghezza e battente bandiera portoghese, che si trovava ormeggiata come le decine di altre che compongono la Flotilla, nei pressi del porto Sidi Bou Said in Tunisia. Le barche erano tutte in attesa delle condizioni meteo e logistiche ottimali per incrociare la delegazione italiana che in Sicilia attendeva invana il via libera per salpare e convergere assieme verso Gaza.
La Guardia Nazionale tunisina immediatamente dopo l'impatto, anche per coprire evidenti inefficienze (o complicità) del sistema di sicurezza, ha negato qualsiasi presenza di droni, affermando che l’incendio sarebbe scaturito a causa del malfunzionamento di un generatore, o addirittura da un mozzicone di sigaretta gettato su una pila di giubbotti di salvataggio.
A smentire la versione della polizia di Kais Saied sono state le immediate dichiarazioni dell’italiano Tony Lapicciarella, uno dei coordinatori della missione, che senza mezzi termini ha dichiarato alla stampa: “Sono saliti a bordo due poliziotti tunisini e hanno fatto sparire le prove del drone”. In ogni caso le immagini delle telecamere di videosorveglianza collocate su una nave vicina, mostrano chiaramente uno degli attivisti portoghesi guardare verso l’alto e poi dare l’allarme.
Ventiquattro ore dopo, la seconda esplosione
Neanche ventiquattro ore dopo, si è verificato il secondo attacco alla Global Sumud Flotilla, sempre con le stesse modalità: un drone ha sorvolato la Alma, una delle navi “madre” fra le più grandi dell'intera flotta iberica, ed ha sganciato un ordigno incendiario che ha danneggiato la barca e causato panico fra gli attivisti.
Anche di questo attacco esiste un inconfutabile video che riprende da qualche secondo prima, l'impatto dell'esplosivo, il divampare dell'incendio e l'azione degli attivisti nello spegnere le fiamme. Stavolta sul ponte è stato ritrovato il dispositivo elettrico carbonizzato, la pistola fumante insomma, a seguito della quale anche il governo di Tunisi non ha potuto fare altro che parlare di “assalto premeditato”.
Fra l'altro l'offensiva si è verificata in acque territoriali tunisine, e pertanto l'attacco militare è si alla Flotilla, ma anche alla Tunisia stessa.
Un chiaro atto di intimidazione alla missione umanitaria
Anche se nessuno dei due attacchi ha fortunatamente provocato seri danni alle persone che compongono gli equipaggi, il tentativo di intimidazione da parte di Israele, dei suoi agenti, o dei suoi complici filosionisti a quella che a tutti gli effetti è la più grande azione umanitaria della storia, è evidente e chiaro.
Ma d'altra parte il governo nazisionista di Netanyahu procede spedito sulla sua strada di annientamento non solo del popolo palestinese, ma anche di chi osa sbarrare la strada alla “grande Israele”, e lo dimostra innanzitutto con il genocidio a Gaza e con il moltiplicarsi degli insediamenti colonialisti in Cisgiordania, ma anche bombardando lo Yemen, l'Iran, il Libano, e ora anche il Qatar, storico alleato dell'occidente atlantista; nessuno si stupirebbe perciò dell'ennesima e gravissima violazione del diritto internazionale infischiandosene della Tunisia, che fra l'altro non è certo una potenza militare di spicco. Ricordiamo poi che il blocco navale col quale Israele tiene sotto scacco le coste palestinesi e che la Flotilla intende forzare, è in piedi dal 2009, ed considerato illegittimo dall'ONU. In questo contesto di illegalità internazionale, l'esercito israeliano ha già colpito in passato missioni umanitarie simili, anche se più piccole, su tutte la Freedom Flotilla del 2008 che registrò lo sterminio di dieci attivisti e di numerosi arresti da parte delle forze speciali di Tel Aviv.
Comunque, a prescindere dallo specifico autore delle aggressioni, la solidarietà della popolazione locale è stata forte e immediata, con centinaia di persone che dalla sede dell'Unione generale dei lavoratori, il principale sindacato tunisino, si sono recate al porto senza temere il ripetersi degli attacchi, per sostenere gli attivisti e le attiviste nella loro importante azione di solidarietà e di disobbedienza all'imperialismo nazisionista. Nei giorni immediatamente successivi, in tutto il mondo si sono tenuti presidi e manifestazioni di solidarietà alla Flotilla.
"Questi attacchi arrivano mentre si intensifica l’aggressione israeliana a Gaza e sono orchestrati per distogliere l’attenzione da quello che succede lì e per far naufragare la nostra missione. Ma noi non glielo permetteremo – spiega un portavoce della Flotilla in una breve nota – La nostra missione pacifica e non violenta, che mira a rompere l’assedio illegale a Gaza e mostrare concretamente la nostra solidarietà ai palestinesi, non si ferma.”.
L'affondo di FdI e del governo Meloni alla missione
Le opposizioni parlamentari italiane parlano di “un episodio gravissimo e inaccettabile” e invitano Meloni a seguire “l’esempio della Spagna, sospendendo immediatamente ogni fornitura di armi a Israele e cessando di finanziare quello che sempre più osservatori internazionali definiscono un genocidio del popolo palestinese”.
Qualcuno va più a fondo e definisce gli attacchi “autentici atti di terrorismo”, stigmatizzando la premier Meloni - che con Tunisi ha un patto di ferro stipulato sulla pelle dei migranti – di chiedere conto dell’attacco a Flotilla direttamente a Saied e chiarire le responsabilità di questo attentato.
Detto ciò, tutto rimane inserito nel percorso istituzionale, nessuno si muove concretamente per cacciare Meloni adesso, bensì l'unico obiettivo delle imbelli opposizioni parlamentari rimane l'orizzonte del 2026, nella speranza che siano le prossime politiche a consentire il cambio di governo a beneficio di PD e compagnia borghese. Un errore enorme, anche perché il governo neofascista in carica nel frattempo farà di tutto per completare il disegno piduista con la separazione delle carriere dei magistrati e col presidenzialismo, portando l'Italia al prossimo voto con ancora minori spazi democratico-borghesi degli attuali, già ridotti al lumicino anche a causa della legge elettorale antidemocratica voluta a suo tempo dal “centro-sinistra”.
In ogni caso, tutti sanno già che non si muoverà nulla poiché sull'argomento Flotilla, se da una parte la nuova ducessa afferma alla stampa di essere pronta a fare “tutto il possibile” per proteggere i volontari italiani impegnati nella missione che comunque definisce “simbolica” e “politica” per sminuirla e screditarne il carattere umanitario, dall'altra ha affermato che servono altri canali umanitari, dicendo fra le righe quello che invece ha dichiarato la sorella Arianna, altra neofascista doc e più volte megafono di Giorgia sulle questioni più delicate che la Presidente del Consiglio si guarda bene dal pronunciare così chiaramente.
In una intervista al Corriere della Sera
, Arianna Meloni ha attaccato senza mezzi termini la missione: "La Flottilla – ha detto - sa perfettamente che non potrà consegnare nulla. Strumentalizza i morti a Gaza, ed è vergognoso".
Come se non bastasse ciò, la dirigente di Fratelli d'Italia ha rincarato la dose, affermando che “Certe iniziative creano tragedie come il ragazzo ucciso a soli 31 anni negli USA perché voleva portare avanti le proprie idee”, ed il riferimento è a Charles Kirk, l'influente organizzatore dell’estrema destra americana trumpiana, omofoba e razzista, ucciso durante un evento pubblico alla Utah Valley University. Insomma, la Flotilla sarebbe portatrice di violenza, non Israele sionista che sta massacrando un popolo, né l'ultradestra xenofoba che appoggia. Una posizione evidentemente condivisa da FDI e dal Governo, dal momento in cui nessuno, inclusa la sorella premier, hanno speso una parola per prendere le distanze da affermazioni così gravi.
La nostra solidarietà militante alla Global Sumud Flotilla
Comunque, in barba ai detrattori della missione ed ai droni che hanno colpito la flotta proveniente dalla Spagna, sabato 13 settembre le barche italiane della Global Sumud Flotilla hanno lasciato il porto di Augusta per convergere con le altre delegazioni verso Gaza, e questo è il primo grande successo. Nei diciotto equipaggi partiti dalla Sicilia ci sono oltre centocinquanta persone, italiani e di altri Paesi europei ed extraeuropei, come il Marocco e la Malesia.
Il Partito marxista-leninista italiano, con grande spirito antimperialista ed internazionalista, esprime la propria solidarietà militante a tutti gli equipaggi della Flotilla che con uno sforzo senza precedenti e sottoponendosi ad un rischio altissimo, si stanno dirigendo a Gaza nel tentativo di consegnare quintali e quintali di generi alimentari, di prima necessità e medicine, indispensabili per soccorrere una popolazione ormai allo stremo, massacrata dalle bombe sioniste e ridotta alla fame dall'esercito dei boia nazisionista Netanyahu.E augura: Buon vento Flottila
È chiaro che il valore della missione di Flotilla è anche ben altro, e cioè la volontà pratica di dare gambe alle centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza in tutto il mondo contro il genocidio in particolare e per il rispetto del diritto internazionale di indipendenza e di libertà dei popoli in generale, in barba all'inazione della comunità internazionale di fronte ad un massacro imperialista, di stampo nazista, quotidiano.
Noi sosteniamo la missione di Flotilla anche perché è un atto concreto, il primo dopo le oceaniche manifestazioni di piazza, di solidarietà e di denuncia internazionale non solo ad Israele, ma anche all'intera UE che sostanzialmente copre il boia Netanyahu e lo riveste d'impunità accreditando la falsa tesi secondo la quale non c'è niente che si possa fare per fermare il genocidio, condita dalle solite lacrime di coccodrillo.
La CGIL proclami lo sciopero generale
Insomma, non sappiamo se questa coraggiosa missione centrerà tutti i suoi obiettivi, qualcuno o nessuno, ma resta il fatto che essa rappresenta anche una dichiarazione “di guerra” non solo a Israele sionista, ma a tutti i governi occidentali e filosionisti, complici di Tel Aviv ed anch'essi con le mani gronde di sangue.
Ecco perché, dopo le grandi dimostrazioni di appoggio del 30 agosto a Genova dove oltre cinquantamila persone hanno risposto all'appello dei portuali e delle organizzazioni pro-Palestina, dopo la scia delle manifestazioni di settembre in tutta Italia, e dopo l'indizione dello sciopero generale del 22 settembre da parte dei sindacati di base, adesso tocca alla CGIL di Maurizio Landini darsi una scrollata e proclamare al più presto lo sciopero generale di tutte le categorie con manifestazione a Roma.
Sebbene in colpevole ritardo, questo è ciò che ci vuole per serrare le file ed allargare questo fronte di lotta a tutto l'universo democratico ed antifascista del nostro Paese senza eccezione alcuna.
Un fronte unito così ampio rappresenterebbe un grande deterrente sia in aiuto e di supporto alla Flotilla, ma soprattutto un pungolo di massa, di piazza contro il governo Meloni e contro il boia Netanyahu per far cessare il genocidio del popolo palestinese, che rimane la questione primaria dalla quale poi sviluppare tutto il resto, incluso costringere Israele al ritiro immediato delle truppe da Gaza e dalla Cisgiordania.
17 settembre 2025