Milano:
Centinaia di manifestanti gridano “Dal Fiume al Mare Palestina libera!”, denunciano i crimini del nazisionismo israeliano e rilanciano l’appoggio alla Resistenza palestinese e alla missione diretta a Gaza. Apprezzato il PMLI che diffonde una presa di posizione a sostegno della Flotilla
Redazione di Milano
Sabato 13 settembre si è svolto a Milano, da Via Palestro a Piazza San Babila, un combattivo corteo contro il genocidio del popolo palestinese e in sostegno alla sua Resistenza, e in appoggio alla missione solidale internazionale della Sumud Flotilla.
La manifestazione si è svolta 708 giorni dopo l’inizio dell’offensiva “Diluvio Al-Aqsa” contro l’aggressore e invasore nazisionista israeliano che da allora ha incessantemente bombardato e affamato la Striscia di Gaza - uccidendo oltre 64mila civili - nel suo intento genocida.
Cominciato all’imbocco di Corso Venezia da Via Palestro, il corteo organizzato da un gruppo di associazioni di palestinesi nel nostro Paese, con alla testa l’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), ha visto come protagoniste le comunità palestinesi e delle altre nazionalità arabe con una selva di bandiere palestinesi al grido di slogan tra cui “Dal Fiume (Giordano) al Mare (Mediterraneo)”. Alcuni manifestanti esponevano diverse foto di giornalisti palestinesi uccisi o feriti dal mostro nazisionista perché documentavano lo svolgimento del genocidio dei gazawi. Molti i cori contro il führer nazisionista Netanyahu e il suo sodale dittatore fascioimperialista degli USA, Donald Trump.
Presenti le organizzazioni studentesche Cambiare Rotta (CR) e OSA, le associazioni pro-migranti, il Centro Sociale Autogestito “Vittoria” (CSAV) mentre per i partiti politici c’erano il PMLI, PRC, PaP, RdC. Tanti i giovani, italiani, migranti e figli di migranti di nazionalità arabe, molti dei quali indossavano la kefiah.
Sugli striscioni si legge: “Cessate il fuoco!”, “No alla fame! No al genocidio! No alla deportazione!” (API), “Palestina Libera-Ora e sempre Resistenza-Stop genocide” (CSAV), “No colonialismo”, “Contro l’imperialismo e il sionismo, con la Resistenza palestinese e al fianco dei popoli che lottano”, “22 settembre Sciopero Generale: blocchiamo tutto! Rompere ogni complicità col sionismo!”.
Militanti della Cellula “Mao” di Milano del PMLI hanno tenuto alte le rosse bandiere del Partito e portato bene in vista un cartello con il manifesto “Viva la missione di Flotilla! Condanniamo i vili attacchi terroristici nazisionisti con droni. Stop al genocidio dei palestinesi! Gaza ai gazawi! Fermare la deportazione dei gazawi! Palestina libera! Uno Stato due popoli!”. Diffusi centinaia di volantini riportanti il citato manifesto con l’aggiunta di un QR-Code che collega al testo dell’articolata presa di posizione del Comitato lombardo del PMLI pubblicata sul Sito regionale del Partito, che esprime solidarietà alla Global Sumud Flotilla, denuncia l’attacco con droni contro le imbarcazioni al porto tunisino di Sidi Bou Said e ribadisce la richiesta di sanzioni internazionali e dell’espulsione di Israele dall’ONU, sostenendo la missione umanitaria diretta a Gaza.
Grande l’interesse suscitato dalle parole d’ordine del PMLI e verso la nostra ferma condanna dei vili attacchi nazisionisti con i droni. Diversi manifestanti hanno mostrato con orgoglio il nostro volantino, mentre molti hanno voluto fotografare il cartello esposto dai compagni, segno evidente dell’attenzione e della condivisione verso le posizioni del PMLI.
La testa del corteo è stata animata da una sequenza di interventi intensi e partecipati, che hanno dato voce al cuore politico e umano del corteo. Dal palco mobile, montato su un camioncino, si sono intrecciate denunce, richiami alla memoria, proposte concrete e appelli accorati alla solidarietà attiva.
Ad aprire è stato il presidente dell’API, Mohammad Hannoun, che ha subito chiamato le cose con il loro nome: genocidio, complicità internazionale, crimini pianificati. La sua voce ferma ha denunciato senza esitazioni l’attacco con droni subìto dalla Global Sumud Flotilla, ricordando il coraggio degli equipaggi che hanno scelto di sfidare il blocco e portare cibo, medicine e speranza ai gazawi. Non si è limitato a parole di sostegno: ha chiesto misure di lotta concrete, dalle mobilitazioni di piazza ai blocchi operativi, e ha ricordato gli episodi di repressione poliziesca e amministrativa avvenuti in Italia segno che la battaglia non si gioca soltanto a Gaza ma anche qui, sul piano politico e culturale.
Poi è salita sul palco Falastìn, giovanissima rappresentante dell’API che ha parlato con forza dell’urgenza di rompere l’assedio, smascherando la retorica di chi liquida la solidarietà come “propaganda”. Ha spiegato gli obiettivi politici della Flotilla, chiarendo che non si tratta di un gesto simbolico, ma di un’azione concreta contro il progetto coloniale israeliano. Ha tracciato i sei punti fondamentali della causa palestinese: Gaza, la Cisgiordania, i territori usurpati nel ’48, i prigionieri, Gerusalemme e i profughi. Con passione ha legato queste realtà in un’unica narrazione di resistenza e dignità. La chiusura, con i cori di resistenza scanditi a gran voce, ha trasformato l’intervento in un momento collettivo, dove parola e intenzioni si sono fuse.
Un giovane studente palestinese ha sottolineato un punto cruciale: la mobilitazione non dev’essere pietismo ma lotta politica. Ha rivendicato la centralità delle voci palestinesi nella narrazione, criticando chi dall’esterno pretende di parlare “al posto di” senza vivere direttamente il peso dell’occupazione e dell’assedio. Ha parlato con un tono diretto, quasi tagliente, mettendo in guardia dal rischio che la solidarietà venga svuotata e resa sterile se non rimane radicata nella verità e nell’autenticità dell’esperienza palestinese.
Una studentessa rappresentante gli universitari organizzati di OSA-Cambiare Rotta ha raccontato del presidio permanente all’Università Statale rilanciando alcune iniziative come la cena di solidarietà e soprattutto la mobilitazione dello Sciopero generale del 22 settembre, invitando studenti e lavoratori a unirsi in una lotta comune. Con energia ha fatto appello ai sindacati e ai portuali, affinché si assumano la responsabilità di bloccare i traffici con lo Stato sionista e difendere la Flotilla: “Perché la solidarietà si misura nei fatti, non solo nelle parole”.
Un intervento breve ma potente è arrivato da un rappresentante della comunità palestinese, che ha ribaltato la narrazione ufficiale indicando chi è il vero terrorista e ha collegato la resistenza palestinese alle lotte di altri popoli oppressi. Ha denunciato la complicità dei governi, compreso quello italiano di Meloni, accusato di ipocrisia e di sostegno indiretto al genocidio. Il suo appello è stato netto: servono azioni sindacali coordinate, scioperi e mobilitazioni globali per fermare la macchina della guerra nazisionista e imporre un cambio di rotta.
A chiudere nuovamente è stato Hannoun, riportando il filo del discorso alla dimensione universale. Ha ribadito che la lotta è antisionista e non antisemita, invitando anche la comunità ebraica a prendere posizione contro i massacri. Ha evocato la memoria di Sabra e Shatila come monito e ha rinnovato gli appelli per sanzioni, apertura dei valichi e protezione internazionale per i volontari della Flotilla. La sua chiusura è stata intensa e appassionata, una vera chiamata collettiva a non restare spettatori ma a farsi parte attiva della resistenza.
La riuscita manifestazione si è conclusa in Piazza San Babila dove, dopo che Falastìn ha chiamato i partecipanti a un minuto di silenzio per le migliaia di vittime innocenti di Gaza e per i martiri della Resistenza, sono risuonate le note e il canto dell’inno patriottico palestinese “Mawtinì”.
17 settembre 2025