Storia della bandiera palestinese
Da decenni, e in particolare dal 7 ottobre 2023 quando i gruppi della Resistenza palestinese di Gaza scatenarono congiuntamente contro l'entità sionista l'operazione militare denominata “diluvio di al-Aqsa”, vediamo sventolare per le strade di tutto il mondo la bandiera palestinese, formata da un triangolo rosso che parte dall'asta del vessillo sulla sinistra e da un tricolore che, dall'alto verso il basso, reca il nero, il bianco e il verde sulla destra.
Adottata ufficialmente nelle forme e nei colori attuali nel 1964 dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina come bandiera nazionale del popolo palestinese, bisogna comprendere il profondo significato di tale simbolo, e per farlo occorre fare un passo indietro nella storia del Medio Oriente e nell'araldica araba.
L'attuale territorio palestinese - che coincide con la Striscia di Gaza, con la Cisgiordania e con le aree geografiche occupate dall'entità sionista – fu sottoposto esattamente per quattrocento anni - ossia dal 1517, quando fu conquistata dal sultano turco Selim I al 1917 quando, durante la prima guerra mondiale, fu occupata dai britannici - al dominio dell'Impero Ottomano e del suo sultano: quest'ultimo da Costantinopoli arrivò a controllare un territorio vastissimo che comprendeva, nella sua massima espansione e con amministrazione diretta e indiretta, tutte le popolazioni di madrelingua araba che vivevano dall'Africa settentrionale fino a tutto il Medio Oriente compresa la penisola arabica.
Fino al 1917, pertanto, sulla Palestina come in tutti gli altri territori controllati dai turchi sventolava esclusivamente il vessillo ottomano, che dal 1844 al 1922 fu rosso con una mezzaluna e una stella bianche.
Durante la prima guerra mondiale l'Impero Ottomano si schierò già a partire dal 1914 con la Germania e con l'Austria-Ungheria contro Gran Bretagna, Francia e Russia e dovette combattere nel Caucaso contro i russi, nei Dardanelli contro gli anglo-francesi e in Medio Oriente contro i britannici che esercitavano il protettorato sull'Egitto dal 1882. Questi ultimi si accordarono nel 1916 con il principe al-Ḥusayn ibn 'Ali Al Hashimi che era il capo degli indipendentisti arabi al quale proposero di ribellarsi contro l'Impero Ottomano e di unire le armi dei ribelli arabi a quelle britanniche. In cambio i britannici promisero, qualora l'Impero ottomano fosse stato sconfitto, l'indipendenza di tutti i popoli arabi soggetti a Costantinopoli, una promessa che fu attuata molti anni dopo la fine della guerra e soltanto in minima parte, nel 1932, con la nascita dell'Arabia Saudita.
È proprio nel 1916, anno nel quale il principe al-Ḥusayn ibn 'Ali Al Hashimi si mise a capo della rivolta araba, che comparve ufficialmente la cosiddetta 'bandiera panaraba', ossia una bandiera che contiene i colori rosso, nero, bianco e verde e che, a parte l'inversione del verde con il bianco nella parte destra, è identica all'attuale bandiera palestinese. Tale bandiera, già elaborata negli anni precedenti dagli indipendentisti arabi del Medio Oriente, fu adottata per simboleggiare l'identità comune di tutte le popolazioni di lingua araba che vivevano, e tuttora vivono, dall'Iraq sino al Marocco e i suoi colori hanno precisi significati che traggono origine dalla storia araba sin dai tempi più antichi: Bianco: il bianco rappresenta la purezza del primitivo islam e il Califfato omayyade che tra il VII e l'VIII secolo portò gli arabi a governare un territorio compreso tra l'Afghanistan e la Spagna, il verde simboleggia la fertilità dei territori al tempo del Califfato fatimide, che tra il X e il XII secolo portò l'agricoltura del Medio Oriente, dell'Africa settentrionale e della Sicilia a livelli produttivi che non sarebbero mai più stati raggiunti per secoli mentre il nero simboleggia l'inchiostro, e quindi l'attività intellettuale, che portò gli scrittori, i filosofi e i sapienti arabi al tempo del Califfato Abbaside, tra l'VIII e il XIII secolo, a grandiosi sviluppi nella cultura umana con la traduzione, lo studio e la rielaborazione dei classici greci, latini e persiani. A tali tre colori, che rappresentano il passato grandioso dei popoli arabi, si affianca il rosso che nel 1916 era di stretta attualità, in quanto simboleggiava il sangue che sarebbe stato versato nella lotta per la liberazione delle popolazioni arabe.
I circoli indipendentisti di tutto il mondo arabo, da Gerusalemme a Damasco, da Baghdad fino a Casablanca, accolsero così con entusiasmo tale vessillo, i cui colori e le cui forme si trovano oggi, con alcune varianti, nelle bandiere di Kuwait, Yemen, Iraq, Siria, Giordania, Egitto, Sudan e, appunto, Palestina, anzi bisogna notare che la bandiera palestinese per dimensioni e forme è quella che più assomiglia alla bandiera panaraba della rivolta del 1916, avendo conservato il triangolo che simboleggia il sangue dei martiri.
Durante e subito dopo la fine della prima guerra mondiale i circoli intellettuali palestinesi - ai quali partecipavano congiuntamente musulmani, cristiani ed ebrei di lingua araba – accolsero con entusiasmo la bandiera panaraba, e dopo la fine della prima guerra mondiale si accorsero amaramente che Francia e Gran Bretagna si erano accordati per una spartizione che lasciò agli inglesi il controllo, tra l'altro, della Palestina dove sempre più massicciamente e con la connivenza britannica si stabilivano russi, bielorussi, ucraini, polacchi, ungheresi di religione ebraica. Nel 1922 con la conferenza di Nablus alla quale parteciparono musulmani, cristiani ed ebrei di lingua araba che vivevano nel territorio palestinese, nacque ufficialmente il movimento nazionalista palestinese che decise, al fine di distinguere la Palestina dagli altri futuri Stati arabi che avrebbero potuto adottare una bandiera simile a quella della rivolta araba, di modificare tale vessillo e adottare quello che vediamo oggi sventolare nelle strade di tutto il mondo, e che è stato ufficialmente adottato dall'Autorità Nazionale Palestinese. Anche i cristiani e gli ebrei palestinesi, i cui antenati avevano vissuto in quei territori per secoli o addirittura per millenni, si sentirono parte di quella storia importante che aveva portato gli arabi a governare con tolleranza e rispetto, al punto che essi si sentivano pienamente parte della nazione araba.
La storia della bandiera palestinese ricorda quindi al mondo la grandezza dei popoli arabi di cui la Palestina fa parte e nella quale hanno convissuto in pace per secoli musulmani, cristiani ed ebrei che insieme hanno parlato l'arabo e hanno scritto in arabo, ricorda la convivenza di religioni e di culture unificate dalla madrelingua araba, ricorda che i Palestinesi sono parte integrante e imprescindibile del mondo arabo che va dall'Iraq al Marocco, e rammenta anche che, nonostante tale appartenenza, la maggior parte dei governi arabi si sono voltati dall'altra parte di fronte al genocidio di Gaza e della pulizia etnica della Cisgiordania.
Infine, il triangolo rosso della bandiera palestinese ricorda il tanto sangue versato da quel popolo da quando in parte della Palestina si è insediata l'entità sionista che ha massacrato e continua a massacrare i palestinesi musulmani e cristiani mentre ha marginalizzato i pochissimi palestinesi di lingua araba e di religione ebraica che sono figli e nipoti di coloro che un secolo fa alla conferenza di Nablus sognavano di vivere in pace con musulmani e cristiani, immaginavano una Palestina libera, dal fiume al mare
Questa è la storia e questi sono i significati della bandiera palestinese.
8 ottobre 2025