A Forli e a Cesena, contro il mancato rispetto degli accordi
Riprendono i picchetti dei lavoratori Sofalegname

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì
Dopo il coraggioso sciopero con presidi, contro il quale erano intervenute anche le “forze dell’ordine” borghesi, durato 17 giorni e culminato con l’accordo sottoscritto in prefettura lo scorso 20 luglio, i lavoratori del mobile imbottito (divani) della Sofalegname di Forlì hanno ripreso la protesta e la lotta, partita ai primi di luglio dopo aver scoperto che la fabbrica era in fase di smantellamento durante un improvviso e non giustificato periodo di ferie forzate dei 40 lavoratori, cinesi, magrebini e pakistani. Lavoratori che già avevano ingaggiato con la proprietà una battaglia nel dicembre scorso contro turni di 12 ore al giorno, costretti a dormire nello stabilimento in condizioni precarie, assunti direttamente da Sofalegname, società a conduzione cinese che lavora solo per il Gruppo8, e che a sua volta è il ramo italiano della multinazionale Htl, che opera nel settore dei divani di lusso.
Il sindacato Sudd Cobas, che assiste i lavoratori sin dalla loro partenza dai siti produttivi di Prato, da dove erano stati dirottati in quello di Forlì con la promessa di migliori condizioni di lavoro (in realtà le stesse), denuncia come l’accordo raggiunto il 20 luglio (sotto minaccia di licenziamento in caso contrario), sia stato completamente disatteso, in quanto non c’è stata “nessuna attivazione degli ammortizzatori sociali, nessuna ripartenza della produzione in via Gramadora. In più gli stipendi di giugno non sono stati ancora pagati. Nel frattempo da lunedì 1 settembre gli operai hanno trovato le porte chiuse anche allo stabilimento di via Meucci, dove è dislocato il reparto della falegnameria: il tutto senza nessuna comunicazione preventiva né spiegazioni ai lavoratori e al sindacato”, “Anzi, come ormai è chiaro la produzione è stata spostata a Calisese di Cesena, in un capannone di via Suzzi”, facente parte della filiera del Gruppo8, dove già a novembre dello scorso anno durante un controllo dell’ispettorato sono stati trovati lavoratori in nero e un dormitorio, e dove all’arrivo dei lavoratori e del sindacato da Forlì “tutti i lavoratori che stavano lavorando sono fuggiti e da allora non abbiamo più visto nessuno entrare in fabbrica. I picchetti continueranno ad oltranza fino alla risoluzione della vertenza".
La mobilitazione infatti ora riguarda sia lo stabilimento di Forlì, dove al rientro i lavoratori hanno trovato l’ingresso della fabbrica chiuso con le catene e la porzione di stabilimento in comodato d’uso alla Sofalegname svuotata da tutta la merce semilavorata e materiali di lavoro, e nel contempo i tir container sono tornati a prelevare materiali dalla parte di stabilimento Gruppo8, sia lo stabilimento di Calisese a Cesena, una srl cinese, dov’è stata dirottata parte della produzione precedentemente affidata a Sofalegname.
Per sbloccare la situazione il Sudd Cobas ha richiesto un Tavolo alla regione Emilia-Romagna con l’assessorato alla Sicurezza e Legalità del Lavoro, le amministrazioni comunali di Forlì e Cesena e le controparti di Sofalegname e Gruppo8. L’assessore alla legalità Luca Ferrini si è detto disponibile ad attivare “un tavolo istituzionale di confronto in Comune a Cesena, “I lavoratori lamentano di non essere stati pagati per ore già lavorate e questo è un diritto elementare su cui non posso che essere solidale”, aggiungendo però che prima “bisogna capire chi deve essere l’altro interlocutore a sedersi eventualmente a quel tavolo e verificare che sia quello reale”, mentre sono chiare e da tempo le responsabilità sia di Gruppo8 che di Sofalegname.
La regione, dal canto suo, dopo essersi presa il merito con l'accordo del 20 luglio di aver “contribuito insieme alla Prefettura di Forlì a un esito che salvaguardia l’occupazione e il reddito dei lavoratori, grazie all’attivazione del contratto di solidarietà di 6 mesi" e allo stesso tempo “saranno garantite le condizioni per riprendere la piena attività non appena la ripresa del mercato lo consenta", ora in pratica se ne lava le mani rifiutando l’appello ad occuparsi della faccenda, tramite l’assessore regionale al Lavoro Giovanni Paglia.
L’amministratore delegato di Gruppo8, Sam Yu Chee Beng, è intervenuto con una nota delirante e antioperaia, che dimostra anche il loro modo di “lavorare” dei capitalisti cinesi che in Cina si nascondono dietro alla gloriosa bandiera rossa innalzata da Mao e che loro infangano vergognosamente: “il cuore dell’eccellenza industriale italiana, lo spirito stesso del made in Italy, è tenuto in ostaggio. Ai nostri cancelli a Forlì infatti il sindacato Sudd Cobas ha scelto di lanciare una campagna di disordini e disinformazione che minaccia non solo la nostra azienda, ma l’intero tessuto economico della comunità. Gruppo8 è un’impresa orgogliosamente italiana e un importante contributore dell’economia locale e la nostra partnership con investitori internazionali non solo ha garantito centinaia di posti di lavoro, ma ha anche iniettato capitale vitale in regione, permettendoci di competere su scala globale”, “il Sudd Cobas ha scelto di intensificare i suoi attacchi. Le loro tattiche sono progettate per seminare il caos e creare uno spettacolo mediatico. Le vere vittime di questa campagna sono i nostri lavoratori e le loro famiglie. Ogni giorno in cui le nostre attività vengono interrotte da questi picchetti aggressivi, i loro mezzi di sussistenza sono a rischio. Ogni titolo negativo generato dal sindacato erode la fiducia che i nostri clienti internazionali ripongono nel marchio Made in Italy, rischiando di allontanare affari e posti di lavoro e di spingerli nelle mani di concorrenti stranieri”.
Cercando anche di mettere i lavoratori del Gruppo8 e la cittadinanza contro i lavoratori di Sofalegname, tentativo ben presto naufragato come conferma anche la grande solidarietà ricevuta dai lavoratori in lotta, con assemblee, momenti di socializzazione e anche le donazioni ricevute grazie alla colletta online lanciata sulla piattaforma gofundme.
La vertenza in corso non riguarda solo i lavoratori Sofalegname ma tutto il settore del mobile imbottito che si fonda sulla precarietà, mancanza di diritti, pessime condizioni e supersfruttamento, e più in generale le condizioni di lavoro verso le quali stanno andando (o sono già da tempo) i lavoratori del nostro Paese, italiani e non, va quindi sostenuta con forza e ai lavoratori vanno dati la massima solidarietà e appoggio.

17 settembre 2025