L'attesta la Fondazione Gimbe
“Un italiano su dieci non ha soldi per curarsi”
Nel triennio 2023-2025 la sanità pubblica ha perso 13,1 miliardi
Lo scorso 8 ottobre a Roma la Fondazione Gimbe, il cui scopo – tra l'altro - è quello di studiare la sanità pubblica italiana al fine di una sua ottimale valorizzazione, ha presentato il suo ottavo rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale, un corposo e dettagliatissimo documento di 273 pagine.
Il presidente della Fondazione, il dott. Nino Cartabellotta, ha introdotto e commentato il rapporto mettendo in luce ampie criticità che ormai da anni interessano la sanità pubblica italiana: emerge infatti che per la sanità pubblica sono stati stanziati dal governo nel triennio 2023-2025 13,1 miliardi in meno, che un italiano su 10 – circa 5,8 milioni di persone - ha di fatto rinunciato a curarsi in quanto da una parte non ha soldi disponibili per il settore sanitario privato e dall'altra i tempi di attesa del servizio sanitario nazionale sono lunghissimi. Questo stato di cose, ovviamente, avvantaggia sanità privata, infatti la spesa privata per la sanità è aumentata nello stesso triennio del 137%.
Le politiche sanitarie messe in atto negli ultimi anni dai vari governi che si sono succeduti stanno infatti portando, per una precisa scelta politica, a un progressivo e inesorabile smantellamento del servizio pubblico e sono volutamente tese a favorire gli interessi capitalistici dei gruppi privati.
Così è sempre più difficile erogare i servizi a tutti, le liste di attesa si allungano e i carichi di lavoro del personale sanitario si aggravano ulteriormente, abbandonando a se stesse, per ciò che riguarda la salute, le classi sociali meno abbienti e costringendo tante famiglie a dover ricorrere al settore privato puro, al libero mercato al quale, però, non tutti sono in grado di accedere.
"Siamo testimoni
– ha affermato il presidente del Gimbe, dott. Nino Cartabellotta - di un lento ma inesorabile smantellamento del Ssn, che spiana inevitabilmente la strada a interessi privati di ogni forma. Continuare a distogliere lo sguardo significa condannare milioni di persone a rinunciare al diritto alla salute. Aumentano le disuguaglianze, le famiglie sono schiacciate da spese insostenibili e il personale sanitario è sempre più demotivato”
.
Aumentano inoltre, all'interno dell'Italia, le diseguaglianze geografiche, perché la media nazionale di 9,9% di residenti che rinuncia a curarsi diventa il 17,7% in Sardegna. Secondo i dati del 2023, solo 13 Regioni rispettano i livelli essenziali di assistenza garantiti dalla Costituzione, con la conseguenza che tantissimi, soprattutto dal meridione e dalle isole maggiori vanno a curarsi nell'Italia centrosettentrionale dove i servizi sanitari pubblici funzionano meglio.
Secondo i dati Istat citati nel rapporto della Fondazione Gimbe la spesa sanitaria complessiva del 2024 ammontava a 185,12 miliardi di euro così ripartita: 137,46 miliardi sono stati di spesa pubblica (74,3%) e 47,66 miliardi di spesa privata, di cui 41,3 miliardi (22,3%) pagati di tasca propria dalle famiglie e 6,36 miliardi (3,4%) provenienti da fondi sanitari e assicurazioni.
“L’aumento dei costi a carico delle famiglie
– ha osservato il presidente Cartabellotta – rompe il patto tra cittadini e Istituzioni, con milioni di persone costrette a pagare la sanità di tasca propria o, se indigenti, a rinunciare alle prestazioni”
.
“Non c’è più la sicurezza
– ha concluso infine il presidente della Fondazione Gimbe - di poter contare su una sanità pubblica che garantisca certezze”.
Il messaggio del presidente Cartabellotta, al di là dell'indiscutibile valore tecnico e scientifico, è un forte messaggio politico, perché investire sulla sanità pubblica e dare ad essa l'assoluta priorità è una scelta squisitamente politica che riguarda le masse popolari, le famiglie proletarie, i giovani a basso reddito, le fasce più povere della popolazione che sono chiamate a lottare nelle piazze per imporre a tutti i futuri governi, indipendentemente dal colore, di dare alla sanità pubblica l'assoluta priorità per ciò che riguarda gli investimenti, ed è questione di vita o di morte, di salute o di infermità: infatti una efficiente sanità pubblica, come si può comprendere chiaramente dalle parole del presidente di Gimbe, significa vita e salute per le masse popolari mentre una sanità pubblica allo sbaraglio significa, per le stesse masse popolari, morte inesorabile e aggravamento ineluttabile di patologie che potrebbero essere curate da un sistema efficiente.
29 ottobre 2025