Ancora una provocazione della Russia che scherza col fuoco della guerra mondiale
Aerei da guerra russi entrano in Estonia
Prove di forza per coprire le difficoltà militari e finanziarie dei nazizaristi di Mosca
Zelensky: “Il nostro esercito sta distruggendo le loro forze. I russi hanno subito pesanti perdite”

Continua a scherzare col fuoco il nuovo zar del Cremlino e criminale di guerra Putin. Dopo i droni sulla Polonia il 19 settembre è stata la volta di aerei militari russi che hanno violato lo spazio aereo dell’Estonia. Un’altra provocazione per la guerra mondiale. Lo ha reso noto dopo poche ore il governo di Tallinn, precisando che tre caccia Mig-31 hanno sorvolato il Golfo di Finlandia per un totale di 12 minuti senza autorizzazione. Il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna ha affermato che la Russia ha già violato lo spazio aereo del paese baltico quattro volte quest'anno, "il che è di per sé inaccettabile, ma la violazione di oggi, durante la quale tre aerei da combattimento sono entrati nel nostro spazio aereo, è di una sfacciataggine senza precedenti". "È necessario rispondere ai crescenti controlli dei confini e all'aggressività della Russia rafforzando rapidamente la pressione politica ed economica", ha aggiunto. L'Estonia è il terzo paese della NATO a segnalare un'incursione del suo spazio aereo da parte della Russia nelle ultime settimane: il 14 settembre la Romania ha dichiarato che un drone ha violato il suo spazio aereo durante un attacco russo alla vicina Ucraina.
Di fatto i pericoli di guerra mondiale aumentano: "Oggi alcuni jet russi hanno violato lo spazio aereo estone. La NATO ha reagito immediatamente e ha intercettato gli aerei russi. Questo è l'ennesimo esempio del comportamento sconsiderato della Russia e della capacità di risposta alleata", ha affermato la portavoce della NATO, Allison Hart, mentre, l'Alta rappresentante dell'Unione europea per la Politica estera, l'ex premier estone Kaja Kallas, ha rincarato che "L'odierna violazione dello spazio aereo dell'Estonia da parte di aerei militari russi è una provocazione estremamente pericolosa. Si tratta della terza violazione dello spazio aereo dell'UE in pochi giorni e contribuisce ulteriormente ad aumentare le tensioni nella regione. L'UE esprime piena solidarietà all'Estonia. Sono in stretto contatto con il governo estone. Continueremo a sostenere i nostri stati membri nel rafforzare le loro difese con risorse europee. Putin sta mettendo alla prova la determinazione dell'Occidente. Non dobbiamo mostrare debolezza", ha aggiunto.
Il giorno dopo l'Estonia ha respinto la smentita di Mosca, che ha negato di avere violato lo spazio aereo estone con 3 suoi Mig-31. Le autorità estoni hanno sottolineato che la violazione è confermata da radar e contatti visivi e suggerito che potrebbe trattarsi di una tattica russa per distogliere le risorse occidentali dall'Ucraina. Mosca - ha detto il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur - potrebbe cercare di provocare i Paesi della NATO affinché inviino ulteriori risorse di difesa aerea in Estonia, nella speranza che gli alleati di Kiev facciano di più "per la nostra difesa" e meno per sostenere Kiev.
Il 21 settembre l'agenzia americana Bloomberg citando fonti del Cremlino ha affermato che il presidente russo Vladimir Putin è giunto alla conclusione che l'escalation militare è il modo migliore per costringere l'Ucraina a colloqui alle sue condizioni e che è improbabile che Donald Trump faccia molto per rafforzare le difese di Kiev, sottolineando che l'incontro in Alaska ha convinto Putin che Trump non ha interesse a intervenire nel conflitto.
Intanto sono continuati dall’inizio di settembre i bombardamenti nazizaristi russi su obiettivi civili in tutta l’Ucraina. Morti e distruzioni quotidiane. "In questo momento, - ha affermato il presidente ucraino Volodimir Zelensky - ci stiamo difendendo dagli attacchi russi quasi ogni giorno. Solo questa settimana, sono stati lanciati più di 1.500 droni d'attacco, oltre 1.280 bombe aeree guidate e 50 missili di vario tipo. Migliaia di componenti stranieri sono stati trovati in questo arsenale - più di 132.000 pezzi - provenienti da molti paesi: Europa, Stati Uniti, Cina, Giappone e decine di altri. Tutte queste tecnologie aiutano la Russia a creare armi su larga scala. Tutto per il terrore contro il nostro popolo. Se la Russia non viene fermata, questo diventerà sicuramente una minaccia per i paesi europei e dell'Indo-Pacifico. Forti sanzioni sono uno strumento che contribuirà a fermare tutto questo. Dobbiamo bloccare tutte le possibili vie di rifornimento e i mezzi per eludere le sanzioni, ed esercitare pressione sui Paesi e sulle singole aziende che li aiutano", ha sottolineato.
Dal fronte militare intanto si apprende che l'offensiva nel Donetsk non procede come la Russia vorrebbe. Anzi: le forze di Mosca stanno subendo forti perdite. Ad assicurarlo è stato lo stesso Zelensky. "La nostra operazione di controffensiva nella regione di Donetsk, nei settori di Pokrovsk e Dobropillia, continua. Per i russi era uno degli assi più importanti della loro offensiva, ma non sono riusciti a sferrare un attacco su vasta scala in quella zona", ha assicurato in un post su Telegram il 19 settembre. "Il nostro esercito sta distruggendo le loro forze. I russi hanno subito pesanti perdite" e "ogni giorno si aggiungono nuovi prigionieri di guerra russi", ha proseguito. Di fatto la Russia ha perso 1.099.530 soldati in Ucraina dall'inizio della sua invasione su vasta scala, il 24 febbraio 2022, secondo quanto riportato dallo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine. Secondo il rapporto, la Russia ha perso anche 11.191 carri armati, 23.278 veicoli corazzati da combattimento, 62.044 veicoli e serbatoi di carburante, 32.896 sistemi di artiglieria, 1.492 sistemi di lancio multiplo di razzi, 1.218 sistemi di difesa aerea, 422 aerei, 341 elicotteri, 60.680 droni, 28 tra navi e imbarcazioni e un sottomarino. Una vera e propria disfatta di chi in pochi giorni doveva entrare a Kiev e annettere il paese nella Federazione imperialista russa. Dal canto suo Putin ha annunciato che sono “oltre 700.000” i militari russi dispiegati al fronte in Ucraina: è la prima volta che il Cremlino quantifica le forze russe impegnate nel conflitto.
In queste settimane stanno altresì emergendo una serie di elementi che inducono a prendere in seria considerazione i timori delle intelligence di mezza Europa circa l’intenzione di Mosca di alzare il livello dello scontro. Secondo la Reuters nei giorni scorsi Putin ha commentato la recessione tecnica nella quale la Russia è di fatto entrata a seguito della pubblicazione da parte della Banca Centrale di grafici che evidenziano il secondo calo trimestrale consecutivo del PIL, parlando di rallentamento voluto per contenere l’inflazione, la quale continua a rimanere a livelli elevatissimi, spinta in alto anche a causa dei colpi ucraini sulle raffinerie, che hanno fatto impennare i prezzi dei carburanti. La verità è che la bolla di super-crescita fatta registrare dalla Russia in questi anni, drogata da colossali investimenti pubblici necessari per una rapida conversione dell’economia in economia di guerra si sta velocemente esaurendo e l’isolamento di fatto che le sanzioni occidentali hanno imposto, quelle che i putiniani ancora oggi affermano che non funzionano, stanno mettendo a rischio la stabilità finanziaria del paese.
Sempre stando ai dati raccolti da Reuters, il Cremlino starebbe valutando un incremento dell’aliquota IVA, che farebbe seguito al recente aumento delle tasse su persone fisiche e aziende. L’obiettivo è quello di contenere il deficit determinato dalle esagerate spese militari, fissato all’1,7%, ma che sarà impossibile mantenere, anche a causa del basso prezzo del petrolio e dello sconto che gli acquirenti del greggio sotto sanzioni pretendono da Mosca, per sobbarcarsi il rischio di ritorsioni da parte dei paesi occidentali. Il Ministero dell’Economia russo non potrà quindi fare a meno di continuare ad attingere al fondo sovrano, le riserve finanziare accumulate dalla Russia in oltre un ventennio e già dilapidate per più della metà per pagare i conti salatissimi della guerra. Anche il debito pubblico, che è a livelli bassi se raffrontati con quelli dei grandi paesi europei, ha comunque costi esorbitanti legati all’ormai strutturale rischio di default, e alla valutazione che le agenzie di rating hanno sospeso dopo aver classificato i titoli russi come “spazzatura”, lasciando i possibili investitori al buio e rendendo nei fatti il ricorso al finanziamento molto oneroso.
A questo si aggiunge anche l’altissimo debito privato, ossia l’indebitamento delle aziende verso le banche, legato alla necessità di non far gravare ulteriormente sul bilancio dello Stato almeno una parte del sovvenzionamento dell’industria bellica. Questo sta determinando una situazione di crescente tensione finanziaria, legata alla quasi certezza che gran parte dei debiti contratti dalle imprese del settore militare saranno presto inesigibili, con il rischio molto serio di fallimenti a catena e di un collasso del sistema bancario. Questa è una delle ragioni per le quali la Banca Centrale appare molto restia rispetto ad un drastico abbassamento degli altissimi tassi, il quale pure favorirebbe la crescita. La riduzione degli interessi incentiverebbe la spesa privata, svuotando però i conti correnti e riducendo le riserve attraverso le quali le banche concorrono a finanziare la guerra, con conseguente serio pericolo di ingenerare una crisi del debito.
Ma ciò che si sta rivelando il più grave dei problemi per Mosca è il crollo dei reclutamenti, scesi di gran lunga al di sotto della soglia che garantisce il rimpiazzo dei morti al fronte. Nel secondo trimestre di quest’anno i reclutati sarebbero stati 37.900, in calo del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante bonus d’ingresso fantasmagorici e stipendi enormi.
Tutti questi elementi insieme delineano un quadro in cui nella guerra di logoramento è soprattutto la Russia a rischiare di essere logorata. Ma ancor più evidenzia che il fattore tempo non gioca più a favore del Cremlino, che presto potrebbe trovarsi nella condizione di non poter più sostenere la guerra né economicamente né militarmente, col rischio di far crescere il malcontento popolare per il prolungamento di una “operazione speciale” che sarebbe dovuta durare pochi giorni e che invece da tre anni e mezzo sta costando severi tagli alla spesa, tasse e prezzi fuori controllo senza che si intraveda all’orizzonte la propagandata sconfitta dell’Ucraina.

24 settembre 2025