Con l'assistenza degli Usa e la complicità della Ue
Israele nazisionista invade e mette a ferro e fuoco Gaza City
Il criminale Netanyahu bombarda Qatar, Yemen, Siria e Libano. Fallito il tentativo di assassinare i dirigenti di Hamas
Il premier del Qatar Mohammed Al Thani: "La comunità internazionale deve cessare di applicare due pesi e due misure e deve punire Israele per tutti i crimini che ha commesso"
Tra le notti del 15 e del 17 settembre i carri armati sionisti hanno stretto il cerchio su Gaza City e l'hanno invasa, come previsto dal loro piano di occupazione annunciato da tempo e che ha avuto l'ultimo via libera da parte di Trump tramite l'inviato Rubio che aveva appena lasciato Tel Aviv dopo una serie di disgustosi baci e abbracci col criminale Netanyahu. L'invasione e l'occupazione militare stanno mettendo a ferro e fuoco la città provocando ovunque distruzione e morte. Sotto il tiro dei carri sionisti anzitutto gli oltre 700 mila palestinesi che gli stessi generali dell'esercito di occupazione ammettono di essere ancora presenti tra le rovine della città; l'obiettivo è l'occupazione militare della città e non certo la liberazione degli ostaggi in mano alla resistenza palestinese che avrebbero potuto tornare a casa con un accordo che i nazisionisti non hanno voluto, tanto da seppellirlo sotto le bombe sganciate non a caso pochi giorni prima su Doha, sul mediatore qatariota ma anche forte alleato degli Usa nella regione.
La cronaca dei crimini nazisionisti nell'area mediorientale riparte dal 9 setttembre, quando poco prima dell'alba con attacchi aerei sulla vicina Siria, da Latakia nel nord a quelli sulla terza città del paese, Homs, e Palmira nel centro del Paese, secondo quanto denunciato da Damasco. Poche ore dopo registriamo la dichiarazione del ministro degli Esteri sionista Gideon Saar che annunciava ufficialmente di accettare la proposta di accordo rilanciata dal padrino Trump, “Israele desidera porre fine alla guerra a Gaza sulla base della proposta del presidente Trump e in conformità ai principi stabiliti dal gabinetto di sicurezza”, che sono la stessa cosa. Neanche 4 ore dopo l'emittente Sky News Arabia diffondeva le immagini di colonne di fumo, dopo una serie di esplosioni, che si alzavano dalla capitale del Qatar, nel quartiere di Katara a Doha, dove era alloggiata la delegazione dei leader di Hamas all'estero. Si trattava di un “attacco mirato" contro i vertici della resistenza palestinese, confermavano le forze armate sioniste, come se si fosse trattato di una normale operazione bellica alla quale ci ha abituato la campagna propagandistica a favore dei nazisionisti che impera sugli organi di informazione imperialisti, quelli italiani fra i più solerti a riportate le veline provenienti da Tel Aviv.
Per la prima volta i sionisti hanno attaccato un Paese del Golfo non ostile e stretto alleato degli Stati Uniti. Nei giorni precedenti era stato in visita a Tel Aviv il nuovo capo del Comando Centrale delle truppe Usa, Brad Cooper, non certo in veste di turista. L’agenzia iraniana Fars, in un dispaccio da Doha, notava come il sistema antimissile Usa Patriot che ha difeso il Qatar dai raid iraniani a metà giugno “questa volta non è stato attivato contro i jet israeliani”, come dire che Trump non ha ostacolato ma anzi consentito l'aggressione. Detto in altre parole, il Qatar non è riuscito a convincere Hamas alla resa come pretendevano anche gli Usa e i nazisionisti hanno avuto il via libera da Trump per “eliminare” un mediatore sperimentato da lungo tempo, dall'Afghanistan alla Palestina, che avrebbero voluto colpire già nei mesi passati e che in questa fase non serve più ai loro piani egemonici nell'intera area mediorientale e all'imperialismo dell'Ovest.
L'emittente qatariota al Jazeera riportava la dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri del Qatar che “condannava nei termini più forti” l’attacco, “un attacco criminale che costituisce una flagrante violazione di tutte le leggi e norme internazionali e una grave minaccia per la sicurezza dei qatarioti e dei residenti del Qatar”, e condannava il comportamento sconsiderato di Israele e la sua continua manomissione della sicurezza regionale.
Nell'aggressione al paese sovrano cadevano alcuni membri di Hamas, non il vertice che era nel mirino nazisionista e il criminale Netanyahu minacciava ulteriori attacchi contro il Qatar, “Io dico al Qatar e a tutte le nazioni che ospitano terroristi, o li espellete o li portate davanti alla giustizia. Perché se non lo fai, lo faremo noi”. Minacce rispedite al mittente “così come le minacce esplicite di future violazioni della sovranità statale”, dal Qatar. Il primo ministro del Qatar Mohammed Al Thani dichiarava che Netanyahu “ricercato dalla Corte Penale Internazionale deve essere consegnato alla giustizia" e chiedeva una “risposta collettiva” all’attacco sionista che ha messo “l’intera regione del Golfo è a rischio”; “una risposta che avverrà dalla regione. Questa risposta è attualmente in consultazione e discussione con altri partner della regione”, a partire dal vertice arabo organizzato a Doha il 15 settembre aperto da al Thani con la dichiarazione “la comunità internazionale deve cessare di applicare due pesi e due misure e deve punire Israele per tutti i crimini che ha commesso". Vedremo quale seguito concreto darà alla ipocrita condanna formale già espressa il principale leader arabo della regione, il saudita Mohammed bin Salman che ha sostenuto come “necessaria l’azione internazionale contro l’aggressione israeliana” a Doha e ripetuto che "Gaza è territorio palestinese e i diritti del suo popolo sono inalienabili e non possono essere violati da alcuna aggressione". Finora l’Arabia Saudita e le altre monarchie sunnite del Golfo hanno tratto un vantaggio geopolitico dagli attacchi sionisti nella regione contro l'Iran e i suoi alleati in Libano e fino alla caduta di Assad, in Siria. La palese violazione della sovranità del Qatar potrebbe aprire una questione per tutti i paesi, financo per i più fedeli alleati degli Usa ma non più tutelati da Trump, di difesa della sicurezza nazionale minacciata dai sionisti che non conoscono limiti politici né geografici.
Del 10 settembre la dichiarazione del leader del movimento di resistenza islamico Hamas, Mohammed Nazzal, che definiva l'attacco contro la delegazione negoziale a Doha “un nuovo crimine perpetrato da un'entità canaglia responsabile di una palese aggressione e una chiara violazione di tutte le norme e leggi internazionali”, deunciava che “l'amministrazione statunitense è complice e coinvolta nell'attacco ai leader della resistenza mentre discutevano la proposta del presidente Trump” e che il criminale Netanyahu “ha cercato di sabotare il processo negoziale nell'illusione di una vittoria totale". Il movimento di resistenza islamica affermava di voler continuare a coordinarsi con le fazioni palestinesi per preservare una decisione nazionale che rappresenti l'intero popolo palestinese, aggiungendo che i "crimini israeliani" non influenzeranno le decisioni della sua leadership.
La sintonia tra l'imperialista Trump e il criminale Netanyahu era confermata, se ce ne fosse bisogno, dalle dichiarazioni del nazisionista e del segretario di Stato americano Marco Rubio del 13 settembre. Il primo ripeteva le minacce di eliminare i capi di Hamas in Qatar e il secondo, in partenza per la visita a Tel Aviv, confermava i solidi rapporti tra i due paesi e concordava col criminale che "se l'obiettivo è la pace nella regione, Hamas non potrà continuare a esistere". Il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese non abita né a Washington, né a Tel Aviv, e questa non è certo una novità, ma neanche in molte altre capitali dei paesi imperialisti sia dell'Ovest che dell'Est financo in quelle che riconoscono o riconosceranno lo Stato Palestinese, vedi Spagna e Gran Bretagna, del quale si prendono il diritto di deciderne la struttura e la composizione del governo.
Un capolavoro di ipocrisia è il documento approvato all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in sessione straordinaria per l'aggressione sionista al Qatar: “I membri del Consiglio di Sicurezza hanno espresso la loro condanna degli attacchi a Doha, il territorio di un mediatore chiave, il 9 settembre. Hanno espresso profondo rammarico per la perdita di vite civili. I membri del Consiglio hanno sottolineato l’importanza della de-escalation e hanno espresso la loro solidarietà con il Qatar. Hanno sottolineato il loro sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale del Qatar, in linea con i principi della Carta delle Nazioni Unite. I membri del Consiglio hanno ricordato il loro sostegno al ruolo vitale che il Qatar continua a svolgere negli sforzi di mediazione nella regione a fianco di Egitto e Stati Uniti. I membri del Consiglio hanno sottolineato che il rilascio degli ostaggi (al primo posto come vogliono i nazisionisti, ndr), compresi quelli uccisi da Hamas, e la fine della guerra e della sofferenza a Gaza deve rimanere la nostra massima priorità. A questo proposito, hanno ribadito l’importanza degli sforzi diplomatici in corso di Qatar, Egitto e Stati Uniti e hanno chiesto alle parti di cogliere l’opportunità per la pace”. La risoluzione ha diverse pecche ma soprattutto manca una cosa fondamentale: non dice chi ha compiuto l'aggressione, Israele.
Così, senza colpo ferire, i nazisionisti possono impunemente continuare a bombardare a loro piacimento i paesi vicini, dal Libano alla Siria, continuare la guerra con lo Yemen, colpire altri paesi finora non coinvolti nelle aggressioni come il Qatar. Senza dimenticare Gaza e la Cisgiordania, dove il criminale Netanyahu dando il via libera agli estesi progetti di uovi insediamenti ripeteva che “non ci sarà mai uno Stato palestinese”.
Dai dati aggiornati all'11 settembre dal Ministero della Salute di Gaza risulta che il genocidio nazisionista ha raggiunto la cifra di 64.656 morti, 163.503 feriti e oltre 11.000 dispersi. Fra le vittime ci sono più di 20.000 bambini, di cui più di 1.000 neonati, e 12.500 donne. Più di 12 mila palestinesi sono stati uccisi e oltre 51 mila feriti dallo scorso 18 marzo quando i nazisionisti hanno cancellato unilateralmente l'accordo di cessate il fuoco. Oltre 2 milioni di palestinesi vivono in condizioni di sfollamento forzato a Gaza dove è in corso un nuovo attacco di terra nel capoluogo.
L'offensiva di Gaza City è una condanna a morte per un milione di palestinesi, denunciava un comunicato di Medici senza frontiere (MSF): “Le forze israeliane mirano a cacciare i palestinesi da Gaza City attraverso il genocidio, la pulizia etnica e la creazione di condizioni di vita impossibili. Nessun luogo è sicuro e le quantità di aiuti, ampiamente insufficienti, vengono distribuite attraverso rotte estremamente pericolose per i civili. La distruzione di infrastrutture critiche è continua e deliberata”. “È semplicemente impossibile costringere 1 milione di persone , tra cui centinaia di pazienti in condizioni critiche e di neonati, ad abbandonare Gaza City per trasferirsi in aree sovraffollate e prive di risorse nel centro e nel sud della Striscia. La distruzione sistematica di un’intera città e della sua popolazione deve finire”, sosteneva MSF che chiede “la cessazione immediata dell'uso degli ordini di evacuazione come mezzo di sfollamento forzato, un cessate il fuoco duraturo e l'ingresso di aiuti umanitari su larga scala”, esorta “gli alleati di Israele a interrompere immediatamente i trasferimenti di armi e a aumentare la pressione per fermare l’offensiva” e avverte che “senza un intervento urgente e radicale, Gaza rischia la distruzione totale”. E apriva una nuova campagna internazionale rivolta a tutti i capi di governo dei paesi in cui l'organizzazione è presente dal titolo “I medici non possono fermare il genocidio a Gaza ma i leader del mondo sì”.
17 settembre 2025