Ammissione senza precedenti
Due organizzazioni israeliane: “Genocidio a Gaza”

Due organizzazioni israeliane - B’Tselem e Physicians for Human Rights Israel (Phri): la prima è la più importante associazione pacifista del paese e la seconda raggruppa medici che si occupano del rispetto dei diritti umani – hanno affermato in modo inequivocabile che il regime sionista sta perpetrando a Gaza un vero e proprio genocidio.
B’Tselem ha pubblicato un rapporto di 88 pagine intitolato “Il nostro genocidio” dove ha analizzato le politiche perpetrate dall'entità sionista seguendo come linee guida gli elementi che individuano il genocidio secondo la Convenzione delle Nazioni Unite del 1948: uccisioni e gravi danni fisici o mentali, imposizione di condizioni di vita finalizzate alla successiva distruzione fisica, trasferimento forzato e distruzione sociale, culturale e politica di un'intera collettività. L'associazione ha messo in evidenza che il tentativo di pulizia etnica perpetrato dall'entità sionista capeggiata da Netanyahu nei confronti della popolazione palestinese riguarda non soltanto la Striscia di Gaza, che certamente è il caso più eclatante, ma anche la Cisgiordania, le Alture del Golan e lo stesso territorio israeliano dove vivono comunità palestinesi con cittadinanza israeliana. Una pulizia etnica che, sottolinea il rapporto, viene perpetrata con strumenti giuridici diversi (con la violenza come conseguenza dello stato di guerra a Gaza, con strumenti urbanistici e amministrativi come l'approvazione di insediamenti di coloni ebraici in Cisgiordania e nelle Alture del Golan e con una serie di provvedimenti discriminatori che marginalizzano sempre di più i palestinesi che vivono all'interno di Israele) ma con il fine ultimo di costringere la popolazione araba che vive in quel territorio o ad abbandonarlo o di diventare totalmente succube della componente sionista. Il rapporto evidenzia che le carceri israeliane sono ormai diventati “campi di tortura” , che un numero sempre maggiore di campi profughi in Cisgiordania vengono rasi al suolo, che le istituzioni culturali, educative e storiche di lingua araba vengono gradualmente stritolate.
B’Tselem ritiene che sia in corso un “genocidio come processo” , che è il titolo del capitolo finale del rapporto, dove si evidenzia la gradualità di tale fenomeno che, ritiene B’Tselem, non può essere ridotto alla politica di Netanyahu degli ultimi anni, ma va avanti da decenni. “Il genocidio – si chiarisce nel testo del rapporto a tal proposito - si verifica sempre in un contesto. Ci sono condizioni che lo rendono possibile, eventi scatenanti e un’ideologia guida. L’attuale attacco al popolo palestinese deve essere compreso nel contesto di oltre settant’anni in cui Israele ha imposto un regime violento e discriminatorio ai palestinesi. Sin dalla nascita dello Stato di Israele, il regime di apartheid e occupazione ha istituzionalizzato e impiegato sistematicamente meccanismi di controllo violento, ingegneria demografica, discriminazione e frammentazione della collettività palestinese. Queste basi poste dal regime sono ciò che ha reso possibile il lancio di un attacco genocida subito dopo l’attacco guidato da Hamas del 7 ottobre 2023” , evento che il rapporto definisce come “l’elemento scatenante che spinge il sistema al potere a commettere un genocidio”.
Il rapporto della seconda associazione, la Physicians for Human Rights Israel (Phri), è di 64 pagine dedicate soprattutto a quanto sta avvenendo a Gaza sotto il profilo sanitario e sociale: nel rapporto si evidenzia che ormai da quasi due anni l'entità sionista sta lucidamente perpetrando “lo smantellamento deliberato e sistematico della sanità gazawi e di altri sistemi vitali necessari alla sopravvivenza della popolazione” tramite pretestuosi attacchi diretti sugli ospedali, sulle farmacie e sugli altri presidi sanitari del territorio, tramite il sistematico blocco degli aiuti medici dall'esterno e con l'impedimento delle evacuazioni di malati e feriti, con un programma che prevede anche uccisioni, ferimenti e arresti di personale sanitario, tutti fatti che indicano “non un danno accidentale ma una politica deliberata volta a danneggiare la popolazione palestinese come gruppo” , conclude il rapporto.
Si tratta di due ammissioni senza precedenti, perché provengono per la prima volta da due associazioni israeliane: se entrambe usano per la prima volta la parola “genocidio” per ciò che sta avvenendo a Gaza incolpando direttamente il regime sionista (ma questo è chiaro ed evidente ormai agli occhi anche dei più sprovveduti), B’Tselem addirittura usa tale concetto riguardo a tutta la popolazione di lingua araba caduta sotto il dominio sionista, comprese le popolazioni che vivono a Gaza, nel Golan, in Giudea, in Samaria e all'interno dei confini israeliani, ritenendo che vi sia un progetto pluridecennale sionista di annientamento culturale o addirittura anche fisico di tale popolazione.

17 settembre 2025