Dopo la sosta a Creta le imbarcazioni ripartono in direzione delle coste palestinesi
Flotilla sotto attacco. Meloni complice
Respinta la proposta di consegnare gli aiuti al patriarcato di Gerusalemme ammainando le vele. Vergognoso attacco di Meloni alla missione. Una truffa la nave-scorta di Crosetto. Si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà ed i blocchi dei portuali.
Aprire un corridoio umanitario verso Gaza
Dopo la sosta a Creta, quarantesei imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, guidata dalla nave Alma, sono ripartite verso Gaza.
Nelle acque greche si sono fermate quattro barche, per rotture irreparabili ai motori – caso della Familia Madeira che ospitava il Comitato direttivo ora trasferito -, ma anche per i danni causati dall'attacco dei droni nella notte di martedì scorso. E serviranno almeno altri quattro giorni di navigazione per giungere fino alle coste palestinesi.
Parallelamente, un convoglio di dieci imbarcazioni con 60 persone a bordo, tra cui europarlamentari di Belgio, Irlanda, Francia e Spagna ha iniziato il suo viaggio dall'Italia e, sebbene la Freedom Flotilla non faccia parte della Global Sumud Flotilla, gli organizzatori hanno confermato in una conferenza stampa che le due iniziative sono “alleate” e manterranno contatti quotidiani, anche se “non uniranno le forze in mare”. Insomma, se alcuni attivisti per un motivo o per un altro hanno lasciato la missione, altri sono pronti a partire.
Inoltre, nel momento in cui scriviamo, al seguito della Flotilla viaggia la nave di Emergency, la Life Support, che interverrà se sarà necessario soccorrere qualcuno. Nei pressi, ma non sappiamo quali siano le specifiche regole d'ingaggio, ci sarà anche la nave militare Furor inviata dal governo di Pedro Sanchez, oltre alla Alpino inviata da Roma.
La truffa delle navi-scorta
L'ultima settimana della Global Sumud Flotilla è stata contrassegnata dai numerosi attacchi notturni da parte dei droni sionisti a suon di bombe sonore e incendiarie. Il divampare della solidarietà internazionale con centinaia di altre manifestazioni, presidi, e gli scioperi generali di CGIL e dei sindacati di base, uniti a un'incalzante solidarietà alla missione ed al moltiplicarsi dell'indignazione per l'indifferenza dei governi di tutto il mondo, ha senz'altro messo sotto pressione anche Meloni ed il suo esecutivo.
Ma il governo italiano, ferreo alleato di Israele che non perde occasione per gridare ai quattro venti che non si prenderà alcuna responsabilità nei confronti delle navi qualora provassero a forzare il blocco sionista, non ha partorito nemmeno il topolino, limitandosi a un maldestro tentativo di salvare la faccia che non tutela in nessun modo la Flotilla e i suoi equipaggi.
Anche il PMLI aveva chiesto al Governo l'invio di una nave per soccorrere immediatamente gli attivisti in caso di naufragio, ma la risposta della nuova ducessa e del camerata Crosetto si è concretizzata con l'invio della Virginio Fasan, che si trovava già in acque greche dopo aver partecipato a Cipro alle manovre dell’operazione internazionale imperialista “Mediterraneo Sicuro”. Successivamente questa prima imbarcazione è rientrata ed è stata sostituita dalla fregata missilistica Alpino, analoga alla prima per equipaggiamento e funzioni, quando la Flotilla ha lasciato le acque greche per quelle internazionali.
Ma la Alpino non affiancherà nessuna Flotilla, perché come affermato dalla premier, si terrà a miglia nautiche di distanza dal convoglio diretto a Gaza, qualsiasi cosa succeda. “Se l’alternativa è forzare il blocco navale cosa dovrebbe fare il governo italiano? - ha detto Meloni - Mandare la Marina militare e dichiarare guerra Israele? Mi pare si stia un po’ esagerando.”.
Ma la fregata non parteciperà neppure a operazioni di soccorso, che in acque greche e nelle internazionali nei pressi, spettano alle autorità e ai mezzi navali di Atene, e non cambierà nulla neanche dopo, perché secondo il governo italiano, nelle acque palestinesi di fronte a Gaza, saranno comunque gli occupanti israeliani che Meloni dunque legittima a essere responsabili di quanto accadrà alla Flotilla. Eppure si tratta di un blocco illegale anche dal punto di vista del diritto internazionale marittimo.
Ecco perché se i militari israeliani salissero a bordo delle imbarcazioni della Flotilla costringendoli a cambiare rotta, lo faranno senza il minimo intervento della Alpino, nonostante sia equipaggiata con sistemi di ultima generazione, compresi i dispositivi anti-drone entrati in funzione contro gli Houthi nel Mar Rosso nella missione imperialista UE Aspides.
Ed è lo stesso Crosetto a dichiararlo quando intima all Flotilla di “non tentare di forzare il blocco esponendo vite umane a rischi in acque nelle quali non sarebbe possibile intervenire in soccorso. Non avrebbe alcun senso e comporterebbe pericoli inutili”. Insomma, la Alpino potrà solo godersi “lo spettacolo” da lontano, mentre dirama in continuo avvertimenti via radio alla flottiglia dicendole di desistere, questa si funzione della quale è già stata incaricata.
L'attacco di Meloni e il no della Flotilla alla proposta di Mattarella
Dall'altro lato il governo Meloni con la complicità di Mattarella, anziché tentare assieme agli altri governi europei di far aprire un vero e proprio corridoio umanitario a Gaza e far scaricare gli aiuti alla Flotilla, continua a lavorare per far desistere la missione in ogni modo, togliendo Israele ancora una volta dagli impicci.
Dai tentativi di velata intimidazione rappresentati dalle telefonate allarmistiche del Ministero degli esteri alle famiglie degli attivisti per convincerli a farli rientrare, alla pelosa proposta del Presidente della Repubblica neofascista italiana Mattarella, passando per i vergognosi e ripetuti attacchi verbali alla Flotilla da parte della ducessa Meloni che strizza continuamente l'occhio al sanguinario governo di Tel Aviv.
Sicuramente il governo neofascista di Roma avverte l'accerchiamento al quale è sottoposto, fatto dalle masse popolari pacifiste, antifasciste ed antimperialiste che pretendono sempre a maggior voce atti concreti su Gaza, dalle piazze in un fermento sempre più coraggioso e presente, dall'incalzare dell'intero fronte sindacale che va dalla CGIL alla sua sinistra, e dal mondo cattolico, e la sua ducessa passa al contrattacco vomitanto una intollerabile bile fascista sui coraggiosi attivisti della flotta.
Direttamente da New York infatti, Meloni ha sfoderato un attacco senza precedenti alla missione: “Tutto questo è gratuito, pericoloso, irresponsabile. Non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità e infilarsi in uno scenario di guerra per consegnare gli aiuti a Gaza, che il governo italiano e le autorità preposte avrebbe potuto consegnare in poche ore (…) Penso vada fatto un richiamo alla responsabilità soprattutto quando si tratta di parlamentari, che ricordo sono pagati per lavorare nelle istituzioni, non per costringere le istituzioni a lavorare per loro”. Ed affonda: “Io non sono stupida, quello che accade in Italia non ha come obiettivo alleviare la sofferenza della popolazione di Gaza, ma attaccare il governo italiano. Trovo oggettivamente irresponsabile usare la sofferenza a Gaza per attaccare il governo.”
Dal canto suo Mattarella, dopo aver sentito Meloni, Tajani e Crosetto, ha opportunisticamente sottolineato il valore umanitario della missione di Flotilla, facendone uso strumentale per la sua proposta al Direttivo di flotta di accogliere la disponibilità del Patriarcato Latino di Gerusalemme, che si sarebbe offerto di consegnare in sicurezza gli aiuti raccolti.
Una proposta che sostanzialmente significa due cose; la prima, la fine della missione che ha anche il compito politico di forzare il blocco illegale di Israele ed aprire quell'indispensabile corridoio umanitario, e la seconda dire addio anche agli stessi aiuti umanitari poiché è noto di come sia asfissiante e totale il controllo dell'esercito nazisionista di Israele sulle merci inviate in soccorso dei gazawi, fermi da mesi fuori dalla striscia. E questo la Flotilla lo sa bene.
Netta infatti è arrivata la risposta. Dopo un'accesa assemblea, per bocca della sua portavoce Maria Elena Delia, la Flotilla ha respinto al mittente l'invito di Mattarella. “Non possiamo accettare questa proposta perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccati. (…) La questione degli aiuti è importantissima – sottolinea Delia –. Noi siamo pronti a valutare delle mediazioni, ma non cambiando rotta, perché significherebbe ammettere che si lascia operare un governo illegale senza poter fare nulla.”.
“Siamo contentissimi se si può aprire un canale affidabile che permetta l’arrivo di aiuti – dichiara Tony La Piccirella, uno degli attivisti di spicco della missione – Ma se questo è un canale ad hoc che ha come obiettivo la fine della nostra missione, non è un vero canale umanitario ma uno scambio politico con Israele per fermarci.”.
Intanto Maria Elena Delia rientrerà in Italia per condurre un dialogo diretto con le istituzioni al fine di garantire l'incolumità dei membri italiani dell'equipaggio ed il raggiungimento degli obiettivi della missione nel rispetto del diritto internazionale.
Inoltre, non è stata indispensabile né inedita la nota del 27 settembre dei Servizi Segreti Italiani nella quale si prospettano nuovi possibili attacchi di droni israeliani contro le imbarcazioni della missione umanitaria ben prima che le navi raggiungano il limite delle acque israeliane; certo è che il rischio è palese, così come il compito che ha il governo italiano di proteggere la Flotilla nella sua missione ad ogni costo perchè legittima e solidale con un popolo alla disperazione. Ma Meloni non vuol saperne e continua a falsificare le carte per attribuire responsabilità inesistenti alla Flotilla invece di prendersi le sue invise all'alleato israeliano, il che la rende ancora una volta complice del sionismo con le mani sporche di sangue.
I blocchi dei portuali e l'orizzonte di uno sciopero generale unitario
Intanto, oltre al supporto nelle piazze, nel nostro Paese sono i lavoratori portuali la punta di diamante nel boicottaggio contro l'aggressione sionista alla Palestina. Da Genova, teatro della partenza della Flotilla con una imponente manifestazione, a Ravenna dove otto giorni fa sono stati proprio alcuni portuali a segnalare il previsto transito di container contenenti esplosivi destinati a Tsahal, fino a Livorno e Taranto ad inizio settimana.
Nella città labronica infatti, la mobilitazione dei portuali ha impedito l’approdo della Slnc Severn, nave battente bandiera Usa diretta alla base americana della vicina Camp Darby, carica di bulldozer Caterpillar che Israele usa per sbancare gli insediamenti palestinesi a Gaza e in Cisgiordania; anche a Taranto Cobas e Usb hanno respinto l'approdo della petroliera Seasalvia proveniante dalla Grecia, che doveva caricare presso il pontile Eni trentamila tonnellate di greggio per la raffinazione in Israele a carburante da aviazione militare.
Le proteste dei portuali si stanno moltiplicando, così come gli avvisi di Cgil e sindacati di base, a Carrara, La Spezia, Savona, in Puglia, ed ovunque si sospetti possano dirottarsi le indesiderate Severn, Seasalvia e le altre navi “armate” oggi senza nome.
Nella pratica, sono proprio queste segnalazioni ed i partecipati presidi, alcuni di essi permanenti, che riescono per il momento a fermare spedizioni ed arrivi di strumenti e materiali proibiti anche dalla stessa legge borghese italiana.
Le normative nazionali infatti, oltre all’esportazione, vietano anche il transito di “materiali di armamento” verso “Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione” o i cui governi siano responsabili di violazioni dei diritti umani riconosciute internazionalmente come appunto Israele. Eppure prima delle segnalazioni seguite alle lotta delle masse popolari sulle banchine, nessun apparato di Stato ha mai vigilato secondo la legge 85/1990, confermando di fatto l'ennesima complicità allo Stato sionista d'Israele e non solo.
Insomma una pratica di impegno militante e sindacale nei quali i vertici territoriali di Cgil e Usb si sono trovati insieme sotto i palchi improvvisati davanti alle Prefetture dopo l’assalto dei droni alla Flotilla, sigillando quel patto poi ripreso anche a livello nazionale, secondo il quale in caso di altri attacchi sarà sciopero generale senza preavviso e unitario. Un passo che noi auspichiamo da sempre e che ci auguriamo si concretizzi a prescindere da nuovi episodi, poiché il genocidio del popolo palestinese dovrebbe bloccare un Paese contro il governo complice del boia Netanyahu che va mandato a casa immediatamente.
1 ottobre 2025