Osannato dal criminale di guerra e nuovo Hitler Netanyhau e dal parlamento di Israele genocida, e applaudito dai paesi arabi mediatori
Il dittatore fascista Trump celebra in Israele e in Egitto la vittoria del suo piano neocolonialista e imperialista su Gaza
Il Partito comunista palestinese contrario al piano di Trump su Gaza: “Una dichiarazione di sterminio organizzato, non di pace”
Meloni, Mussolini in gonnella, è pronta a inviare soldati a Gaza ed esalta l'opera del capofila dell'internazionale nera

Quella del 13 ottobre sarebbe stata una “trionfale” giornata poltica del presidente americano passata tra la Knesset a Tel Aviv e Sharm el-Sheikh secondo i giudizi che hanno riempito la cronaca dei mezzi di informazione imperialisti; un'orgia mediatica a reti unificate quella in Italia che doveva esaltare anche la presenza della neofascista Meloni in Egitto a sostegno dei progetti del capofila dell'internazionale nera nella sua “giornata storica” e delle ambizioni dell'imperialismo italiano nella regione.
Le cerimonie organizzate nel primo giorno di applicazione del piano di pace di Trump-Netanyahu hanno visto il dittatore fascista Trump celebrare nel parlamento sionista e in Egitto la vittoria del suo piano neocolonialista e imperialista su Gaza, mentre sulla Cisgiordania e Gerusalemme est lascia ancora mano libera ai nazisionisti, mentre continua a minacciare una nuova aggressione all'Iran.
Non poteva che essere ricevuto e osannato dal criminale di guerra e nuovo Hitler Netanyhau e dal parlamento di Israele genocida, che gli ha riservato applausi a scena aperta ripetuti per tutta l'ora del suo discorso. Nel pomeriggio, a Sharm el-Sheikh per la firma della dichiarazione in appoggio al piano dei paesi cosiddetti mediatori, Usa, Egitto, Qatar e l'ultimo arrivato Turchia, ancora applausi dai paesi arabi e islamici e dai rappresentati di diversi governi imperialisti compresi quelli europei, tutti in coda per omaggiarlo.
Alla Knesset Trump ha esaltato la sua pace raggiunta con la forza, con quella forza militare congiunta tra Usa e nazisionisti, una forza sproporzionata usata anzitutto contro il popolo palestinese di Gaza e della Cisgiordania. “Vi abbiamo dato tante armi e voi le avete usate bene. Sapete come usarle bene. Questo ha portato alla pace” ha detto Trump, rinsaldando l'asse con i nazisionisti, quelli che fanno “il lavoro sporco per conto nostro” come sostenne il cancelliere tedesco Merz. Dalla tribuna della Knesset Trump rilancia il potere di quella forza imperialista e neocolonialista che oramai pretende di dettare legge e ha segnato la morte definitiva del diritto internazionale, della legalità internazionale costruita attorno all'Onu, l'organizzazione che infatti oggi è spettatore e attende il via libera per riprendere gli aiuti a Gaza dal criminale di guerra e nuovo Hitler Netanyhau. E ha voluto riaffermare davanti al mondo intero quel Patto d'acciaio che lo lega al criminale di guerra israeliano al punto dal chiedere esplicitamente al presidente israeliano Herzog di concedere la grazia a Netanyahu (“era il momento perfetto”) coinvolto in un processo per corruzione, frode e abuso d'ufficio .
Nel piano neocolonialista Trump-Netanyahu il popolo palestinese non è titolare del diritto a decidere del suo destino ma un accessorio. L'ultimo esempio viene dall'Anp del collaborazionista Abu Mazen il 12 ottobre quando l'agenzia Wafa denuncia che l'esercito occupante sionista ha attaccato diversi villaggi e città nei governatorati di Ramallah e al-Bireh. Nello stesso momento, ci informa sempre la Wafa, “il vicepresidente palestinese Hussein al-Sheikh ha incontrato Tony Blair per discutere le modalità per garantire il successo degli sforzi del presidente Donald Trump per porre fine alla guerra e stabilire una pace duratura nella regione”. Tutto a posto per Abu Mazen che il 13 ottobre era al vertice in Egitto ma non rappresentava certo la maggioranza del popolo palestinese. La sceneggiata della firma della dichiarazione congiunta a sostegno del piano neocoloniale si svolgeva sotto la regia del primo firmatario Trump che commentava "ci sono voluti tremila anni per arrivare fin qui"; era seguito dai principali mediatori della trattativa tra Israele e Hamas, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani ma anche dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Che non a caso al tavolo dell'incontro fra il presidente americano e i paesi arabi reazionari e islamici che a margine dell'assemblea Onu di settembre avevano stilato una bozza di piano era seduto proprio accanto a Trump, a significare una presenza di peso e non di semplice rappresentanza. Il dittatore di Ankara ha infatti usato la tratttiva per ribadire che nel nuovo Medioriente immaginato da Trump e costruito dalle aggressioni a Iran, Libano e Siria dei nazisionisti, il loro primo concorrente è l'imperialismo turco.
L'inizio dell'applicazione del suo piano per Trump è “l'inizio dell'era della fede e della speranza, questa è l'alba storica di un nuovo Medio Oriente", dichiarava a Tel Aviv. “Risultato straordinario, giornata storica”, ripeteva la neofascista Meloni, Mussolini in gonnella, che è pronta a inviare soldati a Gaza e che ambisce a un posto nel “Consiglio di pace” diretto dal suo capofila imperialista. Sembra che sia Trump a dirigere l'orchestra e nel pomeriggio da Sharm el-Sheikh annunciava che per lui era già iniziata anche la fase due del piano che riguarda il disarmo di Hamas e la definizione della gestione esterna di Gaza. Ma tra le altre, rispondendo a una domanda sulla ripresa delle attivià della polizia palestinese del governo di Hmas dichiarava che “abbiamo dato loro l'approvazione per un periodo di tempo. "Vogliono porre fine ai problemi e lo hanno detto apertamente e abbiamo dato loro l'approvazione per un periodo di tempo. Penso che andrà tutto bene". Un ottimismo che cozza con la quasi in contemporanea dichiarazione da Tel Aviv del nazisionista ministro della guerra Katz che scriveva su X: “la sfida principale per Israele dopo la fase di restituzione degli ostaggi sarà la distruzione di tutti i tunnel terroristici di Hamas a Gaza, direttamente da parte dell'esercito, cui ho dato istruzioni di preparasi alla missone, e attraverso il meccanismo internazionale che sarà istituito sotto la guida e la supervisione degli Stati Uniti”.
Vedremo, intanto le Organizzazioni palestinesi antisioniste a Gaza e in Italia confermano che la Resistenza continuerà a lottare per la liberazione della Palestina dal fiume al mare.
Nel comunicato stampa congiunto del Movimento di resistenza islamica (Hamas), del Movimento della Jihad islamica palestinese (PIJ) e del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP) dell'11 ottobre dedicato “Al nostro fedele popolo palestinese” si afferma che “alla luce dell'annuncio della prima fase dell'accordo per fermare e porre fine alla guerra di sterminio, e dopo lunghe trattative intraprese dalle fazioni per raggiungere questo risultato nazionale, le tre forze estendono il più alto omaggio al nostro grande popolo, in particolare nella Striscia di Gaza, che ha affrontato i più orribili crimini sionisti con leggendaria fermezza e resilienza”. Reso omaggio “a tutti i martiri e i prigionieri, alle loro famiglie e alle famiglie dei dispersi, e a ogni bambino, ragazza, madre, giovane, anziano e sfollato che è rimasto saldo sulla propria terra nonostante massacri, fame, sfollamenti e la distruzione delle fondamenta della vita quotidiana. La loro fermezza è un simbolo vivente della volontà incrollabile del nostro popolo, più forte di qualsiasi macchina di distruzione sionista” e “all'eroismo della resistenza, che si è erta in mezzo alle macerie, ha resistito all'imponente macchina bellica dell'occupante” il documento esprime il “profondo apprezzamento dell'inedito movimento di solidarietà globale che si è schierato al fianco del nostro popolo, ha alzato la voce contro lo sterminio e ha perseguito i crimini dell'occupazione. Questa solidarietà afferma che la nostra causa è una questione politica e umanitaria globale e che il sostegno dei popoli liberi fornisce un'enorme forza morale al nostro popolo che resiste, dimostrando che l'occupazione è un'entità canaglia, sempre più isolata e assediata”; spiega che “la delegazione negoziale palestinese ha posto al centro la richiesta del nostro popolo di porre fine alla guerra di sterminio. Finora, ha raggiunto un accordo per attuare la prima fase di questo percorso, un passo fondamentale verso l'urgente richiesta del nostro popolo: la fine definitiva di questa guerra criminale, la cessazione dell'aggressione a Gaza, il ritiro dell'occupazione e la fine dell'assedio. Abbiamo intrapreso questo percorso negoziale nel mezzo del genocidio, con gli occhi fissi sulle sofferenze senza precedenti del nostro popolo, a causa di uccisioni, distruzione, fame e sfollamenti. Abbiamo assunto questa responsabilità con il massimo senso del dovere nazionale, nonostante il forte pregiudizio verso l'occupante, al fine di aprire un nuovo orizzonte di vita per Gaza e per il nostro popolo, radicato e tenace”. Conclude rinnovando “l'appello all'unità e alla responsabilità nazionale, per intraprendere un percorso politico nazionale unificato con tutte le forze e le fazioni”, sottolineando “il nostro assoluto rifiuto di qualsiasi tutela straniera, affermando che la determinazione della forma di governo nella Striscia di Gaza e dei fondamenti delle sue istituzioni è una questione interna palestinese, che deve essere decisa collettivamente dalle nostre componenti nazionali”. E ribadisce che “in questo momento storico decisivo, rinnoviamo la nostra lealtà ai martiri, ai prigionieri, ai feriti e ai combattenti, e riaffermiamo il nostro fermo impegno per i diritti del nostro popolo alla sua terra, alla sua patria, ai suoi luoghi santi e alla sua dignità. Insistiamo nel continuare la resistenza in tutte le sue forme fino al pieno conseguimento dei nostri diritti, in primo luogo la fine dell'occupazione, l'esercizio dell'autodeterminazione e la creazione di uno Stato indipendente e pienamente sovrano con Gerusalemme come capitale”.
La posizione del Partito Comunista Palestinese che definisce “il 'piano di cessate il fuoco' di Trump a Gaza: una dichiarazione di sterminio organizzato, non di pace", che pubblichiamo a parte, ribadiva anzitutto il diritto dei palestinesi a avere un proprio Stato su tutto il territorio nazionale, uno Stato democratico e laico con Gerusalemme come capitale, e il diritto alla resistenza necessaria e legittima in tutte le sue forme contro l'occupazione; chiedeva tra le altre la costruzione di un ampio fronte nazionale che includa tutte le forze nazionali, progressiste e indipendenti palestinesi, per guidare la resistenza popolare e nazionale.
Il bilancio del genocidio palestinese era aggiornato il 13 ottobre dal ministero della Salute palestinese a Gaza a 67.869 morti e 170.105 feriti nei due anni di aggressione nazisionista. Nelle precedenti 24 ore gli ospedali della Striscia avevano ricevuto i corpi di 63 morti, dei quali 60 recuperati da sotto le macerie, e 39 feriti.

15 ottobre 2025