Il voto in condotta, simbolo della scuola neofascista del governo Meloni
Bocciare la scuola di Valditara: libro, moschetto e lavoro
L'esame di cittadinanza per addomesticare gli studenti combattivi. Inasprimento delle sospensioni. Controriforma dell'esame di maturità e degli istituti tecnici e professionali. Welfare contrattuale e divieto di usare il telefono a scuola
Approfittando del periodo di chiusura estiva delle scuole, il 30 luglio il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva i decreti attuativi che contoriformano il voto di condotta nelle scuole medie e superiori e impongono sanzioni disciplinari più repressive e nuovi divieti a carico delle studentesse e degli studenti che non si adeguano e osano criticare le regole della scuola capitalista, neofascista, classista, aziendalista, meritocratica, militarizzata, punitiva e oscurantista disegnat dal governo della Mussolini in gonnella Meloni e dal ministro fascioleghista dell'Istruzione e del “merito” Giuseppe Valditara fin dal primo giorno del loro insediamento a Palazzo Chigi.
I nuovi regolamenti, ha assicurato Valditara, saranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale entro la fine del 2025 e saranno pienamente operativi già a partire dall’anno scolastico 2025/2026.
Si tratta, come abbiamo più volte denunciato fin dalla sua presentazione in Consiglio dei ministri, di regolamenti attuativi che fanno parte della più ampia controriforma scolastica elaborata da Meloni e Valditara per imprimere un ulteriore giro di vite fascista alle leggi che regolano il sistema scolastico nazionale fra cui un ulteriore inasprimento dei provvedimenti disciplinari, la controriforma dell’esame di Stato che dal prossimo anno scolastico tornerà a chiamarsi ufficialmente esame di Maturità e la controriforma dell'istruzione tecnico-professionale con l’introduzione del cosiddetto modello 4+2.
Una serie di provvedimenti imposti per decreto che completano lo smantellamento della scuola e dell'istruzione pubblica e spazza via dalle aule e dai Collegi docenti i residui spazi di libertà democratico borghesi già minati alle fondamenta dalle precedenti controriforme a cominciare dalla “legge sull'autonomia scolastica” di Luigi Berlinguer, passando per la legge delega Moratti fino alla famigerata legge sulla “Buona scuola” di Renzi e ai “Campus-ITS Academy” di Patrizio Bianchi (ministro di area “centro-sinistra” nel governo Draghi) che hanno demolito pezzo dopo pezzo la scuola pubblica permettendo così al governo neofascista Meloni di assemblare su queste ceneri “una scuola autorevole, fondata sulla responsabilità e sul merito” e regolata dall' “ordine”, dalla “disciplina” e dalla “sicurezza” invocata dal piano della P2 di Gelli e già attuata nel ventennio mussoliniano da Gentile.
La spada di Damocle del voto di condotta
A partire dalle scuole medie e fino alla quinta superiore esso sarà determinante ai fini della bocciatura dello studente. Per accedere alla classe successiva non basta più riportare un voto sufficiente in tutte le materie, ma sarà necessario un voto di condotta pari o superiore a sette decimi.
Un voto inferiore o pari a cinque in condotta comporta la bocciatura automatica senza possibilità di recupero.
Non sarà più ammesso alla classe successiva anche chi ottiene un sei in condotta. In questo caso lo studente dovrà redigere un “compito di cittadinanza” e sostenere un “esame di cittadinanza” per essere ammesso alla classe successiva.
“Il compito di cittadinanza – precisa il ministero - è un elaborato personalizzato che può essere un testo scritto fino a 1.200 parole, una presentazione orale o un lavoro multimediale.
Il Tema deve sviluppare argomenti di educazione civica collegati ai motivi del voto di condotta, come rispetto delle regole, convivenza, responsabilità individuali, cittadinanza digitale e riflessione sulle conseguenze dei comportamenti... la valutazione del compito di cittadinanza spetta al consiglio di classe, che stabilisce griglie di valutazione basate su quattro criteri: attinenza al tema, chiarezza espositiva, capacità argomentativa e maturità dimostrata... se l’elaborato è valutato positivamente, lo studente viene ammesso alla classe successiva o all’esame di Stato (per le quinte superiori). In caso contrario, il 'debito comportamentale' viene trattato come una materia curricolare e può causare la non ammissione”.
Il voto sul comportamento inciderà anche sui crediti per l’ammissione all’esame di maturità. La norma prevede infatti che il punteggio più alto nella griglia di valutazione potrà essere assegnato solo agli studenti che hanno riportato un voto di comportamento non inferiore al nove.
Insomma una vera e propria spada di Damocle pronta a “tagliare la testa” agli studenti “indisciplinati” spacciata da Meloni e Valditara come “strumento di crescita e responsabilità formativa imprescindibile per affermare il rispetto per la persona e per le istituzioni”.
Il voto di condotta fu di fatto abolito dopo le grandi rivolte studentesche del Sessantotto e del Settantasette perché costituisce lo strumento politico usato dall'amministrazione scolastica più reazionaria per punire, reprimere, intimidire, isolare e discriminare gli studenti e le studentesse più attivi.
Oggi invece torna ad essere il simbolo della scuola neofascista del governo Meloni e di Valditara il quale ha sempre indicato il Sessantotto come “la causa di tutti i mali della scuola” attribuendo invece alla “punizione e all'umiliazione dello studente un valore altamente educativo”.
Repressione: sospensioni e provvedimenti disciplinari
Giro di vite anche per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari e le sospensioni che saranno sostituite da “attività di approfondimento sulle conseguenze dei propri comportamenti e da iniziative di cittadinanza solidale presso enti o associazioni individuate dalla scuola”.
Fino a due giorni, “lo studente sarà coinvolto in attività di approfondimento sui temi legati ai comportamenti che hanno causato il provvedimento per poi progredire, oltre i due giorni, in attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate”.
Si tratta di una vera e propria condanna ai lavori sociali. Un provvedimento repressivo, punitivo e umiliante, proprio come avveniva nella scuola di Mussolini e Gentile, che, al contrario di quanto affermano Meloni e Valditara non “ trasforma la punizione in un’opportunità educativa” non “valorizza i principi di responsabilità individuale e di rispetto verso le persone e i beni pubblici” e men che meno è utile “a ridare autorevolezza alla scuola ai docenti e al personale Ata”.
Restano in vigore, come già lo scorso anno, sanzioni e misure fino all’arresto in flagranza, per chi aggredisce il personale scolastico.
Per irregimentare gli studenti e tutto il personale scolastico, Meloni e Valditara hanno strumentalizzato ad arte i casi di bullismo e le aggressioni contro il personale scolastico che si sono verificati nel corso degli ultimi mesi con l'obiettivo di imporre per decreto una norma che criminalizza le lotte del movimento studentesco e reprimere ogni forma di dissenso politico, civile e democratico nelle scuole come peraltro è già avvenuto nei confronti del professor Christian Raimo, sospeso dall'incarico e dallo stipendio per tre mesi per aver criticato il ministro Valditara, e dei tanti altri docenti e studenti che manifestano sostengono e promuovono iniziative di solidarietà con il popolo palestinese e contro il genocidio nazisionista.
Una norma, calata dall'alto, che ignora completamente i diritti e le rivendicazioni degli studenti e mette il manganello giudiziario e disciplinare al centro dell'azione “educativa” per intimorire e colpire con le sospensioni, il voto in condotta e la bocciatura le studentesse e gli studenti più combattivi, “sediziosi” e “indisciplinati” che promuovono scioperi e occupazioni degli istituti per difendere i propri diritti e osano mettere in discussione le istituzioni, gli ordinamenti e gli insegnamenti scolastici borghesi.
Esame di maturità, basta contestazioni
“Chi boicotta l’esame facendo scena muta all’orale, dal prossimo anno sarà bocciato” lo ha detto chiaro e tondo Valditara e lo ha ripetuto Meloni alla fine del Consiglio dei ministri che ha approvato anche la controriforma dell'esame di maturità.
La norma è scritta apposta per reprimere il dilagare della protesta contro “i meccanismi di valutazione scolastici, l’eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente” e contro una scuola che obbliga a “imparare le cose a memoria e non ci dà la possibilità di esprimere il pensiero critico per cui la prova di maturità non ha alcun senso”, attuata da diverse studentesse e studenti di varie scuole che a luglio 2024 e luglio 2025 si sono rifiutati di sostenere la prova orale e la commissione li ha dovuti comunque promuovere perché, sommando i crediti del triennio e i voti ottenuti alle due prove scritte avevano già raggiunto un punteggio superiore ai 60 centesimi.
La prova orale verterà su quattro discipline scelte a gennaio di ogni anno. Le prove scritte rimangono due. Mentre i membri della commissione esaminatrice passano da 7 a 5: due interni e due esterni più il presidente e avranno la possibilità di aggiungere “motivatamente” tre punti per chi dovesse raggiungere il 97 (come alla laurea).
Si valuteranno “non soltanto le competenze, le conoscenze, le abilità acquisite, ma anche il grado di autonomia, di responsabilità” e le attività “connesse con il percorso scolastico”, come quelle sportive, culturali e azioni “particolarmente meritevoli che abbiano evidenziato senso di responsabilità e impegno da parte dello studente”, anche extrascolastiche.
La ghettizzazione professionale 4+2
Da sistema sperimentale, sottoposto all'approvazione del Collegio docenti di ogni singola scuola, controriforma dell’istruzione tecnico-professionale con l’introduzione del cosiddetto modello 4+2 che prevede quattro anni di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale, seguiti da due anni di formazione in istituti tecnologici superiori (ITS Academy) diventa ordinario.
In sostanza si tratta della restaurazione del vecchio sistema di “avviamento al lavoro” di mussoliniana memoria che di fatto consegna l'istruzione tecnica e professionale direttamente nelle mani delle aziende.
Altro che “offrire maggiori opportunità lavorative ai giovani”, Meloni e Valditara hanno trasformato in legge il vecchio ma sempreverde pallino della destra e dei padroni secondo il quale i figli delle famiglie povere o operaie non hanno il diritto di studiare per accedere ai livelli più alti dell'istruzione, ma solo per imparare un lavoro capace di metterli immediatamente al servizio del capitalismo italiano.
Ci avevamo già provato Moratti, Gelmini e Renzi, ma ora anche questo ulteriore tassello della scuola classista per eccellenza, sarà piantato. Non è un caso se nel corpo del testo, più volte si usano termini come “filiera” o “addestramento”, che sono termini mutuati direttamente dal mondo dell'impresa.
Nei fatti si introduce il “Campus”, composto da scuole, centri di formazione professionale e “ITS Academy” e si apre alla collaborazione con docenti esterni provenienti dalle imprese per “colmare lacune di competenze tecniche”. Ci saranno accordi di partenariato per incrementare significativamente l’alternanza scuola-lavoro, tirocini, stage, e torneranno a proliferare i contratti di apprendistato.
Si tratta sostanzialmente di trasformare i tecnici e i professionali in un grande bacino di manodopera gratuita e immediata per le imprese, e formazione tecnica specifica per le necessità di quella specifica azienda, al posto di altre competenze culturali generali. Costi formativi che anche in termini economici le aziende risparmieranno al momento dell'ingresso in azienda di quegli studenti “fortunati” che saranno scelti perché ritenuti tecnicamente più addestrati quali docili esecutori delle mansioni loro assegnate.
Non a caso Valditara ha proposto di realizzare, già a partire dal secondo anno delle superiori, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (ex Alternanza scuola-lavoro, ndr) che “cambieranno nome e si chiameranno 'Formazione Scuola-lavoro' così le famiglie capiranno meglio di cosa si tratti” in cui saranno confinati gran parte delle studentesse e degli studenti di estrazione proletaria e operaia condannandoli, a differenza dei loro coetanei più ricchi che frequentano i licei, fin dall'età adolescenziale a imparare un mestiere.
Welfare contrattuale
Da gennaio del 2026 verrà introdotta una copertura assicurativa sanitaria supplementare privata destinata a tutto il personale della scuola, docenti e personale Ata. I fondi saranno decurtati dal MOF (Miglioramento dell'Offerta Formativa che finanzia attività aggiuntive e progetti didattici per gli studenti; dal Fondo Integrativo di Istituto (FIS) destinato alla retribuzione aggiuntiva e premiali del personale scolastico per attività legate al Piano Triennale dell'Offerta Formativa (PTOF) e dal Fondo Scuola Espero, che è un fondo pensione complementare per i dipendenti del comparto scuola che vi aderiscono su base volontaria e che Valditara vorrebbe rendere invece obbligatorio per tutti compreso i precari che hanno incarico fino al 30 giugno la cui assicurazione sarà coperta dai risparmi che deriveranno dal taglio dei commissari d’esame.
Insomma, ancora una volta, si utilizzano soldi pubblici destinati all'istruzione per finanziare l'impresa privata e ingrassare le compagnie assicuratrici.
Il 12 agosto i sindacati filogovernativi: CISL, Snals e Anief hanno firmato il contratto integrativo settore scuola che introduce appunto il cosiddetto welfare contrattuale e l'assicurazione sanitaria. Un contratto pirata, firmato da una minoranza di rappresentanti di lavoratori che purtroppo ha valore per tutto il personale scolastico di ogni ordine e grado.
Vietato l'uso dei cellulari
Il divieto di usare il cellulare a scuola, già in vigore dallo scorso anno nelle scuole medie, sarà esteso anche a tutti gli istituti superiori di secondo grado.
A ogni singolo istituto è lasciata piena libertà di decidere autonomamente le modalità di attuazione del divieto. Sono previste solo due eccezioni: gli studenti con disabilità, nei casi in cui lo preveda il loro Piano educativo individualizzato, e in alcune classi di Informatica e Telecomunicazioni.
Si tratta di un provvedimento che, da un lato, punisce gli studenti invece di educarli a un uso corretto delle tecnologie e, dall'altro lato, ha una funzione chiaramente propagandistica tesa a carpire il consenso di genitori e personale scolastico dal momento che la norma non chiarisce, ad esempio: chi trattiene i telefoni? Serviranno gli armadietti? Di chi è la responsabilità della custodia? Degli alunni? E in questo caso, quali sanzioni si dovrebbero comminare? Chi decide e chi si prende la responsabilità di tali eventuali sanzioni?
Auspichiamo che il movimento studentesco prenda esempio dalle grandi lotte del Sessantotto e del Settantasette e che fin dall'inizio di questo nuovo anno scolastico scenda compatto e unito nelle piazze di tutta Italia per aprire una nuova stagione di lotte e spazzare via il governo neofascista Meloni e la controriforma Valditara.
17 settembre 2025