Documento bellicista della Commissione europea
L'UE si riarma per prepararsi alla guerra mondiale
6.800 miliardi in armi entro il 2035. Costa 1.500 euro l'anno a ogni europeo, bambini compresi
Si chiamava ReArmEu, adesso si scrive Preserving Peace, ma il messaggio resta lo stesso: migliaia di miliardi di euro per il riarmo. Una cifra colossale, 6.800 miliardi in 10 anni, divisi per i 448 milioni di abitanti dell’Unione europea sono 1.500 euro l’anno a cittadino, bambini inclusi . È la stima, secondo il Commissario UE per la Difesa Andrius Kubilius, della spesa collettiva europea da qui al 2035, visti gli impegni presi con la NATO e gli incentivi previsti dall'Unione europea per spingere i 27 a collaborare tra loro, per prepararsi alla guerra mondiale. Questo il senso della roadmap sulla Difesa adottata il 16 ottobre dal Collegio ad hoc e presentata alle capitali dei paesi membri dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Il documento propone l'istituzione di quattro progetti prioritari (i flagship, tra cui il muro anti-drone) e nove aree tematiche, già “benedette” dal Consiglio europeo, intorno alle quali costruire coalizioni di Stati membri in cui almeno un Paese abbia il ruolo di capofila. I quattro “flagship” sono la European Drone Defence Initiative, sistema anti-drone; l'Eastern Flank Watch, rete di difesa lungo il confine orientale; l'European Air Shield, scudo aereo e missilistico multilivello guidato dalla Germania e interoperabile con la NATO; Defence Space Shield, per monitorare minacce spaziali e cibernetiche. Le aree di aggregazione sono dunque "la difesa aerea, la mobilità militare, i sistemi di artiglieria, il cyber l'IA e la guerra elettronica, i missili e le munizioni, i droni e le misure anti-drone, i reparti di terra e di mare e gli strumenti strategici".
La roadmap, poi, assegna un cronoprogramma serrato a tutti i programmi (nonché un ruolo centrale di coordinamento all'Agenzia per la Difesa, l'Eda) così da colmare i deficit odierni "entro il 2035". Per fare tutto ciò "l'Europa si deve muovere ora", esordisce la comunicazione congiunta. "Gli Stati membri hanno il controllo della situazione: sono loro a decidere cosa acquistare o sviluppare, quando e da chi", ha chiarito l'alto rappresentante UE Kaja Kallas. "Ma solo lavorando insieme possiamo colmare le lacune più gravi in termini di capacità e per questo proponiamo che gli Stati membri collaborino in coalizioni nei settori in cui lo desiderano e lo ritengono necessario. Il lavoro è già iniziato. Questa settimana si è tenuta la prima riunione sui droni, guidata dai Paesi Bassi e dalla Lettonia".
L'Ammiraglio NATO Pierre Vandier, Comandante Supremo Alleato per la Trasformazione, alla vigilia della presentazione della roadmap ha assicurato una volta di più - come peraltro ha fatto lo stesso segretario generale Mark Rutte - che non è in atto alcuno scontro con l’UE ma, al tempo stesso, ha disegnato con grande chiarezza il perimetro di intervento. "L'Europa ha i soldi e le industrie sono nei Paesi europei, quindi ci sono molte cose che possono essere fatte da quel lato di Bruxelles", ha dichiarato. "Ma l'UE non progetta, non fa integrazione, non fa regole d'ingaggio, semmai consente ai Paesi di fare acquisti e se i Paesi decidono di passare attraverso l'UE per i finanziamenti, con SAFE o altro, benissimo". Vandier poi ha rivelato che l'Alleanza sta testando "tre soluzioni" per l'intercettazione dei droni e che le prove si terranno la prossima settimana in alcuni Paesi europei, sia nella parte orientale che in quella occidentale". Insomma, la NATO c'è e va spedita per la sua strada. Ma anche l’Europa imperialista riverserà sul settore una valanga di quattrini. Secondo la Commissione "orientare sempre più" gli investimenti nella difesa verso gli appalti congiunti sarà dunque "un fattore chiave per la prontezza operativa, poiché l'aggregazione della domanda e le economie di scala contribuiranno ad aumentare la capacità produttiva dell'industria europea della difesa e a promuovere l'interoperabilità".
“Si tratta di costruire una cupola di difesa europea. Una difesa per la pace. Se vuoi la pace, prepara la difesa”, ha detto Kubilius. La Commissione ricorda che la spesa militare russa supererà i 140 miliardi nel 2025. Intelligence europee stimano che la Russia sarà nuovamente in grado di iniziare una guerra entro il 2030. Kallas ha aggiunto che “gli Stati membri sono al posto di guida. Il lavoro è già iniziato con la prima riunione della coalizione europea sui droni, guidata da Paesi Bassi e Lettonia”. “Le recenti minacce hanno mostrato che l’Europa è a rischio – ha aggiunto Von der Leyen – dobbiamo proteggere ogni cittadino e ogni centimetro del nostro territorio. L’Europa deve rispondere con unità, solidarietà e determinazione”.
Un’economia di guerra permanente, dunque, funzionale a un riarmo strutturale, pianificato e non atto solo a una congiuntura passeggera contraddistinta da aumenti della spesa militare. Dai numeri forniti dalla vicepresidente della Commissione UE Henna Virkkunen si legge che nel 2021 la spesa militare complessiva dei Paesi UE era di 218 miliardi di euro, nel 2024 è salita a 343 miliardi e le previsioni consolidate per l’anno in corso si attestano sui 392 miliardi (molto vicini alla soglia target dei 400). Già questo basterebbe a mostrare che il presunto “sottofinanziamento della difesa” agitato da Commissione e Consiglio UE è una costruzione ideologica. Non solo perché la spesa militare è già oggi ai massimi storici e cresce più di qualsiasi altro capitolo di bilancio pubblico, ma perché viene fatta passare l’idea che per difendersi occorra armarsi. E soprattutto perché ogni miliardo speso oggi in armi è un miliardo sottratto alla scuola, alla sanità, alla riconversione ecologica, alle politiche sociali. Il riarmo dell’imperialismo europeo è costruito con debito pubblico e vincoli di spesa pluriennali, che passeranno come un cappio intorno al collo dei prossimi governi e delle prossime generazioni.
29 ottobre 2025