Genova: Grande successo della mobilitazione lanciata da USB. Manifestazione “Una luce per Gaza” promossa dall'Associazione Music for Peace
Dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”
Allo sciopero generale del 22 settembre, indetto da USB, in sostegno della martoriata popolazione di Gaza e per tenere alta l’attenzione dei media per la missione umanitaria e politica della Global Sumud Flotilla, la città di Genova ha nuovamente alzato la voce e come aveva in precedenza promesso ha fatto le prove generali per fermare l’intera città.
Un primo assaggio dell’intensa giornata di lotta è avvenuto alle 8 di mattina presso il varco Albertazzi/San Benigno; iniziativa che ha bloccato le merci di entrata in porto. Proprio in mattinata, ha comunicato USB, si era saputo della possibilità che al terminal Spinelli attraccasse la nave Joanna Borchard per caricare container diretti verso lo Stato nazisionista di Israele.
Partito da via Balbi, cuore universitario della città, un corteo studentesco con tanti giovani, ma pure composto dal corpo docente, si è diretto verso il varco Albertazzi in cui si è tenuta un'assemblea pubblica con USB e i portuali del CALP. Era organizzato da Genova Antifascista, da Belvedere da Passano, quartiere di Oregina (alture di Genova). I manifestanti al grido di Palestina libera dal fiume al mare, hanno attraversato le strade principali del rione per giungere alla conclusione in piazza Acquaverde (zona porto) in cui si è tenuto un presidio antifascista e antimperialista.
Un corteo è partito da piazza Montano (quartiere di Sampierdarena) e ha raggiunto San Benigno (base operativa del CALP).
Tuttavia, gli antifascisti e antimperialisti genovesi non si potevano accontentare delle, comunque, importanti e impegnative iniziative di lotta sopra esposte. A conclusione dell’assemblea pubblica di piazza tenuta al varco Albertazzi hanno dato vita a un nuovo corteo. Si sono mossi in direzione del presidio antifascista e antimperialista tenuto già da qualche ora in piazza Acquaverde. Il corteo degli antifascisti, degli imperialisti, degli studenti, e composto da tante famiglie con bambini è diventato un corpo unico; combattivo, vivace. E mentre proseguiva s’ingrossava, e anche quando non si ingrossava riceveva, in ogni modo, gli applausi di tanti affacciarti dalle finestre mentre sventolavano le bandiere della Palestina. Ma pure di altri raccolti lungo il passaggio del corteo che si univano ai cori di Free free Palestine, salutando a volte con il pugno chiuso e ringraziando i manifestanti per l’impegno a favore della popolazione palestinese. Non meno di ventimila di antifascisti, di antimperialisti hanno gremito, in conclusione della manifestazione, piazza De Ferrari, dove Francesco Staccioli, dell’Esecutivo nazionale di USB, ha preso la parola rivendicando il ruolo centrale che ha assunto, persino nel mondo, la città di Genova nei confronti della lotta per una Palestina libera.
Il 17 settembre dalle ore 20 nel cuore di Genova, in piazza De Ferrari, slargo in cui sono avvenuti i più importanti moti di piazza che hanno visto protagonista la popolazione antifascista genovese, l’associazione Music for Peace aveva chiamato alla mobilitazione. Sul loro sito si legge: “In seguito a quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza, non possiamo restare in silenzio. Daremo vita a un presidio spontaneo, nato nel bisogno di ritrovarsi come esseri umani e per dare voce al nostro dissenso. Invitiamo tutti a portare bandiere della Palestina e candele per illuminare la piazza e accendere una luce su Gaza”.
E la città di Genova ha risposto con un segnale inequivocabile. Migliaia di antifascisti, di antimperialisti, di bandiere palestinesi, di singoli, tenevano fra le mani candele da accendere per illuminare il cielo di Genova, per inviare, simbolicamente, alla popolazione gazawi una luce che non può che essere di solidarietà. E se Gaza sta bruciando, dicevano animatamente i manifestanti, dobbiamo scendere in piazza. Sì, dobbiamo scendere in piazza perché dobbiamo protestare contro il governo neofascista della ducessa Meloni per il suo atteggiamento complice, vergognoso, dalle mani sporche di sangue di bambini, di donne, di civili, atteggiamento che sta tenendo di fronte al genocidio di un popolo intero; in Palestina il mondo non sta assistendo a una guerra fra due eserciti, ma ad un’aggressione militare compiuta con bombe, droni, missili, con carri armati che avanzano distruggendo vite e abitazioni civili e portata criminalmente avanti da uno degli eserciti meglio armati dell’intero pianeta e contro una popolazione pressoché inerme raccolta fra tendopoli, nascosta fra macerie, persino dentro ospedali, con l’evidente tentativo di sterminare, di indurre milioni di persone a emigrare, ad accettare la deportazione; se potesse il nazisionista governo di Netanyahu caricherebbe l’intero popolo palestinese su treni piombati per una destinazione ignota.
Dalla piazza si sono alzati molte parole d’ordine - Non in nostro nome. Stop al genocidio. Cessate il fuoco immediato. Stop all’embargo sugli aiuti umanitari. Free free Palestine - ma con la consapevolezza che queste parole d’ordine non possono che essere solo un primo passo. Uno su tutto, due popoli uno Stato, ma ci sarà bisogno di percorrere molta strada. Com’è avvenuto in occasione della grande manifestazione dei 50.000 tenuta a Genova per salutare la partenza della Flotilla, la sindaca di Genova, Silvia Salis, è passata per portare un saluto e garantire la sua attenzione nei confronti delle imbarcazioni in viaggio per le coste palestinesi.
Dal palco improvvisato il presidente di Music for Peace, Stefano Rebora, ha lanciato un importante appello all’unità: “Abbiamo visto che venerdì (19/09) ci sarà uno sciopero e lunedì (22/09) un altro e va bene, ma cerchiamo di restare uniti, non cerchiamo il protagonismo, mettiamoci da parte perché la forza siamo noi, tutti uniti”.
24 settembre 2025