Alla manifestazione indetta dalla Cgil il 25 ottobre
In 200mila in piazza contro la finanziaria di guerra
Al centro della mobilitazione l'opposizione alla legge di bilancio del governo e l'economia di guerra
Landini : “non escludiamo lo sciopero”
Una grande manifestazione che ha visto la partecipazione di oltre 200mila persone. Un altro colpo che il governo neofascista deve incassare, nonostante si sforzi in tutti i modi di raccontare un'Italia delle meraviglie che non esiste. Proprio negli stessi giorni della manifestazione nazionale del 25 ottobre indetta dalla Cgil, la Meloni e il suo governo festeggiavano con enfasi i tre anni dal suo insediamento, intestandosi il merito di “aver ridato un ruolo internazionale all'Italia”, di aver favorito una occupazione da record, di aver contribuito ad alzare il tenore di vita delle famiglie italiane.
Tre anni invece di lacrime e sangue per le masse popolari, con il peggioramento delle condizioni economiche e sociali, l'aumento delle disuguaglianze e di quanti vivono in condizioni di povertà assoluta, 5,7 milioni di persone, quasi il 10% del totale. Senza contare i pesanti tagli alla sanità, alla scuola, ai servizi pubblici e l'attacco sistematico agli stessi diritti democratico borghesi, come quelli di sciopero e di manifestazione (vedi decreto “sicurezza” e il procedimento forcaiolo antisindacale del garante), alla libertà di stampa, alla magistratura.
La Meloni e Fratelli d'Italia si autocelebrano sostenendo che hanno il sostegno della maggioranza degli italiani o che il loro consenso è in aumento, ma omettono di dire che la metà dei votanti si astiene e la maggioranza in parlamento (ottenuta però con il 40%, grazie a una legge elettorale truffaldina) non significa averla nel Paese, come dimostrano le piazze di queste settimane, riempite dal movimento, in larga parte spontaneo, a sostegno della Flotilla e della Resistenza Palestinese, ma che hanno avuto anche un forte carattere antigovernativo e antifascista.
Il successo della manifestazione della Cgil, “Democrazia al lavoro”, pur se indetta da tempo, ha indubbiamente risentito positivamente di questo clima di mobilitazione che ha visto protagonista la nostra migliore gioventù, di cui la Cgil, come ha detto lo stesso Landini, “è stata parte, con umiltà e rispetto”. Duecentomila manifestanti provenienti da tutta Italia hanno invaso le strade di Roma, da Piazza della Repubblica a San Giovanni in Laterano dove il corteo è entrato cantando Bella ciao. “No alla finanziaria di guerra”, era scritto nel cartellone dietro al palco, e proprio la Legge di bilancio è stata il bersaglio principale.
Per aumentare i salari, per dire NO al riarmo, per investire su sanità, scuola, casa e sociale, per dire NO alla precarietà, per una equa riforma fiscale sono state le principali rivendicazioni, riportate anche sui numerosi cartelli che animavano il corteo. Un lungo serpentone di bandiere rosse, assieme a quelle palestinesi e della pace, dove hanno sfilato manifestanti di tutte le provincie italiane, dietro gli striscioni delle varie categorie della Cgil, dai metalmeccanici ai lavoratori della scuola, del commercio, del pubblico impiego, i pensionati dello Spi.
Al comizio finale, in videocollegamento, è intervenuto anche il giornalista di Report Sigfrido Ranucci, vittima di un attentato mafioso alcuni giorni fa. “Ringrazio il sindacato per aver messo in agenda il tema della libertà di stampa” ha esordito. Libertà che, al di là della ipocrita solidarietà a Ranucci, il governo in prima persona tenta di limitare, come dimostrano gli attacchi alla sua trasmissione da parte di La Russa, Gasparri, e della stessa Meloni, mentre un membro del Garante della privacy, prima di votare a favore di una multa di 150mila euro a Report (come poi è avvenuto) si recava a rapporto da Arianna Meloni nella sede di Fratelli d'Italia per prendere ordini.
Sul palco anche Maria Elena Delia, la portavoce della delegazione italiana della Global Sumud Flotilla: "Come è stata armata Israele? Sono tre i paesi che forniscono quasi tutte le armi: Stati Uniti, Germania e Italia. Come gliele forniamo? Facendo degli investimenti che ad oggi rappresentano più di 30 miliardi di euro". Riferendosi all'economia di guerra ha poi sottolineato come questa “alimenta fenomeni come inflazione, blocco dei salari e precarietà del lavoro, mentre la sanità pubblica e la scuola sopravvivono grazie all'impegno dei lavoratori del settore”.
Nelle sue conclusioni Landini ha esordito con un “ci cono cose nuove”, riferendosi alle grandi manifestazioni di queste settimane e al protagonismo dei giovani di cui abbiamo già accennato, che chiedono un cambiamento radicale della società, rilanciando la necessità di saldare la lotta contro il riarmo con quella per il lavoro. Ma su questo tema la la Cgil dovrebbe fare il mea culpa perché, nonostante i passi avanti, troppo spesso il sindacato più grande d'Italia è stato a guardare ritrovandosi alla coda delle recenti mobilitazioni. Molto debole la denuncia del governo Meloni, che non solo “demonizza le piazze perché ha paura della democrazia”, ma per la sua composizione e i suoi obiettivi è un vero e proprio governo neofascista.
Nel suo intervento Landini ha spaziato su vari temi tra cui la necessità dei rinnovi contrattuali, primo tra tutti quello dei metalmeccanici scaduto da quasi un anno, per recuperare il potere d'acquisto delle lavoratrici e di lavoratori. Si è poi soffermato sulla mancata restituzione del drenaggio fiscale (fiscal drag
), quel meccanismo per cui con un piccolo aumento lordo in busta paga o sulla pensione, in molti si ritrovano a pagare più di quanto acquisito a causa del passaggio allo scaglione superiore dell'Irpef.
Sulla legge di bilancio per il 2026, Landini ha affermato come “L'unica spesa pubblica che è previsto aumenti nei prossimi tre anni è per le armi”. “Mi sembra un teatrino”, ha poi continuato riferendosi alle schermaglie in corso tra le forze di maggioranza sulle misure sulle banche e gli affitti brevi in manovra, “in realtà poi sono tutti d'accordo quando c'è da non aumentare i salari, non cancellare la precarietà, non aumentare le risorse per la sanità, non fare le assunzioni”. Ha poi annunciato il lancio di una campagna per una legge di iniziativa popolare per la sanità universale.
Verso la fine del suo intervento Landini ha usato queste parole: “Se non saremo ascoltati... valuteremo e non escludiamo assolutamente nulla, di sicuro non finisce qui la nostra mobilitazione se le cose non cambiano". Mentre intervistato durante il corteo aveva dichiarato: ”Non escludiamo lo sciopero generale”. Staremo a vedere, ma serve più coraggio, se si vuole veramente rappresentare la volontà di lotta espressa nelle piazze di queste settimane.
Auspichiamo che si continui sul modello del 3 ottobre, dove molteplici sigle sindacali hanno trovato, pur a fatica, il modo per scioperare e manifestare assieme. L'Usb e Cub hanno già indetto uno sciopero generale il 28 novembre (ma anche i sindacati di base a loro volta devono ricercare l'unità) “contro la finanziaria di guerra”. Speriamo che si riesca a trovare anche stavolta la convergenza sul merito e, tutti assieme, dare una bella spallata al governo neofascista della Meloni.
29 ottobre 2025