Genova: Manifestano in 30mila. I camalli bloccano una nave di armi per Israele

Dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”
La città di Genova si è vista attraversare, il 27 settembre, da un corteo composto da non meno di 30.000 manifestanti. Un corteo illuminato dalle fiaccole, dalle torce dei cellulari, dal desiderio di esserci. Un corteo rumoroso, combattivo e composto da antifascisti, da antimperialisti e da quei genovesi che intendono rimanere zitti e passivi, come in più di uno slogan e da tanti cartelli esposti veniva ribadito.
L’iniziativa, in ogni modo non nuova, è stata lanciata dal presidente dell’associazione Music for Peace, Stefano Rebora; una nuova fiaccolata per non fare calare l’attenzione dei media, e della popolazione, su Gaza e sul viaggio umanitario e politico che sta compiendo la Global Sumud Flotilla.
Sul sito di Music for Peace si legge: “Genova non resta in silenzio: stop al genocidio, stop all’embargo sugli aiuti umanitari e sanzioni contro la Stato di Israele. Tutte/i coloro che si riconoscono nell’essere umano, ognuna/o con le proprie differenze, sono invitate/i a partecipare alla fiaccolata e a dimostrare attivamente il loro dissenso in modo pacifico, educato, ma risoluto, portando solo le bandiere della Palestina. Urleremo insieme ‘Non in mio nome, restiamo umani’”.
Il concentramento era in via Balleydier (zona elicoidale e prossima alla sede di Music for Peace) per muoversi in direzione del centro cittadino. Al grido “Siamo tutti palestinesi” e “Free free Palestina”, si è diretto in via Milano, ha preso per via Buozzi, è entrato in via Balbi, sede delle principali Università della città, dove ha sostato qualche minuto per portare la solidarietà agli studenti che da giorni stanno occupando il rettorato dell’Università. Ha quindi proseguito la sua marcia a rullo di tamburi, esponendo centinaia di bandiere palestinesi, sollevando i bagliori dei fumogeni tenuti in alto fra le mani, soprattutto ingrossandosi sempre di più.
Nel corteo non solo convinti antifascisti, antimperialisti e antisionisti, ma pure semplici famiglie con bambini, con persone anziane. Si sono visti confluire, attratti dall’occasione e dalla voglia e dalla necessità di protestare contro il barbaro genocidio imposto al popolo palestinese, anche persone di altre nazionalità, turisti francesi, turisti del nord Europa. Anche la sindaca di “centro-sinistra”, Silvia Salis, ha partecipato, inserendosi a metà percorso e giungendo in piazza Matteotti, la conclusione della manifestazione, da un palco improvvisato ha preso la parola sostenendo: “Non possiamo accettare di fare un passo indietro, siamo qui per dire a gran voce Palestina libera. Sono orgogliosa di essere la sindaca di questa città”.
In piazza Matteotti il corteo si è congiunto con chi aveva aderito all’iniziativa per la pace proposta dalla Diocesi attraverso l’arcivescovo di Genova Marco Tasca; una veglia, in una cattedrale gremita, per la pace e contro “tutte le guerre”. Alla messa, e alla veglia, ha partecipato pure il presidente della regione Liguria di “centro-destra”, Marco Bucci, che con un tono di voce a dire il vero un po’ imbarazzato, ha parlato della difficoltà che vive il mondo, delle guerre in Palestina e in Ucraina.
Da segnalare, poco prima della partenza del corteo da via Balleydier, dell’intervento tempestivo, e combattivo dei camalli di Genova del CALP nel bloccare il varco Etiopia; stava attraccando una nave della ZIM New Zealand; doveva caricare materiale bellico diretto a Israele; in serata si è avuta la conferma che la nave israeliana si è allontanata dal porto senza effettuare il carico di morte.
Con la consapevolezza che la lotta, quando è vera lotta, paga e auspicando di festeggiare il successo politico della consegna di aiuti umanitari da parte della Global Sumud Flotilla alla popolazione di Gaza, la Genova popolare è pronta. Gli antifascisti, gli antimperialisti, gli antisionisti, tutti coloro che hanno coscienza, che vogliono non rimanere zitti e passivi. Sarà il primo passo, poi ne dovranno venire altri. Tuttavia, quel primo passo darà la carica al proletariato di tutto il mondo, infonderà la comune coscienza di una verità filosofica, storica e sempre più necessaria: Proletari di tutti i Paesi unitevi!

1 ottobre 2025