Dialogo coi lettori
Quale la collocazione di classe di un influencer rispetto a quella di uno studente, un ricercatore, un artigiano o un dirigente della PA?
Gentile redazione,
sono Enzo da Frascati iscritto a Roma Tre e vi vorrei porre questa domanda: Come può essere interpretata, alla luce della teoria della lotta di classe, la posizione di un
influencer digitale ad alto reddito
— che non possiede mezzi di produzione né sfrutta lavoro altrui ma è essenziale per i profitti delle piattaforme — rispetto a quella di
uno studente agiato o di un ricercatore universitario o di un dirigente della pubblica amministrazione o di un piccolo artigiano
(con funzioni di comando)? Trattasi di una posizione socialmente e politicamente distinta?
La tua domanda è molto importante, perché apre una finestra su una questione cruciale nella lotta per la conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato, in Italia come in ogni altra parte del mondo: quella dell'analisi delle classi e della loro relativa composizione, ai fini di chiarire bene a quali classi vanno attribuiti i vari gruppi sociali, e quali tra questi possano essere amici e alleati del proletariato nella lotta di classe e per il socialismo, e quali invece suoi nemici naturali e alleati della grande borghesia capitalista.
E ciò vale specialmente oggi, che gli intellettuali liberali sia della destra che della “sinistra” borghese e la pervasiva macchina mediatica del sistema capitalistico, cercano di spacciare in ogni occasione e in tutte le salse tra le masse tesi truffaldine che si rifanno in origine al famigerato motto tatcheriano “la società non esiste, esistono solo gli individui”. Tesi che, nelle loro varie versioni, si possono riassumere in quella della quasi scomparsa del proletariato e delle classi nella società “post-industriale”, con la loro riduzione ad un'unica e informe “classe media”, tra cui rientrerebbero anche gli operai e gli altri lavoratori salariati cosiddetti “garantiti”. Mentre al di sopra di essa resterebbe una minoranza di super ricchi, e al di sotto un'altra minoranza formata dai “non garantiti” (precari, false partite iva, disoccupati cronici ecc.), che costituirebbero un “nuovo proletariato” del tutto marginalizzato e senza alcun potere contrattuale.
Lenin ci ha fornito un criterio base fondamentale per individuare le classi e la loro composizione in un determinato contesto sociale:
"Si chiamano classi quei grandi gruppi di persone che si distinguono tra di loro per il posto che occupano in un sistema storicamente determinato di produzione sociale, per il loro rapporto (per lo più sanzionato e fissato da leggi) con i mezzi di produzione, per la loro funzione nell'organizzazione sociale del lavoro e, quindi, per il modo in cui ottengono e per la dimensione che ha quella parte di ricchezza sociale di cui dispongono. Le classi sono gruppi di persone, l'uno dei quali può appropriarsi il lavoro dell'altro grazie al differente posto che occupa in un determinato sistema di economia sociale"
. (Lenin, La grande iniziativa, 28 giugno 1919, opere complete, vol. 29°, p. 384).
È sulla base di questo criterio fondamentale e dell'intera esperienza, allora trentennale della lotta di classe in Italia, con l'aggiunta di un altro decennio di preparazione alla fondazione del Partito, che il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale di PMLI, nel settembre 2006 ha presentato un'analisi delle classi in Italia all'interno del discorso, tenuto a nome del Comitato centrale del Partito, in occasione del 30° Anniversario della scomparsa di Mao, che rappresenta oggi il più importante studio marxista-leninista per capire come sono divise le classi nel nostro Paese e qual è in dettaglio la loro composizione, anche e soprattutto allo scopo di sviluppare una corretta politica di fronte unito.
Il discorso di Scuderi, che ti invitiamo a leggere per approfondire ed ampliare l'argomento da te sollevato, è intitolato infatti “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sulle classi e il fronte unito”, ed è scaricabile a questo indirizzo: https://www.pmli.it/scuderidiscorsoclassifronteunito.htm
In sintesi, il documento individua in Italia le seguenti classi: la borghesia, la piccola-borghesia, i contadini, il proletariato, il semiproletariato e il sottoproletariato. Qui ci limiteremo a trattare solo le classi che possono avere attinenza con la tua domanda, ricordandoti che potrai trovare la descrizione completa di tutte le classi nel documento originale.
La borghesia, che è la classe dominante, si divide a sua volta in media e alta borghesia, alla quale ultima appartengono i capitalisti più forti che detengono la maggior parte del potere economico e finanziario, compresi i top manager delle grandi società e multinazionali. La media borghesia è composta dai capitalisti meno forti che posseggono mezzi di produzione e si spartiscono rendite finanziarie e fondiarie, tra cui medi industriali, commercianti, contadini e professionisti ricchi, gli alti funzionari dello Stato e ufficiali delle forze armate, magistrati, l'alto clero, politici del governo e delle alte istituzioni, ecc.
Alla media borghesia si deve dunque assegnare anche il dirigente della pubblica amministrazione a cui fai riferimento, se appartiene ai livelli più alti. Altrimenti, nel caso per esempio di piccoli funzionari pubblici, o membri di giunte e consigli regionali, provinciali e comunali, essi fanno parte della piccola-borghesia. E segnatamente dello strato superiore di essa, a cui appartengono anche i piccoli industriali, gli artigiani e i contadini medi, gli autonomi medi, i professionisti medi, gli impiegati e i tecnici delle categorie superiori, i professori universitari, i dirigenti nazionali dei partiti borghesi e dei sindacati dei lavoratori, ecc. Nello strato inferiore della piccola-borghesia troviamo invece la gran parte degli intellettuali, degli studenti e degli insegnanti della scuola, gli impiegati delle categorie inferiori e non dirigenti, i tecnici, i piccoli artigiani e commercianti, i lavoratori autonomi, i piccoli professionisti ecc.
Sulla base di questa classificazione un ricercatore universitario non di alto livello, specie se precario come lo sono oggi per la maggior parte, fa parte dello strato inferiore della piccola-borghesia. Così come ne farebbe parte un piccolo artigiano, se per “funzioni di comando” intendi che ha qualche salariato alle sue dipendenze, pur avendo un modesto giro d'affari. Un piccolo artigiano che non sfrutta forza-lavoro appartiene invece alla classe del semi-proletariato, insieme a tutti gli artigiani e commercianti poveri, i venditori ambulanti, gli studenti-lavoratori e i lavoratori non operai e non impiegati del commercio (grandi magazzini, negozi, bar, alberghi, ristoranti, ecc.).
Il caso dello studente agiato è un po' più incerto. In generale, come già detto sopra e per la loro posizione nella società, gli studenti vanno collocati in maggioranza nello strato inferiore della piccola-borghesia, ma non costituiscono una classe o uno strato sociale. La loro collocazione dipende prevalentemente dalla loro origine di classe, che può spaziare fra tutte le classi. Se per agiato si intende molto agiato (escludendo quelli di famiglia alto-borghese che di solito non frequentano scuole pubbliche), si classificherà nella media borghesia; altrimenti, se mediamente agiato, nello strato superiore della piccola-borghesia.
Ovviamente i confini tra le classi non sono netti e rigidi, ma sfrangiati e mobili, per cui ogni singolo caso va valutato tenendo conto di molti aspetti. Il caso dell'influencer, per esempio, è complesso, perché investe la questione delle nuove professioni create dall'economia digitale legata allo sfruttamento della rete, in particolare a fini pubblicitari e promozionali, se non direttamente commerciali. In linea di massima, e nella maggior parte dei casi, un influencer può essere assimilato ad un autonomo o libero professionista che lavora nel campo pubblicitario, quindi collocabile nella piccola borghesia, in uno dei due strati a seconda del suo giro d'affari, che dipende normalmente dal numero dei suoi followers. Ma anche nella media e perfino, in casi eccezionali, nell'alta borghesia, dato che in questo campo non ci sono limiti: si può variare dal piccolo influencer da qualche migliaio di followers, che trae il suo reddito dalla pubblicità legata al numero di like ricevuti per dare consigli agli utenti sull'uso di telefoninini e computer, fino ad una grande star della moda sul web come Chiara Ferragni, con milioni di follower, che partendo dai blog e passando per le promozioni e le sponsorizzazioni, è diventata anche una vera e propria imprenditrice commerciale del lusso vendendo prodotti con un suo proprio marchio.
Tornando al criterio guida di Lenin, possiamo affermare che quanto più un influencer (ma anche un professionista in generale) è legato e coinvolto nel far funzionare la macchina produttiva e consumistica capitalista, e quanto più reddito trae dall'oliarne gli ingranaggi, tanto più sarà interessato ad assicurarne la sopravvivenza, e tanto meno interessato a cambiare la società in cui vive. Per cui, nel caso specifico che tu poni, quello di un influencer digitale ad alto reddito, la sua collocazione più logica è nello strato superiore della piccola borghesia o nella media borghesia, a seconda del reddito e delle dimensioni della piattaforma capitalista con cui collabora. Ciò non toglie che, come individuo, possa comunque rinunciare ai suoi interessi di classe e abbracciare la lotta per il socialismo.
La cosa importante da tener presente, affinché tutto questo non si riduca ad un futile esercizio accademico, è capire che la collocazione di classe è importante per stabilire quali sono le classi amiche e nemiche del proletariato nella lotta per il socialismo. E a questo scopo il compagno Scuderi chiarisce che il fronte unito rivoluzionario per l'Italia unita, rossa e socialista, “deve essere costituito dal proletariato, dal semi-proletariato, dal semi-proletariato agricolo, dai contadini poveri, dalla piccola-borghesia dello strato inferiore, dal sottoproletariato, anche se questo è facilmente ricattabile e corruttibile economicamente da parte della borghesia, dai gruppi e movimenti politici, sindacali, sociali, culturali, religiosi che sono per la rivoluzione proletaria e per il socialismo. Vi possono far parte anche singoli elementi della piccola-borghesia dello strato superiore e della media borghesia, purché rinuncino alle rivendicazioni della propria classe e accettino il socialismo”
.
22 ottobre 2025