Riuscito corteo a Milano contro il piano neocoloniale di Trump e i crimini di Netanyahu
La solidarietà internazionalista abbraccia la Resistenza palestinese guidata da Hamas. Bandiere rosse e palestinesi, slogan contro Meloni, Trump e il führer di Tel Aviv. Il PMLI denuncia la complicità del governo italiano e rivendica la rottura di ogni relazione con Israele
Redazione di Milano
Sabato 18 ottobre si è svolto a Milano, da Piazzale Udine a Piazza Leonardo da Vinci, percorrendo le strade del quartiere Città Studi, un combattivo corteo contro il piano neocoloniale trumpiano e i continui crimini nazisionisti nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania (che proseguono anche dopo la tregua), in supporto del martoriato popolo palestinese e in sostegno alla sua Resistenza, e per la liberazione di tutti gli ostaggi palestinesi internati nelle carceri e nei lager israeliani, compreso Marwan Barghuthi.
Il corteo organizzato da un gruppo di associazioni di palestinesi nel nostro Paese, con alla testa l’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), ha visto come protagoniste le comunità palestinese e delle altre nazionalità arabe con una selva di bandiere palestinesi al grido di slogan inneggianti alla Resistenza palestinese. Alcuni manifestanti esponevano diverse foto di giornalisti palestinesi uccisi o feriti dal mostro nazisionista perché documentavano lo svolgimento del genocidio dei gazawi. Molti i cori contro il führer nazisionista Netanyahu e il suo sodale dittatore fascioimperialista Donald Trump, che ha lodato il “buon uso” criminale e genocida delle armi fornite dagli USA alla wehrmacht
sionista.
Presenti le organizzazioni studentesche Cambiare Rotta (CR) e OSA, le associazioni pro-migranti, il Centro Sociale Autogestito “Vittoria” (CSAV), i sindacati SiCobas e CUB mentre per i partiti politici c’erano il PMLI, PRC, PaP e RdC. Tanti i giovani, italiani, migranti e figli di migranti di nazionalità arabe, molti dei quali indossavano la kefiah.
Sugli striscioni si legge: “Fermiamo il genocidio” e “Cessate il fuoco” (API), “Palestina Libera-Ora e sempre Resistenza-Stop genocide” (CSAV), “No colonialismo”, “Contro l’imperialismo e il sionismo, con la Resistenza palestinese e al fianco dei popoli che lottano”. Su un cartello era scritto “Marwan Barghuthi libero!”. “Palestina libera, uno Stato due popoli”, si leggeva nel cartello del PMLI portato alla testa del corteo dai compagni della Cellula “Mao” di Milano del Partito, assieme alla rossa bandiera del PMLI. Il cartello è stato anche portato alto da un manifestante palestinese che ha espresso piena approvazione per la nostra posizione che non riconosce nessun diritto all’esistenza ad uno Stato fondato sull’apartheid contro gli autoctoni e sul colonialismo degli allogeni.
Apprezzati anche gli slogan lanciati dai marxisti-leninisti: “Netanyahu e Meloni, dei popoli assassini, siete i nuovi Hitler e Mussolini”, “Lo Stato sionista va cancellato, Palestina libera, due popoli, uno Stato!”, “Netanyahu criminale, per genocidio da processare!”, “Con Israele, nazista ed invasore, l’Italia rompa subito ogni relazione!”
I nostri compagni hanno inoltre diffuso centinaia di copie di un volantino realizzato dal Comitato lombardo del PMLI che - sotto il fotomontaggio che ritrae, davanti le macerie di Gaza, Trump, Netanyahu e la loro complice Meloni con il primo che esibisce il saluto nazista e gli altri due nelle vesti hitleriana e mussoliniana - riportava i titoli degli articoli e documenti sulla Palestina pubblicati sui numero 36 e 37 de “Il Bolscevico”: “Il dittatore fascista Trump celebra in Israele e in Egitto la vittoria del suo piano neocolonialista e imperialista su Gaza”, “Respingere il piano neocolonialista di Trump su Gaza” e il messaggio del PMLI e de “Il Bolscevico” di solidarietà ai Giovani palestinesi d'Italia, per le brutali cariche poliziesche a Bologna, e il Comunicato del Partito Comunista Palestinese, che smaschera il piano di Trump su Gaza, ciascuno affiancati dal QR-Code (che li collega, tramite smartphone, ai relativi testi sul Sito internet del PMLI); alcuni manifestanti li hanno subito visualizzati.
La testa del corteo è stata animata dagli slogan che hanno dato voce al cuore politico e umano del corteo, quali “Free free Palestine!”, “Milano lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume fino al mare!”, “Israele fascista, Stato terrorista!”. Dal palco mobile, montato su un camioncino, si sono intrecciate denunce (molte contro la complicità del governo della ducessa Meloni coi crimini contro l’umanità e la pace dei nazisionisti), richiami alla memoria, proposte concrete e appelli accorati alla solidarietà attiva.
Ad aprire la serie di interventi è stato il presidente dell’API, Mohammad Hannoun che ha definito l’attuale tregua “inaffidabile” accusando i governi imperialisti occidentali e quelli degli Stati arabi corrotti di complicità con l’entità sionista israeliana. Ha denunciato il criminale uso delle armi fornite dall’Italia e da altri Paesi “democratici” contro i civili, ha riportato cifre del genocidio dei gazawi a oltre 67mila vittime, dei quali 20mila bambini, e ha descritto le condizioni disumane subite dai prigionieri palestinesi rilasciati a differenza del buon trattamento riservato agli ostaggi israeliani sottolineando che tra coloro che sono morti diversi sono stati uccisi dalle bombe di Netanyahu. Hannoun ha inoltre lodato la legittima Resistenza - che oltre Hamas, che la guida, si compone della collaborazione unitaria di tutte le sue differenti componenti politiche - che con la sua lotta ha ottenuto lo scambio di prigionieri. Hannoun ha anche denunciato il trafugamento di organi dai corpi dei martiri palestinesi e lodato le giuste esecuzioni dei collaborazionisti attuate dalla Resistenza dopo il ritiro parziale degli occupanti.
Falastin Dawoud, giovane rappresentante dell’API, ha sottolineato la sofferenza dei detenuti palestinesi - ricordando le immagini dei prigionieri rilasciati e le condizioni di detenzione - e ha rivendicato una visione unitaria della Palestina come terra di musulmani, cristiani ed ebrei che compongono un unico popolo arabo palestinese. Ha esaltato la fede patriottica e il sacrificio dei martiri palestinesi come motore della Resistenza e ha respinto la narrazione che divide gli ebrei arabi di Palestina dai restanti palestinesi, riaffermando l’obiettivo dichiarato di uno Stato unico “dal fiume fino al mare”.
Il portavoce del CSAV ha offerto testimonianze drammatiche di violenze subite da civili, ha criticato la rappresentazione mediatica e politica che riduce la protesta alla sola questione degli ostaggi e ha difeso l’unità tra Resistenza e popolo palestinesi. Ha descritto il sionismo come forma peggiore di colonialismo e invitato a non arretrare nella solidarietà con la causa palestinese mandando un contributo economico alle iniziative umanitarie dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese, diretta da Hannoun, ora e finché e possibile inviare aiuti ai gazawi.
Walter Montagnoli, segretario nazionale della CUB, ha ricordato come la pressione dal basso abbia contribuito a imporre un cessate il fuoco, seppur parziale. Ha invitato a unire le lotte sociali e internazionaliste, proponendo scioperi e iniziative comuni “per rompere il silenzio e la complicità del governo italiano e dell’Unione Europea”.
La rappresentante del Global Movement to Gaza Italia ha ringraziato chi da mesi manifesta ogni sabato e ha illustrato alcune iniziative internazionali del movimento (missioni al valico di Rafah, pressione a Bruxelles, la Global Sumud Flotilla). Ha annunciato mobilitazioni imminenti contro aziende e conferenze complici della macchina bellica sionista e ha ribadito che, fino a che non cesseranno le uccisioni di civili - sanitari, giornalisti, donne e bambini - il movimento non si fermerà.
La riuscita manifestazione si è conclusa davanti alla sede del Politecnico, dove sono risuonate le note e il canto dell’inno patriottico palestinese “Mawtinì”.
22 ottobre 2025