Milano: Migliaia di manifestanti contro l’aggressione nazisionista e la
complicità del governo Meloni. Le bandiere rosse e palestinesi uniscono
lavoratori, studenti e migranti: la tregua non basta, la lotta continua fino
alla liberazione e alla rottura dei legami con Israele
Attive e apprezzate partecipazioni del PMLI ai due cortei. I media citano il cartello del PMLI con Meloni "vestita da gerarca fascista" ma ne omettono la firma
Redazione di Milano
Due cortei, due momenti distinti ma un unico grido: libertà per la Palestina. Milano, città da mesi crocevia della mobilitazione solidale con Gaza, è tornata in piazza due volte nel giro di pochi giorni; la prima manifestazione, quella di mercoledì 8 ottobre, è esplosa poche ore dopo l’ennesimo atto di pirateria in mare: la marina israeliana aveva infatti abbordato in acque internazionali la Freedom Flotilla. La seconda, sabato 11, si è svolta all’indomani della tregua raggiunta al Cairo, un cessate il fuoco che ha portato a un parziale ritiro delle truppe di occupazione e a un accordo preliminare per la liberazione degli ostaggi. Ma se il cessate il fuoco ha suscitato speranze, le piazze milanesi hanno ribadito che la lotta per la libertà della Palestina non può fermarsi a un accordo fragile e temporaneo.
Alle 18 di mercoledì piazzale Lodi si è riempito di kefiah, bandiere palestinesi e cartelli contro il governo neofascista e filosionista Meloni e la genocida occupazione israeliana. Erano almeno 5.000 i manifestanti, dai Giovani Palestinesi d’Italia ai collettivi universitari, dai sindacati di base ai centri sociali. Il corteo, scortato da un ingente dispiegamento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa, ha sfilato lungo corso Lodi, Corvetto, viale Puglie e fino a piazza Leonardo da Vinci. Sui balconi molti milanesi esponevano bandiere palestinesi o applaudivano i manifestanti, mentre gli automobilisti in coda suonavano i clacson in segno di solidarietà.
Al megafono riecheggiavano slogan ormai familiari: “Free free Palestine!”, “Milano lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume fino al mare!”, “Israele fascista, Stato terrorista!”. Ma anche un motto che sintetizza lo spirito della protesta: “Blocchiamo tutto ancora!”.
La rabbia era palpabile. Solo poche ore prima, la Conscience - una delle navi principali della Flotilla - era stata sequestrata a oltre 120 miglia dalla costa palestinese. Medici e volontari disarmati, diretti agli ospedali al collasso della Striscia, erano stati arrestati e deportati. “Un atto di pirateria e di violenza impunita, in totale violazione del diritto internazionale”, ha gridato dal megafono una manifestante, sorella di uno dei medici a bordo. “Chiediamo la liberazione dei volontari rapiti e la consegna degli aiuti a Gaza, senza più il controllo israeliano”.
In testa al corteo sventolavano le bandiere di Cambiare Rotta, USB, PMLI, PaP, Lambretta, Cantiere e dell’Associazione Palestinese d’Italia (API). La protesta ha avuto anche un forte impatto politico e culturale. L’Università Bicocca, come la Statale (occupata da giorni dal collettivo Rebelot) ha approvato al Senato accademico una mozione che chiede di sospendere ogni collaborazione con istituzioni israeliane coinvolte nelle violazioni dei diritti umani. “Ogni scelta accademica - si legge - dovrà orientarsi ai principi di pace e giustizia”.
Tra le immagini forti comparse in corteo, alcuni cartelli denunciavano la “complicità del governo” con Israele, e uno in particolare - che ha attirato l’attenzione e il plauso dei manifestanti e da questi super-fotografato e diventato virale sui siti della stampa locale - ritraeva Meloni accanto a Netanyahu, rispettivamente in veste mussoliniana e hitleriana, con la scritta “Criminale e intollerabile aggressione militare alla Flotilla. Meloni corresponsabile” e portato alla testa del corteo, affiancato dalla rossa bandiera del Partito, dai compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI che al concentramento avevano già diffuso centinaia di volantini con gli ultimi due comunicati del Partito: il primo contro l’aggressione nazisionista alla Flotilla con la corresponsabilità del governo neofascista Meloni e il secondo che condanna la repressione di quest’ultimo delle e dei manifestanti pro Palestina e che appoggia le occupazioni di massa giustificate e legittime. L'Ansa, Adn Kronos e alcuni quotidiani hanno citato il cartello del PMLI ma senza nominare il Partito. Solo il TG1 ha fatto vederripreso il cartello per intero.
Apprezzati anche gli slogan lanciati dai marxisti-leninisti: “Netanyahu e Meloni, dei popoli assassini, siete i nuovi Hitler e Mussolini”, “Lo Stato sionista va cancellato, Palestina libera, due popoli, uno Stato!”, “Netanyahu criminale, per genocidio da processare!”, “Con Israele, nazista e invasore, l’Italia rompa subito ogni relazione!”; hanno anche cantato con largo seguito “Bella Ciao” e “Fischia il Vento”. Il corteo si è chiuso in piazza Leonardo da Vinci con l’impegno a non fermarsi: “Continueremo a scendere in strada finché la Palestina non sarà libera”.
Nel pomeriggio di sabato 11 ottobre il corteo è stato convocato per celebrare la tregua e al tempo stesso per ricordare che la pace vera non può nascere finché Gaza resta sotto assedio. Dalla facoltà di Scienze politiche occupata - cuore pulsante della mobilitazione studentesca - gli studenti del collettivo Rebelot si sono uniti ai manifestanti che da mesi, ogni sabato, animano le strade milanesi in solidarietà con la Palestina.
La manifestazione è stata organizzata da un gruppo di Associazioni di palestinesi nel nostro Paese, con alla testa l‘API e ha visto circa 3.000 partecipanti con protagoniste le comunità palestinese e delle altre nazionalità arabe. Alcuni manifestanti esponevano diverse foto di giornalisti palestinesi uccisi o feriti dal mostro nazisionista perché documentavano il genocidio dei gazawi. Molti i cori contro il führer nazisionista Netanyahu e il suo sodale dittatore fascioimperialista degli Usa, Donald Trump.
Il corteo, partito da Porta Venezia ha attraversato Piazza San Babila e ha percorso corso Matteotti concludendosi in piazza della Scala, davanti al simbolo del potere borghese cittadino.
Dal carro di testa i cori hanno ripreso le parole che uniscono ormai tutte le piazze italiane: “Il 7 ottobre non è una ricorrenza, ora e sempre resistenza!”. Molti cartelli accusavano Netanyahu di crimini di guerra e denunciavano la complicità occidentale: “L’Occidente ha armato i nazisionisti”.
Vivo interesse e numerosi consensi da parte dei manifestanti ha riscosso il cartello portato - assieme alla bandiera del PMLI - in testa al corteo dai marxisti-leninisti milanesi, raffigurante la già citata immagine del boia nazisionista Netanyahu e della ducessa Meloni, con alle spalle la devastazione di Gaza e la Flotilla intercettata dalla pirateria israeliana, sovrastati dalla scritta: “Il nuovo Hitler e la sua complice”. Molti lo hanno fotografato e ripreso con i cellulari, riconoscendo nella denuncia del PMLI la chiarezza che indica la via della lotta antimperialista e antisionista.
I nostri compagni hanno diffuso decine di copie di un volantino realizzato dal Comitato lombardo del PMLI che - sotto la stessa immagine del cartello - riportava i titoli degli articoli e documenti sulla Palestina pubblicati sul numero 36 de “Il Bolscevico”: “Viva la vittoriosa missione di Flotilla!”, “Respingere il piano neocolonialista di Trump su Gaza” e i due già citati comunicati del Partito, ciascuno affiancati dal QR-Code (che li collega, tramite smartphone, ai relativi articoli sul Sito internet del PMLI); alcuni manifestanti hanno voluto subito dare un’occhiata agli articoli proposti visualizzandoli con il loro cellulare.
Anche in questo corteo, la rabbia verso i governi occidentali si è intrecciata alla speranza per la tregua: “È solo un cessate il fuoco, non la pace”, dice una manifestante. “Finché Gaza resterà isolata e i coloni continueranno a espandersi, non potremo parlare di pace vera”.
Dopo aver ribadito che il 7 ottobre 2023, al netto della propaganda filosionista, non è stato un crimine ma un giusto e legittimo atto della Resistenza palestinese contro la barbarie nazisionista, Falastin Dawoud, giovane rappresentante dell’API, ha ricordato che per due anni “non c'è stata una settimana in cui abbiamo smesso di manifestare ogni sabato per la Palestina, contro questo genocidio a Gaza. Oggi si spera che sia l'ultima manifestazione, perché chissà se poi tutto si sposterà in Cisgiordania, ma per ora un applauso a voi milanesi": è in questo intervento il senso del corteo dopo l'accordo che ha portato la tregua a Gaza.
Dopo centinaia di manifestazioni in città e gli ultimi scioperi generali in sostegno del popolo palestinese, anche a Milano è forte l'emozione per l'accordo che ha messo a tacere le armi.
"Vedere centinaia di migliaia di gazawi di ritorno verso casa anche se non hanno più la casa è un’immagine che dà gioia e sollievo" ha commentato Mohammad Hannoun, presidente dell’API. "Poter vivere senza droni, senza bombe e senza missili è già una notizia buona - continua - accogliamo con favore la notizia dell'accordo di pace, è chiaro che questo è il risultato in primis della storica ed eroica resistenza palestinese e che abbiamo contribuito anche qui a sostenere in Occidente, con le manifestazioni oceaniche e gli scioperi generali. Continuiamo la nostra mobilitazione per rompere i rapporti con Israele, a partire dal gemellaggio che il Comune di Milano intrattiene con Tel Aviv”.
Lunedì 13 in Piazza della Scala, ribattezzata dai manifestanti “Piazza Gaza”, davanti a Palazzo Marino durante la seduta consiglio comunale riunita per votare la mozione per rimuovere il gemellaggio con la capitale dell’entità statale sionista segregazionista e genocida israeliana, si è svolto un presidio di attivisti e associazioni palestinesi a sostegno della suddetta mozione. Alla notizia che la mozione è stata respinta da un Consiglio comunale a netta maggioranza trasversale sfacciatamente filosionista (21 contro, 6 astenuti e 9 favorevoli) manifestanti hanno cercato di avvicinarsi alle transenne, urlando “vergogna”, “Palestina libera” e altri cori contro l’operato vergognoso delle istituzioni borghesi. Le forze di polizia, in tenuta antisommossa, hanno risposto con respingimenti e manganellate.
In seguito, la maggior parte dei manifestanti ha preso la strada del corteo spontaneo: da piazza Scala il corteo è passato per piazza San Babila, corso Venezia proseguendo fino a piazzale Loreto, accompagnato da slogan come “Palestina libera, dal fiume fino al mare”, “Free, free Gaza”, “Il portuale ce l’ha insegnato, bloccare il sionismo no è reato”, e sfilando dietro lo striscione “Nemmeno un chiodo per Israele – Milano con la Resistenza palestinese e con la Flotilla e contro lo Stato sionista genocida”.
15 ottobre 2025