Dopo l'incontro col criminale di guerra Netanyahu
Trump presenta il piano neocolonialista per la “pace perenne in Medio Oriente”. Netanyahu d'accordo. Hamas espone i propri diritti
Il via libera solo dopo l'approvazione formale del governo nazisionista e di Hamas
A Gaza continua il genocidio nazisionista
La mattina del 30 settembre si contavano già una decina di palestinesi uccisi dalle bombe nazisioniste nella città di Gaza assediata e nella cosiddetta zona umanitaria sicura di al-Mawasi, nel sud della Striscia. Il genocidio palestinese continua a Gaza così come continuano le sempre più numerose aggressioni dell'esercito occupante e dei coloni nella Cisgiordania per cacciare i residenti palestinesi. Solo poche ore prima da Washington il presidente americano Trump aveva presentato ufficialmente il suo piano per Gaza, anzi per “pace perenne in Medio Oriente”.
“Questo è un giorno molto, molto importante, potenzialmente uno dei più grandi giorni di sempre per la civiltà”, sosteneva Trump nella conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca col criminale Netanyahu del 29 settembre, subito dopo dopo il loro incontro. Con la consueta spropositata enfasi il presidente Usa presentava il piano, un documento in 20 punti che aveva discusso con l'amico nazisionista e in precedenza coi leader arabi chiamati a partecipare al progetto su Gaza e più in generale ai suo piano di “prosperità e sicurezza” definito nei Patti di Abramo. L'ultimo ostacolo al suo ambizioso progetto creato dal criminale Netanyahu col bombardamento del 9 settembre della capitale qatariota Doha era superato con una telefonata seduta stante, durante il bilaterale alla Casa Bianca, con l'emiro Al Thani che si era accontentato delle scuse sioiniste e della promessa di non rifarlo più.
Nei giorni precedenti al vertice dei due criminali alla Casa Bianca l'amministrazione americana aveva fatto trapelare varie bozze del piano, inizialmente in 21 punti; l'ultma versione usciva con dispacci parziali poco prima e durante la stessa conferenza stampa che in realtà era un semplice comizio dei due protagonisti imperialisti e chiusa d'imperio da Trump con una frase significativa “Penso, Bibi, che mentre stiamo aspettando le firme e aspettando le approvazioni da molti paesi diversi che sono coinvolti in questo, probabilmente non dovremmo rispondere alle domande, o vorresti prendere una domanda o due da un giornalista israeliano amichevole, se c'è una cosa del genere?”. A quanto pare non c'erano nemmeno giornalisti amichevoli, gli unici sopportati dei nuovi leader imperialisti vedi anche la neofascista Meloni, e lo spettacolo finiva così.
Nella sintesi scelta da Trump per presentare il documento ci sono i punti che riguardano il rilascio degli ostaggi in mano di Hamas entro 72 ore dalla firma e il disarmo della Resistenza palestinese, accompagnati dalla minaccia a Hamas che “se rifiuterà il piano di pace, Israele avrà il pieno appoggio degli Stati Uniti e il diritto di completare il lavoro a Gaza”. Missione peraltro in corso. Più che degli impegni che riguardano l'esercito di occupazione sionista nei tempi comunque da definire, al megalomane fascioumperialista Trump premeva mettere in evidenza che a governare Gaza non ci saranno i palestinesi ma un governo transitorio il Board of Peace, il Consiglio della Pace da lui presieduto, nonostante i molteplici impegni, e gestito dal fidato amico, il laburista inglese Tony Blair, esperto mediorientale fin da quando partecipò all'aggressione all'Iraq decisa da Bush e complice nella famosa ricerca delle armi di sterminio di massa mai trovate. Nel suo lungo sproloquio non trovava posto l'opposizione Usa all’annessione sionista della Cisgiordania pronunciata nei giorni precedenti e si limitava a “prendere atto” dell'opposizione ribadita in ogni sede dal criminale Netanyahu alla nascita di uno Stato palestinese. Non è il futuro lontano che interessa ai due criminali imperialisti.
Infatti anche il nazisionista Netanyahu nella conferenza stampa elencava le parti di suo interesse, “sostengo il vostro piano per porre fine alla guerra a Gaza, che raggiunge i nostri obiettivi di guerra. Riporterà in Israele tutti i nostri ostaggi, smantellerà le capacità militari di Hamas e il suo dominio politico, e farà in modo che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele”. “Il vostro piano è coerente con i cinque principi stabiliti dal mio governo per la fine della guerra e il giorno dopo Hamas. Tutti chiedono, qual è il tuo piano per il giorno dopo Hamas? Ecco il nostro piano. Passalo nel gabinetto. Tutti i nostri ostaggi, sia quelli che sono vivi che quelli che sono morti, tutti torneranno a casa immediatamente. Hamas sarà disarmato. Gaza sarà smilitarizzata. Israele manterrà la responsabilità della sicurezza, compreso un perimetro di sicurezza, per il prossimo futuro. E infine, Gaza avrà un’amministrazione civile pacifica che non è gestita né da Hamas né dall’Autorità palestinese. Se Hamas accetta il suo piano, signor Presidente, il primo passo sarà un ritiro modesto, seguito dal rilascio di tutti i nostri ostaggi entro 72 ore”. E se l'opera del Board of Peace “avrà successo, avremo definitivamente messo fine alla guerra. Israele condurrà ulteriori ritiri legati all’entità del disarmo e della smilitarizzazione, ma rimarrà nel perimetro di sicurezza per il prossimo futuro”, a vigilare dall'altra parte del reticolato del lager di Gaza. Aspettando il pronunciamento di Hamas, il nazisionista può ancora continuare nel genocidio a Gaza e nell'annessione della Cisgiordania anche se al momento neanche il governo sionista lo ha formalmente accettato.
La prima dichiarazione di Hamas era affidata al portavoce Taher al-Nunu che all'emittente qatariota Al-Araby
dichiarava che "finora non ci sono state discussioni dirette o indirette sul piano promosso da Donald Trump, di cui Hamas è a conoscenza solo grazie a indiscrezioni trapelate dai media". E che "Hamas è disposta a liberare gli ostaggi nell'ambito di un accordo globale che porti alla fine della guerra e al ritiro di Israele dalla Striscia". In una successiva dichiarazione raccolta dalla Reuters aggiungeva che "abbiamo accettato di formare un comitato che non rappresenti nessuna delle fazioni palestinesi per gestire gli affari di Gaza dopo la guerra, e non accetteremo l'imposizione di una tutela straniera sul nostro popolo", riferito al ruolo di Tony Blair. Sottolineava inoltre che le armi della resistenza palestinese "sono legate all'esistenza dell'occupazione e alla difesa del nostro popolo. Se l'occupazione finirà e sarà istituito uno Stato palestinese, allora queste armi diventeranno parte dello Stato" e aggiungeva che Hamas era pronta ad accettare "una tregua che possa durare anni", ma valuterà i piani in discussione "secondo gli interessi del nostro popolo". La proposta ufficiale arrivava ad Hamas tramite i mediatori Egitto e Qatar.
L'emittente libanese Al Mayadeen
raccoglieva la dichiarazione contraria della Jihad Islamica Palestinese al piano che il Segretario Generale, Ziyad al-Nakhalah, definiva "nient'altro che un accordo USA-Israele a tutti gli effetti". Sottolineava che l'annuncio rifletteva "la posizione israeliana nei suoi dettagli più precisi" e costituiva "una ricetta per la continuazione dell'aggressione contro il popolo palestinese", avvertiva che la proposta equivaleva a "un tentativo di imporre nuove realtà attraverso gli Stati Uniti, dopo che l'occupazione non era riuscita a realizzarle attraverso guerre successive" e metteva in guardia sul fatto che il cosiddetto accordo fosse "una ricetta già pronta per infiammare l'intera regione e alimentare ulteriori conflitti".
Opposto il parere del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) Abu Mazen che in una dichiarazione diffusa dall'agenzia Wafa da Ramallah affermava che “lo Stato di Palestina elogia gli sforzi sinceri e instancabili del Presidente Donald J. Trump per porre fine alla guerra a Gaza e afferma la propria fiducia nella sua capacità di trovare una via per la pace. Sottolinea inoltre l'importanza della partnership con gli Stati Uniti per raggiungere la pace nella regione”, per “porre fine alla guerra a Gaza” e altri passaggi fra i quali “sbloccare i fondi fiscali palestinesi” trattenuti dai sionisti e che permettono la vita della corrotta Anp, arrivare a “una pace giusta basata sulla soluzione dei due Stati, con uno Stato di Palestina indipendente e sovrano che convive fianco a fianco con lo Stato di Israele in sicurezza, pace e buon vicinato”.
1 ottobre 2025