Salpata da Portopalo la più vasta missione umanitaria di tutti i tempi
La Global Sumud Flotilla in rotta verso Gaza
Oceanico appoggio dalle masse popolari di tutto il mondo. Altri droni sorvolano e minacciano le imbarcazioni. Meloni invii subito una nave per soccorrere gli equipaggi in pericolo di naufragio. Incalzare la mobilitazione per la fine dell'occupazione, e per il ritiro immediato dell'esercito nazisionista di Israele da Gaza e dalla Cisgiordania
Che CGIL ed i sindacati di base proclamino assieme uno sciopero generale unitario per la Palestina con una grande manifestazione a Roma

Dopo alcuni giorni di assestamento logistico, la Global Sumud Flotilla ha lasciato Portopalo (Siracusa) e le coste italiane, e si sta dirigendo verso Creta dove le 39 imbarcazioni che sono in viaggio nel momento in cui scriviamo si ricongiungeranno con le 6 attualmente in attesa nell'arcipelago greco.
Un fondamentale passo in avanti per quella che si configura come la più grande missione umanitaria della storia, soprattutto se considerato il percorso “ad ostacoli” che la flottiglia ha già fatto e quello che l'aspetta nei prossimi giorni nel suo lungo percorso fino a Gaza. E infatti i nazisionisti israeliani minacciano fuoco e fiamme definendola per bocca del ministero degli Esteri israeliano “Flotilla di Hamas” e preparandosi a fermarla con pirateschi abbordaggi e con l’arresto e quindi l’espulsione degli equipaggi: hanno deciso, in questa fase, di ricorrere a una guerra sporca fatta di provocazioni e attacchi di droni, com'è avvenuto ancora una volta la notte tra il 23 e il 24 quando è stata attaccata da almeno 15 droni che hanno scaricato contro barche ed equipaggi sostanze urticanti e bombe sonore. “Sono state colpite le imbarcazioni di Italia, Inghilterra e Polonia. È stato come un attacco ai tre Paesi. È un episodio molto grave, che crea un precedente. Ci auguriamo che la politica intervenga”. A denunciarlo è Maria Elena Delia, portavoce per l'Italia della Global Sumud Flotilla, ed è per questo che noi chiediamo che Meloni invii subito una nave per soccorrere gli equipaggi in pericolo di naufragio.
Le barche partite il 31 agosto da Barcellona hanno infatti avuto un lungo e tormentato stop in Tunisia dove se ne sono aggiunte altre, sia per le problematiche burocratiche imposte dal governo di Kais Saied, sia per le due bombe incendiarie sganciate dai droni negli attacchi intimidatori del 9 e 10 settembre dei quali ci siamo occupati la scorsa settimana, ma anche per le tante difficoltà nel preparare alla partenza molte imbarcazioni acquistate di fretta e che necessitavano di interventi. Tant'è che nel momento in cui scriviamo almeno altre cinque imbarcazioni che dovevano unirsi alla Flotilla sono rimaste ancorate a Portopalo in attesa di essere in grado di per poter salpare.
“Non vogliamo perdere per strada nessuno, è anche una questione di solidarietà”, dichiarano i responsabili della missione che hanno disposto una precisa disposizione della Flotilla, che si unisce ad un tragitto altrettanto preciso, frutto di un grande sforzo organizzativo per coordinare centinaia di persone di svariate nazionalità, non tutte “addette ai lavori”, ma portatrici di molteplici e diverse esperienze nel campo della solidarietà, della navigazione e delle relazioni internazionali.
Dalle dichiarazioni degli equipaggi, appare evidente come un denominatore comune a tutte le imbarcazioni è l'estrema attenzione e preoccupazione, con la quale a bordo si cercano di individuare per quanto possibile eventuali segnali di intervento delle forze navali israeliane che nei confronti delle precedenti Flotillas non si è fatto attendere molto, concretizzandosi in abbordaggi molto distanti dalle coste palestinesi in pieno contrasto col diritto internazionale, anche con quello che regola i rapporti in mare.
Intanto nella serata del 21 settembre il coordinamento della Flotilla ha lanciato un allarme per un anomalo traffico di droni sopra le imbarcazioni che conferma un concreto e costante rischio di nuovi attacchi intimidatori.
Certamente, una delle caratteristiche della Global Sumud Flotilla è quella di essere composta da un gran numero di barche, senza precedenti in iniziative di questo genere, a bordo delle quali vi sono tanti attivisti ma anche funzionari, personalità di spicco nel panorama internazionale e giornalisti - che a dire il vero Israele sionista fino ad oggi non ha esitato a sterminare – dei quali probabilmente anche il boia nazisionista Netanyahu dovrà in qualche modo tener di conto nell'ambito dei suoi rapporti internazionali, in particolare coi Paesi UE.
Comunque sia, anche di fronte a questa missione innanzitutto umanitaria, Israele conferma in toto la natura nazista del suo governo sionista e minaccia arresti in acque internazionali ed espulsioni immediate, e ciò nel migliore dei casi poiché il ministro israeliano Ben-givr ha promesso per tutti coloro che sono a bordo delle imbarcazioni lo stesso trattamento che viene riservato ai “terroristi”, il che significa carceri speciali e, potenzialmente, anche torture di ogni genere.
Inaccettabile, oltre all'ormai conclamato immobilismo dei governi borghesi di tutta Europa di fronte al genocidio - quando non complici come nel caso del governo neofascista Meloni che continua a collaborare col governo Israeliano ed a fornire armi -, il fatto che sia le bombe incendiarie che hanno colpito due navi a Tunisi, sia certe dichiarazioni, non abbiano mosso nient'altro che qualche dichiarazione di rito da parte delle opposizioni parlamentari di cartone. È vero che alcuni parlamentari – 4 per l'esattezza – di PD, 5 Stelle ed AVS, si sono imbarcati, ma non sfugge a nessuno che al di là del rischio individuale, a livello politico si tratta di un approccio opportunista e dall'odore propagandistico che non cancella l'assoluta mancanza di concretezza dei partiti di riferimento nella lotta per la liberazione del popolo palestinese che nei fatti rimane pressochè nulla.
A supporto della Flotilla nella sua missione di aprire un corridoio umanitario e rompere l’assedio alla Striscia, si sono intensificate e moltiplicate manifestazioni oceaniche in tutto il mondo. Ne sono prova in Italia l'ottima riuscita dello sciopero generale proclamato dalla CGIL il 19 settembre che, seppur parziale e tardivo, in una parola insufficiente, e lo sciopero generale del 22 settembre promosso dai sindacati di base dai toni e dalle parole decisamente più determinate e condivisibili, hanno portato nelle piazze di tutta Italia centinaia di migliaia di persone di tutti i generi ed età a manifestare contro il genocidio del popolo palestinese ed a sostegno della missione di Flotilla. Dal nostro punto di vista, adesso alla CGIL e ai sindacati di base è richiesto uno sforzo aggiuntivo, e cioè la proclamazione di una nuova giornata di sciopero generale unitario con manifestazione nazionale a Roma per convogliare in una sola voce questo fronte largo ed eterogeneo.
In ogni caso questi due giorni di mobilitazione si inseriscono in uno scenario più ampio fatto di presidi, flash mob, interventi nelle università da parte dei collettivi, che dimostrano – se ancora ce ne fosse bisogno – di quanto è sentita la questione palestinese nei cuori delle masse popolari e di quanto esse sono pronte a lottare contro l'imperialismo ed il colonialismo partendo dalla sua espressione più evidente ed intollerabile qual'è appunto la questione palestinese aperta da decenni e che oggi si trova ad un punto paragonabile per crudeltà, scala e modalità soltanto all'olocausto, dove un popolo, un'etnia di fatto, viene sistematicamente sterminata dall'unico esercito in campo che è quello dell'occupante imperialista.
Alla fine ormai tutti hanno accettato e condiviso le parole d'ordine del nostro partito, il primo in assoluto a definire Netanyahu, il governo e l'esercito Israeliano “nazisionisti”, anni prima del 7 ottobre, ed è anche questa consapevolezza il motivo, unito alla catastrofe umanitaria nella striscia ed in Cisgiordania, che arma la grande voglia di lottare di essi.
Ecco perché tutte le forze politiche e sindacali hanno il dovere politico e morale di convergere in una mobilitazione unitaria e permanente, che possa compattare sensibilità così diverse ma che hanno tutte quante come primo obiettivo la fine del genocidio, il ritiro dell'esercito nazisionista d'occupazione e l'apertura di un corridoio umanitario a Gaza. Poi, una volta raggiunto questo obiettivo, anche in questo caso ognuno andrà per la propria strada; c'è chi si accontenterà di ripristinare una soluzione insufficiente con lo stato sionista ancora egemone nell'area chiamando “pace” quel che c'era prima del 7 ottobre, chi come noi continuerà ad andare a fondo fino alla liberazione della Palestina “dal fiume al mare”, puntando dritti verso l'unica formula davvero risolutiva della principale questione mediorientale, quel uno Stato e due popoli che possa garantire reciproca convivenza di arabi ed ebrei nella stessa terra.
Ecco perché auguriamo ancora: Buon vento Flotilla!

24 settembre 2025