Decine di arresti in Campania
Decapitate le segreterie regionali di Fi e Azione
Coinvolto il rettore dell'Università “Parthenope”
Redazione di Napoli
La Procura antimafia di Napoli guidata dai pubblici ministeri Vincenzo Ranieri e Maurizio Giordano ha ottenuto dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Nicola Marrone, 17 arresti e conseguenti misure cautelari (3 arresti in carcere, 7 ai domiciliari e 7 tra divieti di dimora e interdizioni) per reati gravi come corruzione, atti contrari ai doveri d’ufficio, istigazione alla corruzione, turbata libertà degli incanti, riciclaggio e autoriciclaggio.
Si tratta di un’indagine che ha colpito soprattutto il coordinamento provinciale di Caserta di Forza Italia e il suo capo, Giuseppe Guida, attuale sindaco di Arienzo e dirigente massimo casertano del partito di Tajani. Tra gli indagati Luigi Bosco, ex consigliere regionale e attuale segretario regionale di Azione di Calenda, nonché l’ex consigliere regionale dell’UDEUR nonché “re dei rifiuti” di Casal di Principe, Nicola Ferraro, già condannato a 7 anni di carcere per concorso esterno in camorra. Sono coinvolti anche importanti funzionari della pubblica amministrazione neofascista come l’ex direttore generale dell’Asl di Caserta, Amedeo Blasotti e il rettore dell’università di Napoli “Parthenope”, Antonio Garofalo, sospeso dalla sua funzione per almeno un anno (con divieto di dimora nel capoluogo campano).
Secondo gli inquirenti, il sindaco Guida avrebbe concesso nel 2019 l’appalto per il servizio di raccolta rifiuti del Comune di Arienzo in cambio del favore elettorale. Nell’ambito dello scambio politico-elettorale entra anche il clan dei Casalesi con Ferraro, che avrebbe continuato la sua opera nel settore ambientale, infiltrandosi nelle amministrazioni pubbliche come i comuni e l’Asl del casertano. La Procura ha anche delineato il ruolo centrale dell’ex consigliere regionale Bosco che avrebbe perpetuato il sistema di accaparramento di appalti pubblici a imprese da lui indicate, anche qui con favori e appoggi elettorali. Losco e Ferraro conducevano un cartello di aziende di proprietà di imprenditori che ottenevano, grazie al loro potere e alle loro conoscenze, appalti per il servizio rifiuti o per la sanificazione di ospedali. Un giro di più di due milioni di euro sequestrati dall’anticamorra e sui quali diversi destinatari delle misure cautelari prendevano una percentuale: basti pensare al maxi-sequestro di due milioni di euro in contanti trovati nella casa di uno degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta, ritenuti proprio parte del giro di denaro relativo agli appalti aggiudicati alle aziende di riferimento di Ferraro.
Un’altra inchiesta, dunque, che, a poche settimane dalle elezioni regionali decapita le segreterie regionali e provinciali di uno dei partiti del governo neofascista Meloni, Forza Italia, al pari di Azione e del suo capetto Calenda che hanno scelto il silenzio invece di prendersi le responsabilità per l’ennesima vergogna tra scambio elettorale politico-camorristico e corruzione a tutti i livelli della pubblica amministrazione.
1 ottobre 2025