Al voto il 12 e 13 ottobre
Affinché la Toscana sia governata dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo
Nessun candidato, partito e coalizione merita la fiducia del proletariato e delle masse popolari
ASTENERSI E CREARE LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE FAUTRICI DEL SOCIALISMO
Domenica 12 e lunedì 13 ottobre quasi tre milioni di elettrici ed elettori saranno chiamati alle urne per l'elezione del presidente, della giunta e del consiglio regionale della Toscana.
Il sistema elettorale in Toscana
Le modalità di voto prevedono che si possa votare per uno dei candidati presidente ed una lista ad esso collegata, oppure per solo uno dei tre candidati presidente ma in questo caso il voto non si intende espresso anche alle liste collegate. Si può votare anche solo una lista ma in tal caso il voto si intende espresso anche a favore del candidato presidente ad essa collegato. Inoltre è previsto anche il voto disgiunto, ossia votare per un candidato presidente e per una lista ad esso non collegata. È possibile anche votare esprimendo soltanto la preferenza al singolo consigliere o a due consiglieri (rispettando la differenza di genere). In questo caso si intende espresso anche il voto alla lista ed al presidente.
Sarà eletto il candidato presidente che ottiene almeno il 40 per cento dei voti validi. Se questo non accade, dopo due settimane si procederà ad un turno di ballottaggio fra i due candidati più votati che si terrà il 26 e il 27 ottobre.
Il PD è l'unico partito che ha scelto di avvalersi del cosiddetto listino bloccato. Questo vuol dire che 3 candidati regionali, ossia: Iacopo Melio, consigliere uscente; Simona Querci, componente della segreteria regionale PD e Gianni Lorenzetti, attuale sindaco di Montignoso (Massa Carrara), saranno sicuramente eletti se la lista raggiungerà la percentuale di voti necessaria. Dunque ancora prima del voto questi tre boss politici locali hanno già un seggio assicurato in Consiglio regionale indipendentemente dal numero di preferenze ottenute.
In tutta la regione saranno eletti in totale 40 consiglieri più il presidente. In lizza per una poltrona che vale, esclusi bonus e benefit, 13.800 euro mensili per il presidente, 11.550 euro per un assessore e 9.500 euro al mese per un semplice consigliere, c'è un vero e proprio esercito di candidati. Il numero ufficiale non è stato ancora reso noto ma se ne contano quasi 200 per 11 posti in rappresentanza della sola città di Firenze e provincia tutti a caccia di una poltrona che garantisce una vita più che privilegiata e ben 53 giorni di ferie all'anno al cospetto di centinaia di migliaia di lavoratori, pensionati, precari e cassaintegrati che invece stentano a mettere insieme il pranzo con la cena e sempre più spesso sono anche costretti a rinunciare alle medicine e alle cure mediche.
Il nostro appello astensionista
Il PMLI.Toscana lotta da sempre contro la corruzione su cui si fonda il sistema elettorale borghese e invita tutte le elettrici e gli elettori a non farsi abbindolare dalle lusinghe dei candidati in lizza; li esorta ad approfittare di questa occasione per infliggere un duro colpo alle istituzioni rappresentative borghesi e ai partiti che ne fanno parte astenendosi (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco).
Il voto astensionista marxista-leninista ha pari dignità del voto dato ai partiti, non è un “voto perso” non “va alla maggioranza” e men che meno “contribuisce a far vincere le destre”. Esso va considerato come un voto dato al socialismo e al PMLI perché esprime sul piano politico e organizzativo una forte presa di coscienza e di aperta rottura con l'elettoralismo borghese; è una dichiarazione di guerra al capitalismo e di schieramento militante col socialismo, che delegittima, isola, indebolisce e disgrega le istituzioni rappresentative borghesi e i partiti che le appoggiano e ne fanno parte.
Non è un caso che l'astensionismo è temuto e attaccato da tutti i partiti. In particolare dal “centro-sinistra” che di volta in volta gli attribuisce tutte le colpe delle sue disfatte elettorali, perché è l'unico voto utile a infliggere colpi devastanti alla credibilità dei partiti e dei loro candidati corrotti il cui unico interesse è quello di accaparrarsi la poltrona di presidente, di assessore o consigliere regionale per continuare ad assicurare il potere politico nelle mani della borghesia e perpetrare il dominio e lo sfruttamento capitalista sul proletariato.
La poltrona serve agli eletti non per risolvere i problemi delle masse lavoratrici e popolari, ma per accrescere il potere personale e della propria cosca parlamentare, curare gli interessi e favorire la cordata di padroni, massoni e mafiosi che gli finanziano la campagna elettorale e gli procurano pacchetti di voti come conferma ad esempio l'inchiesta sul criminale intreccio politico-massonico-imprenditoriale che a Prato ha travolto la sindaca Ilaria Bugetti e la sua giunta PD-M5S-+Europa-Sinistra unita Prato, durata in carica appena 10 mesi.
In tutte le competizioni elettorali e in particolare in queste regionali per la Toscana, nessuno dei tre candidati alla presidenza osa mettere in discussione la questione del potere politico che è la madre di tutte le questioni.
Nessuna fiducia ai partiti e ai loro candidati
Tutti i candidati di “centro-destra”, “centro-sinistra” e della cosiddetta “sinistra radicale”, propongono di riformare e governare questo marcio sistema capitalista che invece va letteralmente abbattuto perché è la causa di tutti i mali che affliggono le masse lavoratrici e popolari. Nessuno di loro osa denunciare la contraddizione principale che esiste fra capitalismo e socialismo sapendo benissimo che così facendo portano acqua al mulino della borghesia e finiscono per difendere unicamente gli interessi degli sfruttatori che sono opposti e inconciliabili con quelli delle masse sfruttate e oppresse.
In campagna elettorale tutti fanno finta di azzuffarsi l'uno contro l'altro, mentono spudoratamente promettendo mari e monti agli elettori, assicurano di agire “nell'interesse della collettività”, di “cambiare la società” e di “difendere le classi più deboli” ma sottobanco sono pronti a stringere patti perfino con la criminalità organizzata e la massoneria pur di accaparrarsi una manciata di voti in più. Per questo, per altro e per tutte le illusioni elettorali, gli inganni politici e le false promesse riformiste che spargono a piene mani essi non meritano nessuna fiducia da parte degli elettori.
Non la merita il governatore uscente Eugenio Giani, candidato del PD, presentatosi agli elettori come il “riformista del fare” per dare la caccia al suo secondo mandato da presidente, sostenuto da una coalizione che comprende Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle e lista “Eugenio Giani-Casa Riformista” da lui fondata con dentro Italia Viva, Partito Socialista Italiano, Partito Repubblicano, +Europa e varie liste civiche.
Classe 1959, laureato in Giurisprudenza, da sempre impegnato nel mondo dello sport, Giani è un politico di professione e di lungo corso: nel 1990 è stato eletto per la prima volta nel Consiglio comunale di Firenze, città dove è stato più volte assessore comunale (mobilità, sport, protezione civile e cultura); dal 2009 al 2014 è stato presidente del Consiglio comunale fiorentino, mentre nel 2010 è entrato nel Consiglio regionale toscano di cui è stato presidente dal 2015 al 2020. Nelle precedenti elezioni regionali, sostenuto tra gli altri da PD, Italia Viva, +Europa e Sinistra Civica Ecologista, è stato eletto governatore della Regione Toscana al primo turno con il 48,62% dei voti.
Giani ha già fallito
Il bilancio dei cinque anni di presidenza Giani appena trascorsi è negativo sotto tutti i punti di vista.
Sul fronte del lavoro egli non ha mosso un dito per impedire i licenziamenti di massa e le delocalizzazioni che hanno colpito nell'ultimo quinquennio migliaia di lavoratori toscani con alla testa la ex Gkn, il Cartonificio fiorentino, la Beko e la Venator di Scarlino; per non parlare della madre di tutte le vertenze irrisolte alle Acciaierie di Piombino con 1.300 lavoratori in forza a Jsw Steel Italy, arrivati alla fine dell’ultimo periodo di cassa integrazione in deroga.
Solo grazie all'esemplare lotta dei lavoratori ex Gkn, dopo oltre tre anni di dure battaglie, nel dicembre 2024 Giani si è deciso a dare il via libera all'approvazione della legge regionale che istituisce il Consorzio industriale della Piana fiorentina. Una legge approvata con colpevole ritardo e per giunta inefficace per rilanciare la reindustrializzazione dal momento che il pallino del gioco di quella che doveva segnare l'inizio di una “reindustrializzazione dal basso gestita direttamente dei lavoratori” è rimasto saldamente nelle mani della classe dominante borghese con a capo il padrone Andrea Puccetti eletto presidente del Consorzio il 4 agosto scorso, e con la Regione Toscana che detiene il 70% delle quote, della Città metropolitana di Firenze (10%) e dei comuni di Campi Bisenzio (8%), Sesto Fiorentino (8%) e Calenzano (4%) a tutto vantaggio della grande speculazione immobiliare che ha già allungato le mani sulle ex aree industriali dismesse a cominciare proprio dalla ex Gkn.
Calpestati i diritti dei lavoratori
Pur avendo in mano le leve del potere in regione e nei maggiori comuni della regione come ad esempio Prato e Firenze, Giani e la coalizione di partiti che lo sostiene hanno già dimostrato di non avere alcuna intenzione di contrastare il criminale sistema di sfruttamento capitalistico-mafioso che la fa da padrone in tutto il distretto industriale della Piana tra Firenze-Prato-Pistoia dove gli operai vengono schiavizzati con paghe di 4 euro l'ora, costretti a turni di lavoro massacranti di 12-14 ore al giorno per sette giorni su sette, senza diritti e tutele sindacali e se provano a protestare vengono licenziati e spesso anche aggrediti suon di bastonate, calci e pugni dai padroni.
Nei comizi elettorali Giani si vanta con entusiasmo dell’aumento dell’occupazione passata dal 65% al 70%. Ma evita accuratamente di dire che in Toscana i contratti stabili e a tempo indeterminato sono diminuiti di circa 12.000 unità; che il salario medio di un operaio è ben al di sotto della media europea e nazionale, che la retribuzione media delle donne sia per i salari che per le pensioni è ancora inferiore sia a quella degli uomini che alla media nazionale. Che la povertà, il lavoro povero, nero e precario e le disuguaglianze di classe e di genere sono in costante crescita. Che i NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione) sono aumentati. Che il diritto alla casa è diventato un lusso mentre in tutta la regione si contano oltre 5mila appartamenti di edilizia popolare che sono inutilizzati per mancanza di manutenzione.
Aumentati i morti sul lavoro
Il 7 maggio 2021 in Piazza Delle Carceri a Prato, in occasione dello sciopero generale di 4 ore proclamato da CGIL, CISL e UIL in seguito alla morte sul lavoro della giovane operaia Luana D'Orazio, Giani aveva promesso leggi più stringenti per la sicurezza perché “morire di lavoro è intollerabile”. Invece sotto la sua presidenza si sono verificate le peggiori stragi di operai e nulla è stato fatto in tal senso. L'anno nero è stato il 2024 segnato a lutto dalla morte dei cinque operai edili vittime del crollo nel cantiere Esselunga a Firenze del 16 febbraio 2024, le 7 vittime dell’esplosione nella centrale idroelettrica di Suviana del 9 aprile 2024 e i 5 morti per l’esplosione al deposito Eni a Calenzano del 9 dicembre 2024.
Secondo i dati dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, nel 2024 sono state 49 le vittime di incidenti sul lavoro in Toscana. Numeri, questi, che collocano la Toscana nella fascia arancione per incidenza di mortalità, ben oltre la media nazionale. Tra le province più colpite ci sono Firenze, Lucca, Pisa e Grosseto.
Un trend che continua a peggiorare dal momento che, secondo i dati aggiornati a fine luglio 2025, sono già 42 i lavoratori che hanno perso la vita sul lavoro, segnando un netto peggioramento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, quando le vittime erano state 31.
Complice del genocidio in Palestina
Anche sul fronte del riarmo, sul genocidio del popolo palestinese e sul pericolo di una terza guerra mondiale imperialista, Giani ha fatto nulla per contrastare la politica guerrafondaia del governo neofascista Meloni che ha destinato 70 miliardi al riarmo dell'Italia sottraendoli al servizio sanitario, all’istruzione pubblica e al welfare.
Nella nostra regione non è stato mosso un dito per contrastare l’insediamento del comando della Multinational Division South della NATO presso l’ex Caserma Predieri a Firenze Rovezzano; il potenziamento del più grande arsenale USA all’estero, Camp Darby, con un collegamento diretto fra l’aeroporto militare di Pisa, la stazione di Tombolo e il Canale dei Navicelli fino ad arrivare al porto di Livorno che è luogo di transito di navi cariche di materiale bellico, come più denunciato dai lavoratori portuali.
Soprattutto Giani non ha fatto niente per rimuovere dall’incarico di presidente della Fondazione Meyer il sionista Marco Carrai, Console onorario di Israele e complice del genocidio palestinese.
Consumo di suolo e saccheggio del territorio
Nonostante le tante promesse, in 5 anni Giani non è stato capace di mettere in sicurezza un solo centimetro di suolo e di ridurre di una virgola il rischio idrogeologico in tutta la regione. L'inquinamento ambientale e delle falde acquifere da parte delle industrie continua ad avere effetti devastanti sulla salute delle masse popolari come testimonia l'aumento dei tumori derivanti dal keu.
La crisi climatica in atto in tutto il pianeta ha reclamato e ottenuto morte e distruzione in vaste aree del territorio. Il 2023 è stato l'anno più nefasto con le devastanti alluvioni nelle province di Firenze, Prato, Livorno e Pistoia che hanno causato diverse vittime e feriti e ingenti danni al territorio, alle abitazioni, alle infrastrutture e all'agricoltura. Con 48 eventi registrati, secondo i dati di Legambiente, la Toscana negli ultimi tredici anni è la settima regione italiana con più alluvioni, esondazioni, frane e smottamenti, quasi al pari di Campania e Puglia. Mentre il consumo di suolo e i permessi per nuove edificazioni vicino ai corsi d'acqua continuano ad aumentare e rischiano di vanificare anche le poche e insufficienti opere idrauliche effettuate negli anni passati tra cui la messa in sicurezza dell’Arno nel 2008, la cassa di espansione di Roffia a San Miniato nel 2015 e del Senio del 2021.
La sanità pubblica in mano ai privati
I dati smentiscono anche il falso mito della sanità toscana spesso annoverata da Giani “tra le più performanti a livello nazionale”. Nonostante la stangata dell'addizionale IRPEF decisa dalla giunta regionale guidata da Giani nel 2023, +6,3% rispetto al 2022, le recenti indagini della Corte dei Conti e un report della Cgil Toscana rivelano in tutte le strutture della regione una cronica carenza di personale, lunghe liste d'attesa per gli esami specialistici e l'affollamento dei pronto soccorso. A giugno 2022, a fronte di un obiettivo di recupero di 500.000 prestazioni sanitarie rinviate a causa della pandemia, ne erano state recuperate solamente 87.041, pari al 17,4%, utilizzando appena 5,2 milioni dei 20 milioni di euro stanziati. Quasi il 40% delle richieste di prestazioni sanitarie rimane senza risposta, costringendo i pazienti a rivolgersi al settore privato a pagamento o, nei casi peggiori, a rinunciare alle cure. Nel 2023, secondo dati Istat ripresi dalla Fondazione GIMBE, il 5,6% dei toscani ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie a causa di problemi economici o difficoltà di accesso. Un altro dato allarmante indica che il 4,8% dei pazienti in Toscana è costretto a rimanere in pronto soccorso per più di 48 ore in attesa di un posto letto. Una situazione che favorisce ulteriormente la sanità privata pronta a papparsi altre importanti e remunerativi settori della sanità pubblica. Secondo il report della Fondazione GIMBE, nel 2023 “la spesa sanitaria privata pro-capite in Toscana è stata di 802 euro, superiore alla media nazionale di 730 euro. Questo dato, se da un lato può essere letto come indice di una maggiore capacità di spesa dei toscani, dall'altro, incrociato con i dati sulle liste d'attesa e sulla rinuncia alle cure, suggerisce una crescente erosione del sistema pubblico e un ricorso sempre più frequente alla sanità a pagamento per ottenere risposte tempestive ai propri bisogni di salute. Il rischio concreto è una progressiva transizione verso un sistema a doppio binario, dove la capacità di curarsi dipende sempre più dalle possibilità economiche individuali, minando il principio di universalità del Servizio Sanitario Nazionale”.
Privatizzazione dei servizi pubblici essenziali
Ma il vero “capolavoro” Giani e la sua giunta con alla testa il PD lo hanno compiuto con la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali e la costituzione della Multiutility dei servizi di gestione di acqua, rifiuti ed energia riguardanti i comuni della Toscana centrale. La realizzazione di questa operazione è scattata non appena Giani si è seduto sulla poltrona della presidenza Toscana nel dicembre 2020 in combutta con gli allora sindaci PD dei comuni di Firenze (Nardella), Prato (Biffoni) ed Empoli (Barnini). Il punto di arrivo dell’intera operazione è la quotazione in Borsa di una nuova holding
dei servizi denominata Alia Servizi Ambientali spa. Una società di capitali che ha per scopo primario il conseguimento di profitti e non certo l’erogazione di servizi con tutte le conseguenze negative che sono già in atto: aumento delle bollette, scarsa qualità del servizio, sfruttamento delle risorse e dei lavoratori e licenziamenti, proprio come sta avvenendo in questi giorni ai 222 lavoratori interinali ai quali Alia ha deciso di non rinnovare più il contratto.
La stessa fine già toccata al trasporto pubblico locale ormai quasi tutto in mano ai privati.
Tomasi un fascista della prima ora
La fiducia degli elettori non la merita nemmeno il sindaco di Pistoia e coordinatore toscano di Fratelli d’Italia Alessandro Tomasi in lizza per la coalizione di “centro-destra” composta da FdI, Fi, Lega, Noi moderati e dalla lista civica “È ora! Tomasi Presidente”.
Classe 1979, laurea in Scienze politiche, al secondo mandato come sindaco di Pistoia, Tomasi affonda le sue radici politiche e ideologiche nella destra storica italiana. La sua carriera politica inizia con la militanza nel Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano fondato dal fucilatore di partigiani Giorgio Almirante per poi proseguire in Azione Giovani e Alleanza Nazionale con cui viene eletto nel 2007 per la prima volta consigliere comunale a Pistoia. Nel 2012 ottiene la rielezione con Il Popolo della Libertà. Successivamente, aderisce a Fratelli d'Italia, e nel 2017 viene eletto sindaco di Pistoia, riportando i neofascisti alla guida della città dopo decenni. Un successo confermato con la rielezione al primo turno nel 2022.
Si propone come la “soluzione alternativa credibile alla guida della Toscana” ma in realtà è un fascista della prima ora, il neopodestà di FdI e della Meloni sul territorio.
Bundu: l'inganno elettorale antiastensionista
Nessuna fiducia va accordata anche all'ex consigliera comunale di Sinistra Progetto Comune a Firenze, Antonella Bundu, candidata della lista “Toscana Rossa” composta da Partito della rifondazione comunista, Potere al popolo, Possibile e varie liste civiche.
Classe 1969, fiorentina di nascita, ha vissuto buona parte della sua infanzia e adolescenza in Sierra Leone (terra natia del padre) poi si è trasferita a Liverpool e dal 1989 è tornata in Toscana. Si definisce “una donna nera, fiorentina e di sinistra” e per le comunali 2019 è stata candidata sindaca, ottenendo il 7,29% dei voti ed entrando in Consiglio comunale per Sinistra Progetto Comune. Alla successiva tornata elettorale non è invece riuscita a conquistare la riconferma, cedendo il passo a Dmitrij Palagi. Interprete e traduttrice, ha una figlia, nata nel 2004 dalla relazione con il cantante Piero Pelù.
L’obiettivo di Bundu, che i sondaggi collocano intorno al 3% dei voti validi, non è quello di “creare un’alternativa agli schieramenti dei due principali poli” agitando strumentalmente le parole d'ordine: pace, salute, ambiente e lavoro. Ma più semplicemente è l'interprete principale di un nuovo inganno elettorale che punta a drenare l'astensionismo spargendo a piene mani vecchie e nuove illusioni elettoraliste e parlamentariste. Una linea riformista, interclassista, pacifista e legalitaria che sostituisce la lotta di classe e la conquista del potere politico da parte del proletariato, con la vecchie teorie di Gramsci per conquistare la “robusta catena di fortezze e casematte” senza torcere un capello alla sovrastruttura dello Stato capitalista e al potere politico della classe dominante borghese.
La nostra proposta
L’astensionismo marxista-leninista non costituisce un obbiettivo strategico ma una scelta tattica che è parte integrante della lotta di classe e non può certo finire col voto, va praticato giorno dopo giorno, senza mai stancarsi, battendosi in prima fila nelle fabbriche, nei campi, nelle scuole, nelle università, nelle piazze per rivendicare nuovi diritti e migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari e lavoratrici.
Sul piano politico e organizzativo ciò non è però sufficiente. Da tempo proponiamo all’elettorato di sinistra fautore del socialismo, quindi anche a chi non è astensionista, di creare in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime.
Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria.
I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.
Solo attraverso questa via si può avanzare nella lotta di classe per la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura del proletariato e del socialismo una volta spazzato via il capitalismo e la borghesia con la rivoluzione proletaria.
PMLI.Toscana
Firenze, 29 settembre 2025