Da almeno 30 anni non si vedeva una manifestazione così combattiva
Un migliaio in piazza a Forlì con i lavoratori Sofalegname
Gruppo 8 risponde con i ricatti, i lavoratori con altri picchetti! Il PMLI presente con la bandiera e il forte intervento di Branzanti

Dal corrispondente delle Cellula “Stalin” di Forlì
Una grande e combattiva manifestazione, operaia e popolare, quella che si è svolta a Forlì sabato 6 settembre in solidarietà con i lavoratori della Sofalegname, azienda a conduzione cinese, monocomittente della multinazionale a guida cinese Gruppo 8, che operano nel settore del mobile imbottito (poltrone, divani, letti) in lotta da giugno per avere stipendi e garanzia del lavoro dopo che si era resa palese la decisione di Sofalegname, che impiega solo lavoratori migranti, di delocalizzare, ma anche con i lavoratori della Gruppo 8 in quanto la multinazionale ha annunciato la chiusura dello stabilimento forlivese, “penalizzato” a loro dire dalle proteste dei lavoratori.
In realtà l’intenzione di Gruppo 8 e di Sofalegname era chiara fin dall’inizio: sbarazzarsi dei lavoratori e delocalizzare, tant’è vero che la “crisi” è smentita dallo spostamento di commesse prima affidate alla Sofalegname, ad altre due ditte a conduzione cinese operanti a Celisese (Cesena) e a Meldola (Forlì). Un sistema di “scatole cinesi” dove a farla da padrone sono la precarietà, la mancanza di diritti, le pessime condizioni e il supersfruttamento, dove a rimetterci sono sempre e solo i lavoratori, prima spremuti per 12 ore al giorno e poi buttati e sostituiti, un sistema (capitalistico) che disattendendo l’accordo sottoscritto a luglio dalle due aziende con il Sudd Cobas (Sindacato Unione Democrazia Dignità) si fa beffa di tutto e di tutti, ma non dei lavoratori che hanno trovato la forza e il coraggio di opporvisi, grazie anche all’appoggio popolare ricevuto e che è culminato, per ora, nella grande e combattiva manifestazione che ha visto sfilare a Forlì un migliaio di manifestanti, partendo da Piazzale della Vittoria e sfilando in un lungo corteo per le vie del centro fino ad arrivare in Piazza Ordelaffi dinnanzi alla Prefettura.
Un colorato e rumoroso corteo, come non si è visto a Forlì da almeno da 30 anni, composto in prevalenza da migranti di tante nazionalità, che sono i principali lavoratori impiegati nel settore, con alla testa il Sudd Cobas che li sostiene dall’inizio, anzi da prima cioè da quando era con loro a Prato e poi si sono spostati a Forlì con la promessa di migliori condizioni di lavoro, in realtà rivelatesi le stesse, ma vi erano anche tanti romagnoli che solidarizzano e si uniscono nella lotta comune per la dignità sul lavoro, vi era il collettivo di fabbrica ex Gkn di Firenze, il Comitato delle vittime della strage di Viareggio accaduta nel 2009 nella stazione ferroviaria, e poi tanti partiti e gruppi dal PCI a Rifondazione, da Alleanza Verdi Sinistra a Legambiente, PCL, Libera, ecc. Non poteva mancare la Cellula “Stalin” di Forlì del PMLI presente con la bandiera del Partito e che ha sfilato nel corteo che non ha visto un momento di “pausa”, con cori lanciati in continuazione: “8 ore 5 giorni”. “Gruppo 8 mafia”, “Sciopero”, “Mai più schiavi”, “Free Free Palestine”, perché non poteva mancare il sostegno al popolo palestinese, contro il criminale genocidio dei nazisionisti a guida dello Stato israeliano e dell’altrettanto criminale connivenza dei Paesi imperialisti.
All’arrivo del corteo davanti alla sede del governo vi sono stati diversi interventi di sindacalisti e lavoratori che hanno denunciato la situazione di supersfruttamento e avvertito che la lotta non si fermerà, come auspicano invece i padroni. Il microfono è stato poi dato a chi voleva intervenire, tra questi il compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI.Emilia-Romagna, che ha espresso la solidarietà del nostro Partito ai lavoratori coinvolti, aggiungendo di conoscere la situazione denunciata in quanto anch’egli impiegato nello stesso settore, e chiudendo con “Nel corso del corteo si è urlato più volte ‘Chi tocca uno tocca tutti” i lavoratori, e bisogna aggiungere 'Si ribella uno, si ribellano tutti!'”.
Una manifestazione che si può definire “storica” per Forlì, per la composizione e per la combattività, e per aver tolto quell’ipocrita velo che cela dietro il tanto decantato “Made in Italy” una realtà fatta di supersfruttamento e precarietà.
All’incontro che ne è seguito il Guppo 8 ha risposto con l’ennesimo “ricatto, per non dire un’estorsione, dicendosi disponibile a pagare gli stipendi di giugno, luglio e agosto solo a condizione delle rinuncia al posto di lavoro ed alla sottoscrizione da parte di ogni lavoratore di un Verbale di Conciliazione con rinuncia ad ogni azione legale nei confronti di Gruppo 8, oltre che alla fine dello sciopero e dei picchetti”, come ha denunciato il Sudd Cobas che chiede invece “Gli stipendi vanno pagati, subito e senza condizioni. Esattamente come i contributi Inps non versati. E una proposta offensiva che è fatta per essere rifiutata e provare ancora una volta ad addossare a lavoratori e sindacato la responsabilità della crisi in corso”, e che invece hanno risposto rilanciando con un terzo presidio, dopo quello alla Sofalegname e a Calisese di Cesena, anche allo stabilimento di Meldola, l’ultimo in ordine di tempo dove Gruppo 8 ha spostato parte delle proprie commesse.
Questi lavoratori migranti, determinati a continuare la lotta iniziata 3 mesi fa per difendere i propri diritti e la propria dignità, sono esemplari e vanno appoggiati con tutte le forze possibili, la loro lotta è la lotta di tutti, solo con l'unità della lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, delle studentesse e degli studenti, è possibili difendere gli interessi delle masse popolari e lavoratrici, respingere gli attacchi del governo neofascista Meloni e del padronato, aggiungendo la guida del Partito marxista-leninista italiano sarà poi possibile anche abbattere il sistema capitalistico e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista!

17 settembre 2025