La giunta Sala e il Consiglio comunale al servizio dei padroni del mattone
Lo stadio di San Siro svenduto a Inter e Milan e ai profitti dei palazzinari
Con una manovra d’aula degna della farsa parlamentare borghese, Sala svende il “Meazza” e spalanca la porta a una speculazione miliardaria. Intreccio tra PD, Forza Italia e lobby dei costruttori, sulle spalle e contro l’interesse delle masse popolari
l’unica risposta è l’astensionismo tattico alle comunali del 2027 e la lotta di massa contro la Milano dei padroni
Redazione di Milano
Nella notte tra il 29 e il 30 settembre, a Palazzo Marino, dopo una maratona di oltre 12 ore, il Consiglio comunale ha approvato la delibera di vendita dello stadio “Meazza” di San Siro a Inter e Milan. Ventiquattro voti favorevoli, venti contrari, nessun astenuto. La delibera è passata non per consenso popolare, non per la forza di un progetto realmente condiviso dagli abitanti del quartiere San Siro, ma per un artificio tecnico e politico che smaschera in tutta la sua nudità la dittatura del capitale: l’uscita dall’aula dei consiglieri di Forza Italia, manovra che ha abbassato il quorum necessario e garantito al sindaco Beppe Sala e alla sua giunta PD una vittoria altrimenti impossibile dato il voto contrario di parte della maggioranza dovuta alla forte impopolarità della delibera.
Le bugie dei club e i 25 milioni mai spesi
Ma non basta. A rendere ancora più scandalosa la svendita c’è la prova materiale delle bugie e delle omissioni di Inter e Milan: 24,7 milioni di euro di manutenzioni straordinarie, che i due club capitalistici del calcio meneghino (che gestiscono lo stadio in concessione del Comune di Milano tramite la società M-I Stadio s.r.l.) avrebbero dovuto realizzare dal 2019 al 2024 per contratto, non sono mai stati effettuati. Invece di destinare quelle risorse al “Meazza”, le società hanno lasciato che lo stadio deperisse, così da poter sostenere la tesi che fosse “vecchio”, “inadeguato” e quindi da abbattere. Una strategia dolosa che ha avuto due effetti immediati: il crollo del prezzo di vendita, fissato in appena 72 milioni di euro e l’esclusione di San Siro dagli Europei 2032.
In realtà, i rilievi dell’UEFA riguardavano solo aspetti non strutturali, facilmente sanabili con interventi minimi: allargamento di docce e spogliatoi, ampliamento della sala medica, rimozione delle barriere tra i settori, aumento dei servizi igienici. Tutti lavori realizzabili con i 24 milioni che i club hanno scientemente trattenuto. Ma i fondi finanziari che oggi controllano Inter e Milan - Redbird e Oaktree - non avevano alcun interesse a manutenere il “Meazza”: il loro obiettivo è appropriarsi dello stadio e dei 280mila metri quadrati attorno per trasformarli in una colossale operazione immobiliare da 1,3 miliardi di euro tra uffici, hotel e centri commerciali.
La farsa del parlamentarismo borghese, il saccheggio del territorio
Che questa operazione fosse già decisa a tavolino lo dimostra un’altra rivelazione: dal novembre 2023 comune e club hanno istituito riunioni settimanali riservate, sempre di giovedì alle 17, tra dirigenti comunali e rappresentanti di Inter e Milan. Incontri in cui i compratori hanno di fatto dettato tempi, modalità e contenuti della vendita, trasformando il bando pubblico in una pura formalità.
Tra i partecipanti, oggi finiti sotto inchiesta nell’indagine sull’urbanistica milanese, figurano il direttore generale del comune Malangone, l’assessore Tancredi, la dirigente Collarini, insieme a Paolo Scaroni, Bonomi, Antonello e uno stuolo di consulenti legali, tra cui l’ex vicesindaca Ada Lucia De Cesaris. Una prassi definita “inaudita” persino dall’ex vicesindaco Corbani, che parla apertamente di possibile “turbativa d’asta”.
In aula, intanto, la farsa parlamentare seguiva il copione già scritto. Dei 239 emendamenti depositati, solo una ventina sono stati discussi, prima che la maggioranza imponesse un subemendamento “tagliola” per far decadere tutti gli altri. Una manovra che conferma la natura del parlamentarismo borghese: non strumento di sovranità popolare, ma meccanismo con cui i potenti neutralizzano l’opposizione e impongono le loro decisioni.
Secondo il Comitato San Siro, l’operazione non è altro che una gigantesca speculazione edilizia mascherata da “riqualificazione”. Dopo San Siro, i prossimi obiettivi sono La Maura e via Falck, spazi verdi e pubblici che rischiano di essere divorati dal cemento e da nuove colate speculative, in aperto contrasto con i vincoli ambientali del Parco Sud. La logica è sempre la stessa: consumo di suolo, rendita immobiliare, distruzione del bene comune.
Il ruolo di Forza Italia, che ha garantito la vittoria a Sala con un’uscita tattica dall’aula, dimostra come la lobby dei costruttori non abbia bisogno di schieramenti partitici: essa domina trasversalmente l’intero arco istituzionale borghese. PD, Forza Italia, “centro-destra” e “centro-sinistra” sono solo maschere diverse al servizio dei medesimi padroni. Gli stessi nomi, le stesse famiglie economiche e speculative già emerse con lo scandalo di Palazzopoli tornano oggi a imporsi, con la complicità delle istituzioni comunali e nazionali borghesi.
La lezione è chiara: i partiti parlamentari non rappresentano altro che gli strumenti politici del capitale. San Siro, La Maura, via Falck e il Parco dei Capitani non sono solo battaglie localistiche, ma il simbolo di una Milano che il capitalismo vorrebbe trasformare in merce, rendita e profitto.
Contro questa svendita il Comitato San Siro, insieme ai cittadini mobilitati, indica la strada: resistere, difendere il verde urbano, opporsi alla cementificazione selvaggia e alla gentrificazione, costruire un’alternativa popolare al servizio degli abitanti del quartiere.
Battersi per Milano governata dal popolo e al servizio del popolo
La vicenda di San Siro smaschera una verità che i lavoratori e gli abitanti di Milano non possono più ignorare: la democrazia borghese è una finzione, un teatro in cui i capitalisti decidono e i partiti eseguono. Non esistono scorciatoie istituzionali: solo l’organizzazione dal basso, la mobilitazione popolare e la costruzione di un’alternativa politica anticapitalista possono impedire che Milano diventi definitivamente una città in vendita.
Per questo non bisogna nutrire illusioni elettorali: nel 2027 gli elettori milanesi saranno nuovamente chiamati alle urne, ma non c’è nulla da sperare dai partiti borghesi, né di destra né di “sinistra”, tutti al servizio dei palazzinari e dei padroni. Come indica il PMLI, l’unica posizione coerente è l’astensionismo tattico marxista-leninista: rifiutare di legittimare con il voto la farsa delle istituzioni rappresentative borghesi e concentrare le proprie energie nella lotta di massa, nell’autorganizzazione delle Assemblee popolari e dei Comitati popolari, nel rafforzamento del fronte anticapitalista e dei suoi strumenti politici.
Milano deve appartenere alla sua popolazione, non ai palazzinari. È tempo di organizzarsi, di resistere e di lottare per una città che non sia il parco giochi dei capitalisti, ma lo spazio comune delle masse popolari, costruendo nella pratica quotidiana le basi di un’altra Milano e di un altro mondo, un altro mondo, orizzontale, solidale e popolare, che per noi marxisti-leninisti si avvererà compiutamente nel socialismo col potere politico del proletariato.
15 ottobre 2025